Educare i giovani al mondo dei media. Il giornale in classe

ROBERTO TRINCHERO – PIER FRANCO DAGASSO

Educare i giovani a promuovere e difendere la loro libertà, a conoscere il mondo nel quale vivono ed acquisire gli strumenti culturali per essere cittadini consapevoli e responsabili è una delle finalità dell’educazione e della scuola. Per queste ragioni l’Osservatorio Permanente dei Giovani Editori da diversi anni mette a disposizione delle scuole giornali di differente orientamento perché gli studenti possano accedere alle notizie del giorno e soprattutto acquisiscano le tecniche di lettura e decodificazione critica.

Riportiamo di seguito un brano tratto dall’ultimo volume, quello relativo all’anno scolastico 2023-2024, curato dall’Osservatorio, sollecitando genitori e insegnanti a leggerlo per intero. É riportato al seguente indirizzo web: https://www.osservatorionline.it/risorse/il-quotidiano-in-classe-2023-2024/

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Il mondo dei media offre innumerevoli opportunità informative, ma pone anche numerosi rischi. L’informazione non è la realtà ma una rappresentazione della realtà e come tale può far riferimento a tre piani.

Il primo è quello dei fatti certi, oggettivamente dimostrati, non confutabili, per cui esistono prove che nessuno potrebbe mettere in discussione. Il secondo è quello dei fatti incerti, ambigui, non dimostrati, ma con forti indizi di plausibilità, che portano a pensare che il fatto sia effettivamente accaduto, seppur in assenza di prova certa.

Il terzo è quello delle opinioni personali che le persone esprimono su ciò che – secondo loro – è successo, sui significati da attribuire agli eventi e sugli intenti che hanno guidato i soggetti coinvolti. Questi tre piani sono il cardine di un’informazione di qualità, a patto che vengano tenuti strettamente separati: dichiarare per oggettivo ciò che è oggettivo, per plausibile ciò che è plausibile, per soggettivo ciò che è soggettivo. I problemi nascono quando essi vengono mescolati e resi indistinguibili per il lettore, ad esempio quando si spacciano per fatti deduzioni ottenute a partire dalle opinioni sui fatti oppure si traggono conclusioni arbitrarie a partire da fatti realmente accaduti oppure ancora si danno interpretazioni faziose di ciò che è successo, attribuendo ai soggetti coinvolti intenti che non hanno mai avuto.

Questa confusione può essere l’esito di una mis-informazione, ossia diffondere falsa informazione senza un intento preciso di causare danni a qualcosa o qualcuno, di una dis-informazione, ossia diffondere falsa informazione con l’intento preciso di causare danni a qualcosa o qualcuno, oppure di una mal-informazione, ossia diffondere informazione vera non allo scopo di informare ma con l’intento preciso di causare danni a qualcosa o qualcuno.

Come ci si può difendere dalle manipolazioni informative?

Anzitutto è necessario acquisire consapevolezza che non tutte le fonti informative sono “buone” fonti informative (Scheda 1). Vi possono essere fonti che offrono informazione distorta, parziale, faziosa o addirittura falsa e fuorviante.
Per accostarsi correttamente al mondo dell’informazione è necessario avere dei criteri per valutare la qualità dell’informazione stessa, distinguendo le fonti informative in base alla loro accuratezza, tempestività, chiarezza, coerenza esterna e interna, completezza, controllabilità, reputazione, trasparenza e valore aggiunto. Anche in presenza di buone fonti informative, gli esseri umani non sempre ne traggono informazione obiettiva, perché sono condizionati dai propri bias cognitivi, ossia “scorciatoie” nei modi di pensare, molto utili per gestire rapidamente grosse quantità di informazione ma che a volte falliscono o portano a distorsioni interpretative (Scheda 2).
Qualità della fonte e qualità dell’interpretazione della fonte si tengono sotto controllo esercitando sistematicamente il proprio senso critico e adottando una prospettiva di scetticismo attivo, ossia sospendere il giudizio fino a quando non si hanno a disposizione le informazioni necessarie per formularne uno sensato (Scheda 3).
Senso critico e scetticismo attivo sono strumenti cognitivi indispensabili per poter essere cittadini digitali attivi, costruire opinioni che siano realmente personali (e non appiattite su quelle di influencer e gruppi di riferimento) e buone argomentazioni in grado di difenderle.
Senso critico e scetticismo attivo vengono messi alla prova quando ci si trova a dover riconoscere vari tipi di manipolazione informativa. Le fake news, ossia le false notizie che possono circolare in Rete, rappresentano una minaccia al nostro diritto di avere un’informazione attendibile, imparziale e di qualità, quindi vanno riconosciute, smascherate e non rilanciate, dato che esse esistono proprio perché c’è un pubblico che ci crede (Scheda 4).
La propaganda valica il confine tra comunicazione e manipolazione di massa: messaggi che sembrano innocui ma che hanno intenzionalità manipolatorie precise, proprio perché ripetuti e presentati secondo modalità che solo un pubblico formato e informato può riconoscere (Scheda 5).
La guerra cognitiva usa l’informazione come strumento di aggressione, offesa e coercizione, singoli contro singoli, gruppi contro gruppi, Stati contro Stati: lo scontro non si svolge più a livello fisico ma a livello cognitivo e questo non lo rende meno cruento e privo di effetti negativi (Scheda 6).
In tutto questo scenario, le intelligenze artificiali sono possibili attori positivi o negativi: computer che simulano l’intelligenza umana possono creare false rap- presentazioni della realtà più vere di quelle vere (deepfake) e i chatbot possono diffonderle o smascherarle (Scheda 7).
Tutto questo scenario prefigura la possibilità di compiere e di subire reati all’interno dell’universo virtuale: violazione della privacy, cyberbullismo, revenge porn, offese, minacce, diffamazione online (Scheda 8).

Se chiunque può pubblicare qualsiasi cosa, allora tutto è permesso?

È necessario capire che la Rete non ci rende né anonimi né impunibili e la stessa responsabilità personale che abbiamo nella vita “fisica” la ritroviamo anche nella vita “virtuale”. E, in tema di reati, è necessario capire che dire “l’informazione è per tutti” non significa dire “l’informazione è di tutti”: è presente un diritto d’autore sul pubblicato e vale sia in Rete sia fuori (Scheda 9).
In ultimo, va acquisita consapevolezza che, proprio come nella vita reale, anche in quella virtuale esiste il crimine: è necessario attrezzarsi per proteggere i dati personali e la privacy, riconoscere i tentativi di phishing, i rischi legati alle violazioni dei server e ai furti di identità (Scheda 10).

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