Emergenza climatica, oltre le fake news 

Report Caritas, 2021

I dati della scienza relativi all’impatto dell’attività umana sul clima e sulla biosfera non lasciano dubbi. È un errore però pensare che l’informazione basata su dati scientifici – per quanto disponibile, aggiornata e pertinente – abbia effetti automatici e univoci sulla costruzione delle politiche pubbliche e sull’opinione corrente. È esperienza comune che le notizie false abbiano un appeal pubblico spesso più forte di quelle vere, si diffondano più rapidamente e determinino orientamenti sia nell’opinione pubblica che tra i decisori. Il potenziale delle fake news è ben conosciuto da chi le sfrutta ad arte per i propri fini. Come diversi decenni fa le industrie del tabacco seminavano dubbi sull’associazione tra fumo e malattie polmonari, le stesse tecniche vengono adesso utilizzate dalle industrie estrattive, i cui interessi hanno ancora più ampie implicazioni in termini politici ed economici .

Come alcuni hanno ricordato, «per decenni gli scienziati hanno riportato i dati, i fatti e le prove che le emissioni di CO2 causate dall’uomo stanno aumentando la temperatura del nostro pianeta. Eppure un piccolo e potente gruppo di individui è riuscito a creare dubbi nella percezione pubblica con affermazioni infondate che ignorano le prove scientifiche. Questa falsa nozione di controversia e incertezza, come hanno scritto Naomi Oreskes e Erik Conway nel loro libro Mercanti di dubbi, non è semplicemente disinformazione, è in realtà una campagna ben organizzata a questo fine» .

Non si tratta naturalmente di mettere in dubbio la possibilità di porre in discussione le verità scientifiche, elemento insito nel metodo scientifico stesso; ma troppe volte si è invocato il confronto paritario tra opinioni ben diversamente motivate e sostenute. Una forma di sfiducia nei riguardi della conoscenza scientifica è tuttavia una delle caratteristiche del nostro tempo, che si accompagna a una generale forma di sfiducia per ogni forma di intermediazione. L’attuale vicenda che riguarda i vaccini rappresenta un interessante caso: chi dubita, spesso cerca di informarsi facendo ricorso a internet e ai social media, dove ben costruiti algoritmi tendono a presentarci elementi che confermano il punto di vista di partenza.

Si tratta di dinamiche diverse da quanto avveniva a partire dagli anni ’50 con le industrie del tabacco; e che hanno molto più a che vedere – nei tempi che viviamo – con dinamiche di disintermediazione e legittimazione politica: i fatti presentati (e talvolta costruiti) dai leader sono spesso creduti in quanto tali; in queste circostanze non c’è attività di debunking che serva a minare la fede cieca di una comunità che alimenta la propria identità proprio attraverso la condivisione di storie (la cui verità o meno costituisce un elemento del tutto accidentale) .

 Nonostante la “cortina fumogena” alzata da voci interessate, in molti casi da riconoscersi nei maggiori produttori di combustibili fossili4 , sono molti anni che la comunità internazionale converge attorno a due concetti chiave: il clima terrestre sta cambiando in modo estremamente preoccupante per la famiglia umana; la responsabilità del cambiamento può essere senza dubbio ascritta all’attività umana. È quindi possibile in una certa misura invertire la tendenza; ed è necessario e urgente farlo, se non vogliamo che l’umanità veda le condizioni del pianeta mutare fino a limitare di molto le condizioni di vivibilità e di sopravvivenza stessa della famiglia umana.

L’EVIDENZA SCIENTIFICA: IL RAPPORTO IPCC AR7

Nonostante fake news e interessate campagne disinformative, il consenso scientifico sui temi del cambiamento climatico è ormai del tutto stabilizzato. Da molti anni il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (The Intergovernmental Panel on Climate Change – IPCC) fornisce valutazioni regolari delle basi scientifiche del cambiamento climatico, dei suoi impatti e dei rischi futuri, e delle opzioni per l’adattamento e la mitigazione. L’ultimo rapporto fornisce una serie di informazioni fondamentali per capire i cambiamenti in corso nella biosfera e i rischi che stiamo correndo. Le sue conclusioni principali sono le seguenti :

** il fatto che l’attività umana abbia un impatto nel riscaldamento dell’atmosfera degli oceani e della terra è inequivocabile. Si sono verificati cambiamenti diffusi e rapidi nell’atmosfera, negli oceani, nella criosfera e nella biosfera.

** La scala dei recenti cambiamenti nel sistema climatico nel suo complesso e lo stato attuale di molti aspetti del sistema climatico sono senza precedenti da molti secoli o molte migliaia di anni.

** Il cambiamento climatico indotto dall’uomo sta già influenzando molti fenomeni meteorologici e climatici estremi in ogni regione del mondo. L’evidenza dei cambiamenti osservati nei fenomeni estremi (come ondate di calore, forti precipitazioni, siccità e cicloni tropicali) e, in particolare, la loro attribuzione all’influenza umana, si è rafforzata rispetto al precedente rapporto IPCC.

** Una migliore conoscenza dei processi climatici, delle prove paleoclimatiche e della risposta del sistema climatico all’aumento della forzatura radiativa fornisce una migliore stima della sensibilità dell’equilibrio climatico di 3°C, con un intervallo più stretto rispetto al precedente rapporto IPCC.

** La temperatura superficiale globale continuerà ad aumentare almeno fino alla metà del secolo sotto tutti gli scenari di emissioni considerati. Il riscaldamento globale di 1,5°C e 2°C sarà superato durante il 21° secolo a meno che non si verifichino profonde riduzioni delle emissioni di CO2 e di altri gas serra nei prossimi decenni.

** Molti cambiamenti nel sistema climatico si amplificano in relazione all’aumento del riscaldamento globale. Essi includono l’aumento della frequenza e dell’intensità di temperature estreme, ondate di calore marine, precipitazioni importanti, siccità agricole ed ecologiche in alcune regioni, e la proporzione di cicloni tropicali intensi, così come le riduzioni del ghiaccio marino artico, della copertura nevosa e del permafrost.

** Si prevede che il continuo riscaldamento globale intensifichi ulteriormente il ciclo globale dell’acqua, compresa la sua variabilità, le precipitazioni monsoniche globali e la gravità degli eventi umidi e secchi.

** In scenari con aumento delle emissioni di CO2, i pozzi di carbonio oceanici e terrestri sono meno efficaci nel rallentare l’accumulo di CO2 nell’atmosfera.

** Molti cambiamenti dovuti alle emissioni di gas serra passate e future sono irreversibili per secoli o millenni, specialmente i cambiamenti nell’oceano, nelle calotte di ghiaccio e nel livello globale del mare.

** I fattori naturali e la variabilità interna moduleranno i cambiamenti causati dall’uomo, specialmente su scala regionale e nel breve termine, con poco effetto sul riscaldamento globale secolare. Queste modulazioni sono importanti da considerare nella pianificazione per l’intera gamma di possibili cambiamenti.

** Con un ulteriore spinta al riscaldamento globale, si prevede che ogni regione sperimenterà sempre più cambiamenti simultanei e multipli nei fattori di impatto climatico. I cambiamenti in diversi fattori di impatto climatico sarebbero più diffusi a 2°C rispetto al riscaldamento globale di 1,5°C e ancora più diffusi e/o pronunciati per livelli di riscaldamento più elevati.

** Esiti a bassa probabilità, come il collasso della calotta glaciale, bruschi cambiamenti nella circolazione oceanica, alcuni eventi estremi combinati e un riscaldamento sostanzialmente più ampio rispetto all’intervallo valutato come molto probabile del riscaldamento futuro non possono essere esclusi e sono parte della valutazione del rischio.

Ogni singola affermazione tra quelle sopra riportate è corredata da ampia evidenza scientifica di un rapporto che nel suo insieme conta più di 3400 pagine. La sostanza però è facile da cogliere: non esistono più ragionevoli dubbi sulle responsabilità dell’attività umana nella trasformazione delle condizioni di vita della biosfera; e che il “sentiero di sopravvivenza” della famiglia umana è sempre più stretto e soggetto a rischi crescenti.

L’altro elemento che diventa sempre più chiaro è che l’obiettivo di riscaldamento globale di 1,5°C nel 2100 rispetto all’epoca preindustriale diventa sempre più necessario per assicurare un cammino di sopravvivenza per la famiglia umana: non più un obiettivo opzionale, il “se possibile” con cui è rappresentato negli accordi di Parigi sul clima, ma una prospettiva necessaria.

VIVERE E CONSUMARE OLTRE I LIMITI

Il clima sta cambiando, e la responsabilità è largamente da attribuire al genere umano. Ma al tema del cambiamento climatico si aggiungono altri elementi di fondamentale importanza: la biosfera è infatti sottoposta a una pressione estremamente importante da parte dell’umanità, che ne sfrutta le risorse ben al di là di quanto la biosfera stessa è in grado di sostenere.

Di fatto l’umanità utilizza ben più delle risorse che vengono prodotte dal pianeta: questo vuol dire che quando superiamo questa soglia, cominciamo a consumare a spese delle prossime generazioni: è l’idea del Earth Overshoot Day, in italiano Giorno del Superamento Terrestre o del debito ecologico, del sovrasfruttamento della Terra o dello sforamento. Si tratta della data, fissata ogni anno a livello globale e calcolata anche per ogni singolo Paese, che indica a livello illustrativo il giorno nel quale l’umanità consuma le risorse prodotte dal pianeta nell’intero anno. Tutto ciò che viene consumato oltre quella data è da considerarsi simbolicamente a valere su quanto è a disposizione delle prossime generazioni: una sorta di credito, che la nostra generazione non pagherà.

Nel 2021 l’Earth Overshoot Day è caduto il 29 luglio: negli ultimi anni questa data arriva sempre prima, a indicare un’accelerazione nel ritmo di consumo dello stock di risorse terrestri (tranne che negli anni di recessione globale, come il 2020, anno del Covid-19). Il calcolo per il 2021 è stato effettuato valutando i cambiamenti nelle emissioni di carbonio e nella biocapacità delle foreste dal 1° gennaio all’Earth Overshoot Day. Il team di ricerca ha calcolato un aumento del 4,6% dell’impronta ecologica globale rispetto al 2020. Come riportato dall’IEA6 , i blocchi indotti dalla pandemia globale hanno causato un forte calo iniziale delle emissioni di CO2 nel 2020. Tuttavia, le emissioni sono aumentate di nuovo durante la seconda metà del 2020. Alla fine dell’anno, le emissioni totali sono state riportate come inferiori del 5,8% rispetto alle emissioni del 2019 a causa della pandemia globale. Combinato con i dati più recenti del Global Carbon Project, è stato stimato un aumento del 6,6% dell’impronta di carbonio per il 2021 rispetto all’anno precedente. Il secondo cambiamento degno di nota è l’effetto della deforestazione e del degrado dell’Amazzonia sulla biocapacità forestale globale. Il team di ricerca stima una diminuzione dello 0,5% della biocapacità forestale globale.

Non è solo il sovrasfruttamento delle risorse a preoccupare. Una rigorosa indagine scientifica evidenzia come vi siano delle soglie ben precise che non possono essere superate. Un gruppo di scienziati dello Stokholm Resilience Centre ha identificato nove “soglie critiche”, che non possono essere superate se non si vuole mettere a rischio le condizioni della biosfera che permettono la sopravvivenza del genere umano.

Il tema è dunque complesso, al di là del solo cambiamento climatico, che rappresenta un elemento cruciale di un quadro assai più articolato. In cui – per giunta – i diversi elementi interagiscono tra di loro! Cosa ci impedisce di pensare infatti che raggiunta una certa soglia in un particolare elemento non si causino delle retroazioni su altri fenomeni? Tutto questo rende il rischio ancora più grande nel caso in cui queste soglie venissero raggiunte; e richiede delle risposte politiche in grado di affrontare questo livello di complessità.

Si tratta della teoria dei tipping points (o “punti di svolta”): piccoli cambiamenti marginali di per sé anche a probabilità relativamente bassa, che sono in grado di causare conseguenze molto più grandi anche su sottosistemi diversi da quelli in cui il cambiamento iniziale è avvenuto10, come nel caso di una soglia oltre cui lo scioglimento delle calotte polari portano a una modifica della circolazione delle correnti oceaniche e potenzialmente al cambiamento del clima in determinate regioni. La possibilità di questo tipo di effetti aumenta di molto il rischio dell’incertezza anche rispetto all’aumento della probabilità che alcune di queste soglie vengano raggiunte, come chiaramente segnalato dal rapporto dell’IPCC.

Tutto questo ci dice chiaramente una cosa: la crisi climatica non può essere capita per “scatole separate” dato che i suoi diversi elementi interagiscono, in modo imprevedibile, anche tra di loro. L’impatto di questi cambiamenti sulle società umane possono essere altrettanto imprevedibili e rapidi, lasciando in molti casi troppo poco tempo a coloro che da questi cambiamenti sono colpiti.

(Testo tratto da Dossier Caritas, Il Momento è adesso. Avviare una giusta transizione per far fronte all’emergenza climatica, Roma 2021, pp-4-9)