Schiavi d’Italia, ogni anno un esercito di 20 mila persone finisce nella rete degli sfruttatori

MARCO BRESOLIN

Le vittime sono prevalentemente donne e transgender: le cifre ufficiali parlano di 3800 persone, ma secondo il report del Gruppo di esperti del Consiglio d’Europa questo numero sarebbe 5 volte maggiore

Le cifre ufficiali dicono che ogni anno tra le 2.100 e le 3.800 persone vengono identificate come potenziali vittime della tratta in Italia. Ma si tratta di numeri che «non riflettono la reale entità del fenomeno a causa delle insufficienti procedure per l’identificazione delle vittime e del ridotto tasso di segnalazione dei diretti interessati perché temono di essere espulsi o sanzionati». Le persone realmente a rischio sarebbero infatti tra le 15 mila e le 20 mila. A lanciare l’allarme sulla situazione in Italia è un report del Gruppo di esperti del Consiglio d’Europa contro la tratta degli esseri umani (Greta) che chiede alle autorità di prendere “misure supplementari” per lottare contro il fenomeno.

Le vittime sono principalmente donne, anche se il numero degli uomini e delle persone transgender è in crescita. «Lo sfruttamento sessuale resta la forma predominante della tratta» ma il numero delle vittime in altri ambiti lavorativi «è in costante aumento»: tra il 2018 e il 2022 è passato dal 10% al 38%. Tra i settori più a rischio ci sono l’agricoltura, il tessile, il lavoro domestico, l’edilizia e la ristorazione, mentre a livello di nazionalità in testa ci sono vittime della Nigeria, seguite da Costa d’Avorio, Pakistan, Bangladesh e Marocco.

Rispetto al precedente rapporto, stilato nel 2019, il gruppo Greta riconosce alcuni progressi, come l’adozione di un nuovo piano nazionale per la lotta contro la tratta e l’aumento dei fondi destinati alle vittime. Ma al tempo stesso esprime grandi preoccupazioni perché il numero delle inchieste e delle condanne è nettamente diminuito, mentre i tempi per i risarcimenti sono eccessivamente lunghi. Basti pensare che, al momento, «nessuna vittima ha ricevuto un indennizzo da parte del Fondo per la lotta contro la tratta».

Non solo, il Consiglio d’Europa «è preoccupato perché le misure restrittive adottate in Italia in materia d’immigrazione favoriscono un clima di criminalizzazione dei migranti, portando così le vittime potenziali della tratta a non denunciare i loro casi all’autorità per il timore di essere espulse».

in La Stampa, 23 febbraio 2024

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