Archivi categoria: Parità scolastica

La “Legge Berlinguer” sulla parità scolastica. Brevi note a margine

FRANCESCO MACRÍ

La morte di Luigi Berlinguer, già Ministro dell’istruzione nel Governo Prodi, avvenuta il 1° novembre 2023, ci spinge a fare alcune brevi considerazioni sulla legge n. 62/2000, relativa alle “Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all’istruzione”, giornalisticamente e sbrigativamente nota come “Legge Berlinguer”. Una legge che ha avuto un travagliato ed aspro iter parlamentare, che è stata il frutto di una logorante mediazione, ma nonostante i suoi marcati limiti ha avuto il merito di aver scavalcato un tabù che sembrava insormontabile e di aver stabilito inoppugnabilmente alcuni importanti principi. Tra questi: che la scuola paritaria è parte costitutiva ed integrante dell’unico sistema educativo nazionale formato dalle scuole statali e dalle scuole paritarie; che svolge un servizio pubblico nell’interesse del bene comune; che il suo finanziamento pubblico da parte dello Stato è costituzionalmente legittimo e legittimato.

 Va onestamente dato merito alla forte determinazione dell’allora Ministro Berlinguer, se questi risultati, che qualcuno, a prescindere da quel particolare contesto politico, potrebbe giudicare minimali, sono stati possibili. Leggere ancora oggi gli atti parlamentari di Camera e Senato, relativi alla discussione della legge 62/2000, come pure negli stessi anni, quelli relativi alla modifica della composizione delle Commissioni degli Esami di Maturità nella scuola paritaria, si rimane stupiti come sia stato possibile raggiungerli. Fortissima, infatti, è stata l’opposizione parlamentare all’interno della stessa Maggioranza di Governo, altrettanto fortissima l’opposizione sindacale e della piazza, agitata dalle frange più estreme dei movimenti studenteschi e dei centri sociali, indirettamente sostenute dall’inerte indifferenza della “maggioranza silenziosa” e, persino, dal pigro silenzio di molti gestori, dirigenti, docenti, genitori delle scuole paritarie.

Ma nonostante tutto ciò, un discreto risultato, sebbene inferiore rispetto al progetto iniziale immaginato e proposto in Aula dal Ministro, è stato raggiunto all’insegna del diritto, quello della libertà di scelta educativa, dell’eguaglianza ed equità dei cittadini, del pluralismo e della democrazia, di un sistema scolastico nazionale più flessibile, più diversificato, più autonomo, e conseguentemente più efficiente, più di qualità.

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Servizio precari Scuole Paritarie avrà stesso valore delle Scuole Statali, “sanata una discriminazione”

ELENA FRUGANTI, intervistata da DI NOBILE FILIPPO

Le circa cento associazioni del network “Ditelo sui tetti” plaudono all’approvazione degli emendamenti inseriti nel DL “Pa Bis”, con cui si consente a tutti i precari con 36 mesi di servizio prestati nella scuola pubblica, sia statale che paritaria, di accedere ad un percorso abilitante agevolato di 30 crediti formativi universitari anziché 60. “È un risultato importante, direi storico” afferma Elena Fruganti, docente di Diritto nella scuola statale e referente della Commissione Educazione del network “Ditelo sui tetti”. “Finalmente si riconosce pari dignità ai lavoratori della scuola paritaria rispetto ai colleghi della scuola statale.

Dai tempi della legge 62/2000, la cosiddetta “Legge Berlinguer”, si attende il riconoscimento di una effettiva parità nel servizio pubblico, sia esso erogato da istituti statali che privati, purché questi ultimi rispondano a precisi requisiti che la legge indica. Ci è voluto oltre un ventennio e l’impegno sinergico del mondo associativo e di decisori politici attenti per giungere ad un primo significativo passo avanti. Sulla questione sono numerose le associazioni che sono intervenute per ribadire la centralità della parità scolastica e della libertà di educazione. Tra queste il network “Ditelo sui tetti”, che raccoglie circa 100 associazioni. Abbiamo sentito Elena Fruganti, da anni è impegnata attivamente nell’associazionismo, è referente della Commissione Educazione del network “Ditelo sui tetti”, che raccoglie circa cento associazioni, membro del Direttivo nazionale dell’associazione culturale “Esserci per essere”, coordinatrice regionale per l’Umbria del Comitato “Nazarat”.

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Scuole paritarie. Alcune proposte che riconoscono il loro servizio pubblico e di pubblica utilità

ANGELO PICARIELLO

Con l’abilitazione dei docenti un cambio di passo, per il governo prioritaria la libertà educativa

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La proposta presentata in commissione Lavoro alla Camera al decreto PA-bis che punta ad abilitare gli insegnanti che hanno alle spalle servizio svolto completamente o prevalentemente presso le scuole paritarie senza passare per il cosiddetto “concorsone”, inizia il suo iter, con l’obiettivo di rendere operativa con l’avvio del prossimo anno l’importante novità. L’annuncio è del deputato di Fdi Lorenzo Malagola, segretario della Commissione Lavoro e uno dei presentatori della proposta. «È uno dei tanti passi – rivendica – che questa maggioranza sta compiendo in direzione della parità effettiva. E altri se ne annunciano in relazione all’aumento dei fondi e delle detrazioni per le famiglie».

Come nasce la proposta?
Si tratta di un’iniziativa congiunta di governo e Parlamento per sanare una condizione di ingiustizia che colpisce 15mila docenti delle scuole pubbliche paritarie e gli stessi istituti dove essi lavorano. È dal 2015 che lo Stato non promuove più i corsi abilitanti per questi docenti, che hanno quindi potuto ottenere l’abilitazione solamente attraverso i concorsi di accesso alle graduatorie per le scuole pubbliche statali. Con questo emendamento andiamo a fare tre cose: innanzitutto, riattiviamo dal prossimo settembre i corsi di abilitazione, tornando a separare il canale dell’abilitazione dall’immissione in ruolo; riconosciamo come attività formativa abilitante gli anni di insegnamento nelle scuole paritarie (ai quali andrà aggiunta solo la metà dei crediti formativi previsti per legge), segnando un punto di principio finora assente in merito all’equiparazione tra insegnamento nelle paritarie e nello Stato; consentiamo per un triennio una deroga a favore delle scuole paritarie per quanto concerne uno dei requisiti di “parificazione”, in quanto sappiamo che oggi molte scuole non impiegano docenti abilitati per la mancanza dei percorsi abilitanti e ci vorrà qualche anno perché possano mettersi in regola.

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Costo medio Alunno Scuola Statale e Requisiti Scuole Paritarie per accesso finanziamento pubblico

FRANCESCO MACRÍ

Riproponiamo di seguito la Circolare del Ministero dell’Istruzione (Dipartimento per il Sistema Educativo di Istruzione e Formazione. Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici), relativa al costo medio dello Studente della Scuola Statale di cui al D.M. 8/2022, art. 5, comma 3.

Questa Circolare evidenzia due questioni delle quali poco parlano gli organi di stampa e, perciò, poco conosciute dal grande pubblico: il costo medio dello studente della Scuola Statale e i requisiti perché le Scuole Paritarie possano accedere al finanziamento pubblico.

Per chiarezza e precisione una puntualizzazione, però, è d’obbligo. Il costo medio dell’alunno della scuola statale, riportato in questa Circolare, si riferisce al solo Bilancio del Ministero dell’Istruzione. Ma, come è noto, altri bilanci di altri Ministeri (Sanità, Trasporti, Beni culturali…), di Enti locali (Regioni, Province, Comuni), di Fondi europei concorrono, naturalmente per le loro rispettive competenze, a garantire determinati servizi e prestazioni e, quindi, a definire i costi generali, che complessivamente risultano, ovviamente, molto più alti di questi riferiti dalla tabella della Circolare ministeriale.

A fronte di questi dati sorge spontaneo un interrogativo: perché la scuola paritaria, il cui carico economico sullo Stato è larghissimamente inferiore, pur offrendo un servizio educativo pari e spesso anche superiore, trova una diffusa opposizione in ambito parlamentare e sindacale e sui giornali? Perché le famiglie non possono sceglierla senza aggravi aggiuntivi alle tasse che anche loro, come tutti i cittadini onesti, versano all’erario dello Stato perché sia garantita a tutti una educazione e istruzione? Può la pregiudiziale ideologica calpestare la libertà di scelta educativa dei genitori, riconosciuta dal diritto internazionale e dalla Costituzione, e la saggia e corretta amministrazione del denaro pubblico? Può essere calpestato il loro pieno diritto di cittadinanza alla pari degli altri genitori che legittimamemnte optano per la scuola statale gratuita? In uno Stato democratico é tollerabile questa ingiusta discriminazione fra gli stessi cittadini?

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La Scuola Cattolica in Italia in cifre (2007-2022)

FRANCESCO MACRÍ

Il sistema di istruzione e formazione italiano

Come previsto dalla Costituzione il sistema scolastico italiano é costituito dalla “scuola statale” e dalla “scuola paritaria”. La “scuola paritaria” rilascia titoli di studio equiparati a quelli della scuola statale; ha piena libertà per quanto concerne l’orientamento culturale, l’indirizzo pedagogico e didattico, l’assunzione del personale (fatti salvi i titoli accademici), come pure la sua gestione interna; è tenuta ad accogliere “tutti”, compresi i portatori di handicap, purché accettino il suo progetto educativo; è sottoposta all’osservanza degli ordinamenti generali e al possesso di alcuni requisiti relativi alle strutture edilizie, alle strumentazioni, alla partecipazione democratica dei genitori e degli studenti, agli standard di qualità e di efficacia dei servizi, alla pubblicità del bilancio.

Origini della scuola cattolica in Italia

Le prime scuole cattoliche, intese nel senso moderno, risalgono al 1500 per iniziativa prevalentemente di alcuni grandi Ordini e Congregazioni (si pensi ad esempio ai Gesuiti, Barnabiti, Scolopi, Orsoline, Maestre Pie, ecc.) con lo scopo, oltre a quello di proporre un’educazione etica e religiosa, di riscattare il ceto medio-basso dall’ignoranza e, quindi, dalla marginalità e irrilevanza sociale. La loro massima diffusione avviene nell’800 e nel primo 900.

Tra i meriti più significativi ad esse ascrivibili, oltre a quelli della diffusione della cultura, delle arti, della scienza, vanno annoverati quelli di ordine “politico” in quanto le scuole cattoliche hanno “supplito” per alcuni secoli uno Stato “latitante” ed indifferente alla condizione sociale delle classi popolari e subalterne, hanno promosso il diritto di tutti (compresi i poveri e  le donne, una vera rivoluzione culturale ed antropologica di inaudita portata politica e modernità che fa giustizia sul solito giudizio negativo dell’oscurantismo cattolico) all’istruzione ed educazione e, quindi, alla loro piena cittadinanza, ed hanno dato grande risalto all’importanza dell’istruzione ed educazione dell’infanzia e dell’adolescenza. Si tratta di un incontestabile merito “storico” che un certo perdurante laicismo anticlericale farebbe bene a ricordare ogni qual volta si parli di sistemi formativi, di libertà di scelta educativa delle famiglie, di finanziamento pubblico della scuola paritaria, di monopolio statale della scuola.

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Iscrizione alunni nelle scuole statali e non-statali (paritarie) in Italia e in Europa

Fondazione ROCCA-TREELLLE

Nel nostro Paese generalmente l’istruzione è stata sempre percepita come sorta di monopolio educativo dello Stato. A determinare questa singolare condizione concorrono fattori storici ed economici che nel tempo hanno reso la scuola privata un’alternativa accessibile solo alle famiglie mediamente abbienti. In questa ottica, spesso si è guardato alla presenza di attori diversi con una certa diffidenza anziché come elemento di pluralismo dell’offerta educativa.

Come si osserva nel grafico sopra, con la parziale eccezione della Germania, l’Italia risulta il Paese in cui la concentrazione di studenti nelle scuole statali è assolutamente prevalente rispetto a quelle non statali (paritarie) e dove quindi l’istruzione statale incide maggiormente sul totale dell’offerta.
Si tratta di una tendenza che può essere annoverata tra le anomalie del nostro sistema e che rischia di incidere sulla sua efficacia. La mancanza o la marginalità di una reale concorrenza può infatti rischiare di nuocere alla qualità del servizio offerto; questo è emerso soprattutto nel contesto emergenziale provocato dalla pandemia, nel corso del quale il nostro modello di scuola pubblica si è rivelato piuttosto inefficiente.

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Ministero Istruzione. “Principali dati della scuola – Avvio anno scolastico 2022-2023”

Il focus appena pubblicato del Ministero dell’Istruzione “Principali dati della scuola. Avvio anno scolastico 2022-2023“, offre una sintesi dei principali dati relativi alla scuola statale con il fine di illustrare le distribuzioni, generalmente per territorio e/o per livello scolastico, delle grandezze di maggior interesse: sedi scolastiche, alunni e classi, dotazioni organiche del personale docente, sia su posti comuni sia su posti di sostegno.

La fonte delle tabelle e dei grafici proposti sono i dati provenienti dalle procedure di Organico di Fatto per l’anno scolastico 2022/2023 e si riferiscono alla data del 6 settembre 2022, pertanto sono suscettibili di ulteriori aggiornamenti, poiché le procedure di acquisizione sono in corso di svolgimento.

L’appendice, inoltre, presenta un quadro di insieme relativo agli alunni delle scuole paritarie dell’anno scolastico precedente con i dati desunti dalle Rilevazioni sulle scuole.

Ministero dell’Istruzione “Principali dati della scuola. Anno scolastico 2022-2023

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Scuole Paritarie. Rilevazione dei Docenti e rilevazione del Funzionamento a.s. 2022-2023

Come è noto, i Gestori o i Rappresentanti legali delle Scuole Paritarie di ogni ordine e grado devono dichiarare al competente Ufficio Scolastico Regionale, entro il 30 settembre di ogni anno
scolastico, la permanenza del possesso dei requisiti previsti dal DM 29 novembre 2007, n. 267 e dal D.M. attuativo 10 ottobre 2008, n. 83 e successive modifiche ed integrazioni.

Pertanto, il Ministero dell’Istruzione ha comunicato con Nota prot. n. 2892 del 26 agosto 2022 che a partire dal 1° settembre 2022 sono disponibili sul SIDI, nell’Area dedicata alle scuole paritarie, le funzioni per la Rilevazione dei Docenti e per la Rilevazione del Funzionamento che permettono alle scuole di inviare i dati richiesti dalle norme vigenti in materia di parità scolastica.

Per saperne di più vedi la Nota prot. n. 2892 del 26/8/2022

Scuola. Libertà di scelta educativa delle famiglie come garanzia di giustizia sociale

CHARLES L. GRENN

Il mese scorso Glenn Loury, un economista statunitense che, a 32 anni, è stato il primo professore afroamericano ad avere una cattedra di economia ad Harvard, ha chiesto a Charles L. Glenn, suo collega negli anni Ottanta alla Boston University, noto anche in Italia per le sue posizioni di difesa della scelta famigliare, di spiegare come mai da strenuo difensore dei diritti dei neri, che si batteva in prima linea per la giustizia sociale, soprattutto in educazione, pur avendo continuato il suo impegno aveva cambiato idea sul modo migliore per raggiungere l’obiettivo. Questa la risposta del professor Glenn, che mi pare possa offrire più di uno spunto interessante per l’Italia (Luisa Ribolzi).

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Non sono cambiato io, ma la giustizia sociale

Sono cresciuto negli anni Sessanta insieme all’interesse per la giustizia sociale. Nel 1963, ero al Lincoln Memorial mentre Martin Luther King teneva il suo discorso su un futuro dell’America senza divisioni razziali. Qualche mese dopo, ero in prigione nel North Carolina come membro del Freedom Movement. Nel 1965, il New York Times Magazine usava una mia foto durante le marce a Selma, in Alabama, per illustrare un articolo sul “clero radicale”, e facevo parte della “prima ondata” di antirazzismo, che lottava contro la segregazione legale.

Dal 1970 al 1991, con un dottorato ad Harvard di politiche educative, ho lavorato al ministero dell’Educazione del Massachusetts, e ho presieduto un nuovo ufficio per l’uguaglianza delle opportunità educative, responsabile tra le altre riforme di portare avanti il processo di de-segregazione nelle scuole pubbliche di Boston. L’ho fatto con tanto impegno che nel 1974 ero conosciuto come “Mister Busing”, perché gli scuolabus andavano in giro per implementare il mio progetto di desegregazione. I media di tutto il paese venivano a Boston per riferire della rabbia degli adulti bianchi per l’intrusione dei ragazzi neri nelle “loro” scuole superiori, e il Boston Globe mi chiamò “il parafulmine dello stato per le tempestose proteste contro la legge che si oppone allo squilibrio razziale e contro i progetti per le scuole di Boston e Springfield”, e Anthony Lucas, in Common Ground, mi descriveva come dotato di uno “zelo appassionato per le questioni razziali”.

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Finanziamento pubblico alle scuole non statali in Europa

GIACOMO ZAGARDO

Dopo la crisi economica del 2008 si è molto discusso in Europa sulla convenienza di finanziamenti mirati alla sostenibilità e all’efficienza dell’istruzione. Si rendeva necessario favorire riforme strutturali di investimento che accrescessero l’efficienza della spesa, stimolando “la partecipazione di un’ampia gamma di soggetti interessati”. Tra questi soggetti vi sono, oggi, a pieno titolo anche le scuole non governative, che svolgono un ruolo di rilevanza crescente nell’ambito dei diversi sistemi educativi.

Sono in molti a pensare che in un futuro non lontano si creeranno le condizioni per il passaggio a un modello organizzativo di education diverso da quello tradizionale: certamente più personalizzato e attento alla domanda educativa da parte di studenti, famiglie, imprese e società. Per far questo, occorre, però, una capacità di innovazione didattica e organizzativa che non si fermi ai limiti imposti dal governo centralizzato dell’istruzione. Si tratta di considerare il carattere pubblico di una scuola non in base alle caratteristiche del soggetto gestore, ma in quanto erogatrice di un servizio di qualità offerto a tutti e orientato al bene della cosa pubblica.

Le scuole “paritarie”, più vicine al territorio e spesso organizzate in reti e provider, costituiscono in Europa un modello agile di offerta educativa che ben si adatta a raccogliere le sfide dell’innovazione, dell’inclusione e della competitività. Per altro verso, anche se non tutti gli Stati (compreso il nostro) sono attrezzati al riconoscimento pieno della funzione pubblica delle scuole non governative, vi sono segnali diffusi di un cambio di paradigma. Infatti, per la soluzione delle tante criticità del modello di education attuale, si punta sempre più alle istituzioni scolastiche paritarie accettandone il finanziamento “pubblico” a fronte del ruolo ugualmente “pubblico” da esse esercitato.

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