Russia. Un Paese immenso e ricchissimo di risorse

NICOLA ARMAROLI

Quindici anni fa mostravo nelle conferenze la pubblicità di una grande azienda petrolifera che recitava: «Nel mondo ci sono 193 nazioni, nessuna è energeticamente indipendente». In effetti neanche l’Arabia Saudita lo è: non riesce a raffinare tutto il petrolio che le serve. Oggi, per sottolineare questo concetto più che mai importante, mostro un planisfero che evidenzia un fatto cui occorre rassegnarsi: le risorse della Terra sono localizzate. Per esempio, petrolio e gas si trovano principalmente tra la Siberia e il Golfo Persico, in Nord America e in Venezuela; il litio e il rame in Sud America e in Australia; le terre rare in Cina; i metalli preziosi in Russia e Sud Africa.
Su un pianeta fatto così, vi è una sola strategia per avere successo nella transizione energeticacooperare. Nessuna nazione al mondo può infatti pensare di farcela da sola: per non affondare tutti insieme, dobbiamo condividere risorse, conoscenza, regole, apparati industriali. Purtroppo, in questi mesi, il mondo si è mosso in direzione opposta. L’invasione russa dell’Ucraina ha innescato una spirale di tensione che restringe, anziché allargare, gli spazi di cooperazione.

La Russia è di gran lunga il più grande esportatore di energia al mondo: il primo di gas, il secondo di petrolio, il terzo di carbone. È un produttore mondiale chiave di alluminionichelpalladio e tanti altri elementi che fanno funzionare gli oggetti che usiamo ogni giorno, dalla lavatrice all’automobile. Russia e Ucraina, insieme, primeggiano nel commercio mondiale di ferroacciaiofertilizzanti e nell’industria aerospaziale. La Russia è il primo esportatore mondiale di grano, assieme all’Ucraina copre oltre il 25% dell’export globale. Scatenando la guerra, Putin era perfettamente consapevole di innescare un terremoto economico globale. L’obiettivo non è solo conquistare il Donbass (ricchissimo di risorse…), ma affermare il ruolo di superpotenza, che si valuta sempre meno sulla dimensione degli arsenali e sempre più sulla disponibilità di terreni agricoli e miniere.


Nel fiume quotidiano di commenti sulla guerra in Ucraina ho l’impressione che la lettura sia spesso ancorata al passato, con grande enfasi sugli schieramenti e gli arsenali militari, come all’epoca della Guerra fredda. Sorvolando la Russia in viaggio verso l’Estremo Oriente, colpisce l’immensità dei suoi territori, largamente disabitati e pieni di sterminati terreni coltivabili, immense foresteminiere, campi petroliferi. La Russia si estende su 11 fusi orari, è grande 57 volte l’Italia e ha 144 milioni di abitanti, poco più del doppio di noi. Sconfinata e vuota, è un immenso forziere di risorse minerarie e agricole di cui il mondo intero non può fare a meno. Tutti, volenti o nolenti, dovranno farci i conti, in un pianeta sempre più surriscaldato e affamato di energiaciboacqua; soprattutto noi vicini di casa europei.

Credo che Putin lo avesse ben chiaro in mente la mattina del 24 febbraio, quando sferrò il suo ignobile attacco. Non sono sicuro che sia altrettanto chiaro ai leader politici dei Paesi occidentali. Temo che il popolo ucraino non sia l’ultima vittima della Guerra fredda, ma la prima della guerra per la nuova supremazia planetaria, giocata sulle risorse. È una guerra che noi europei non potremo mai vincere e a nulla servirà l’ombrello della più potente alleanza militare di sempre.

Fra pochi anni inizieremo a piantare banane e ananas in Pianura Padana. Per noi si ridurranno, sino ad azzerarsi, i margini per coltivare grano e riso. Il mondo è cambiato. Prima adeguiamo lo sguardo con cui leggerlo, meno ci faremo male. Sforzandoci di trovare percorsi, difficilissimi, di pace e cooperazione avremo forse più margini per negoziare. Anche con chi non ci piace, neanche un po’. L’alternativa, semplicemente, è il caos globale e il moltiplicarsi dei crimini contro gli innocenti.

In Sapere, 4 agosto 2022 

Contrassegnato da tag , ,