Archivi tag: Bene comune

Alleanze per il bene della città di Milano e per il suo futuro

MARIO DELPINI, Arcivescovo di Milano, Intervento al Consiglio Comunale, 15 settembre 2023

1. La riconoscenza per la proposta e l’invito.

Nel giugno 2023 ho concluso la “visita pastorale” alla città di Milano. Sono passato nelle parrocchie e nelle realtà ecclesiali della città come la donna del Vangelo che cerca la moneta perduta, come il mendicante che chiede un aiuto per vivere, come il servo che ha un messaggio da parte del Signore. Visitando le comunità pastorali e pregando in ogni chiesa parrocchiale ho potuto incontrare molte realtà presenti nel territorio.

Di questa visita vorrei condividere riflessioni e parole di incoraggiamento e di benedizione e penso di scrivere un messaggio conclusivo, che forse riuscirò a pubblicare in occasione della festa di san Carlo, il 4 novembre p.v.

L’invito a questo incontro è per me un aspetto di questa visita che non avevo messo in programma. È però un evento importante perché mi consente di ascoltare voci determinanti per la vita della città, come il consiglio comunale in cui tutti i cittadini sono rappresentati e i vertici degli istituti di credito che sono un aspetto così rilevante della finanza a Milano. Anche qui sono venuto come uno che cerca la moneta che ha l’impressione di aver perduto, cioè un aiuto a comprendere la vita e a sperare il bene della città e come un servo che ha una parola da dire da parte di chi lo ha inviato. Perciò sono grato dell’invito e dei contenuti che abbiamo condiviso.

Se posso offrire il mio contributo, utilizzerei alcune immagini.

2. Le sentinelle

Il Consiglio Comunale e i responsabili delle Banche di Milano possono essere come sentinelle.

Le sentinelle stanno alle porte della città, stanno sulle mura perché devono vigilare se non si presenti all’orizzonte qualche nemico e dare l’allarme. L’immagine è per dire la responsabilità che le banche e gli amministratori hanno a proposito del denaro che entra in città. In città infatti entrano molti soldi. Ma sono amici o sono nemici della città?

Continua a leggere
Contrassegnato da tag , , , ,

“Evitare la concentrazione del potere, a garanzia della libertà di tutti”

SERGIO MATTARELLA, Discorso all’Assemblea generale di Confindustria

(…) Se vi è qualcosa che una democrazia non può permettersi è di ispirare i propri comportamenti, quelli delle autorità, quelli dei cittadini, a sentimenti puramente congiunturali. Con il prevalere di inerzia ovvero di impulsi di ansia, di paura. Con due possibili errori: una reazione fatta di ripetizione ossessiva di argomenti secondo i quali, a fronte delle sfide che la vita ci presenta quotidianamente, basta denunziarle senza adeguata e coraggiosa ricerca di soluzioni. Quasi che i problemi possano risolversi da sé, senza l’impegno necessario ad affrontarli. Oppure – ancor peggio – cedere alle paure, quando non alla tentazione di cavalcarle, incentivando – anche contro i fatti – l’esasperazione delle percezioni suscitate. Sono questioni ben presenti alle persone raccolte qui questa mattina che, giorno dopo giorno, sono chiamate ad assumere decisioni, ad agire con razionalità e concretezza, a guardare e progettare il futuro delle imprese che si trovano a guidare.

In un’espressione: a evitare fatui irenismi e credere, invece, nella forza delle istituzioni, nella solidità delle proprie imprese, nel valore dell’iniziativa e dell’innovazione nel mondo che cambia velocemente. È il senso del messaggio che Luigi Einaudi – primo Presidente della Repubblica eletto – consegnava il 31 marzo del 1947, nelle Considerazioni finali da Governatore della Banca d’Italia, a poche settimane dall’assumere le funzioni di vice Presidente del Consiglio e Ministro del Bilancio del Governo De Gasperi. A proposito della situazione economica, Einaudi scriveva: “È necessario che gli italiani non credano di dover la salvezza a nessun altro fuorché se stessi”. Oggi diremmo: a noi stessi e agli altri popoli con i quali abbiamo deciso di raccoglierci nell’Unione Europea. Ringrazio Confindustria di questa occasione di riflessione, e rinnovo un saluto cordiale a tutti voi qui riuniti.

Continua a leggere
Contrassegnato da tag , , , , , ,

Economia. Intelligenza collettiva e inclusiva per un nuovo modello di sviluppo

MARIANA MAZZUCCATO

Come rispondere alle tante sfide della nostra epoca: cambiamento climatico, pandemie, diseguaglianze. Il bene comune va posto come vero scopo delle scelte

_______________________________________

Le sfide che ci troviamo ad affrontare oggi sono immense: il riscaldamento globale sta diventando irreversibile, i sistemi sanitari sono in crisi, il divario digitale sta aumentando le disuguaglianze e i nostri modelli di business finanziarizzati stanno facendo sì che il reddito sia sempre più orientato verso l’1% più ricco. La disuguaglianza e l’accesso differenziato ai benefici del capitalismo del XXI secolo stanno rendendo molti disillusi dai processi politici, facendo il gioco dei populisti. Le soluzioni a queste sfide sono complesse. Richiedono investimenti, regolamentazione e innovazione a livello sociale, organizzativo e tecnologico. In particolare, il compito di fornire tali soluzioni non spetta solo al governo o alle imprese, ma a molti tipi diversi di individui e organizzazioni, compresi gli attori della società civile, come le associazioni di cittadini e i sindacati.

Una questione cruciale è come promuovere l’intelligenza collettiva e l’interazione tra tutti questi attori in un modo che valorizzi tutti, pagando loro la giusta retribuzione, alimentando condizioni di lavoro di alta qualità e condividendo le conoscenze e i frutti del lavoro nel miglior modo possibile. Per fare ciò, abbiamo bisogno di una comprensione più chiara del valore come prodotto di un’azione collettiva e di una distinzione tra i profitti derivanti dagli investimenti collettivi e le rendite che definiamo estrattive – queste ultime derivano dalla capacità di un attore di distorcere i rendimenti a proprio favore, sia attraverso i diritti di proprietà intellettuale che gli strumenti finanziari.

Continua a leggere
Contrassegnato da tag , , ,

Il bene comune e la politica

ENZO BIANCHI

Siamo in piena campagna elettorale e proprio in quanto monaco non posso esimermi dall’osservare e dall’ascoltare le voci – soprattutto urla – che si levano numerose da tutte le parti in causa. Non entro nell’agone politico, ma dopo aver ascoltato o letto i protagonisti costantemente mi pongo una domanda: “Dov’è finito, che fine ha fatto il concetto di bene comune? Come mai è così assente?”. La stessa domanda è stata posta da François Flahault, direttore del Centro di ricerca sulle arti e il linguaggio di Parigi, in un libro che significativamente è intitolato Où est passé le bien commun? Quello di “bene comune” è un concetto essenziale per la convivenza, per la qualità della vita nella polis.

L’espressione è composta da due parole: “bene” e “comune”. “Bene” è ciò che noi vorremmo per noi stessi e che auguriamo alle persone alle quali siamo legati, ciò che permette di vivere in pienezza. “Comune” deriva dal latinocommunis che indica un compito da svolgersi insieme e nello stesso tempo un dono condiviso. “Bene comune” non è dunque semplicemente un patrimonio che si ha in comune, qualcosa di materiale o immateriale posseduto e condiviso, ma l’insieme delle condizioni di vita che favoriscono il benessere, l’umanizzazione di tutti: anche la democrazia, la cultura, la bellezza sono bene comune. Come ha affermato Stefano Rodotà, “ci sono beni che esprimono i diritti inalienabili dei cittadini. Questi sono i ‘beni comuni’: dal diritto alla vita, al bene primario dell’acqua, fino alla conoscenza in rete”.

Continua a leggere
Contrassegnato da tag ,

Politica. “L’interesse generale deve prevalere sulle rispettive legittime posizioni”

MATTEO MARIA ZUPPI, intervistato da DOMENICO AGASSO

Mai come in questo tempo la politica deve mettere al primo posto gli ultimi, i poveri, la gente che soffre. Predicare e praticare la solidarietà. E «aspirare alla compattezza», per ricucire il tessuto sociale e rilanciare il Paese verso un futuro florido e armonioso. Due mesi dopo essere stato nominato da papa Francesco presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), il cardinale arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi lancia il suo appello accorato affinché non si sottovaluti lo snodo drammatico a cui è giunta la storia d’Italia.

Eminenza, le elezioni anticipate irrompono mentre le tasche degli italiani sono sempre più vuote, dopo la pandemia e l’inflazione conseguente al rialzo dei prezzi di materie prime e generi alimentari a causa della guerra. Aumentano gli indigenti: quanto è grave la situazione?

«In Italia ci sono quasi 6 milioni di persone in povertà, una su dieci. Sembra esserci poca consapevolezza di queste proporzioni, come se i dati fossero un’ipotesi e non il nostro ritratto. O forse ci siamo abituati che sia così. La crisi di governo rischia di bloccare gli aiuti economici in arrivo con il Pnrr. L’oggi e l’orizzonte per troppe famiglie sono oscuri, pieni di minacce e vuoti di speranza. Si può vivere senza speranza? Le misure contro fragilità e diseguaglianze sono urgenti, e invece rischiano di essere ancora rimandate, dato che i processi decisionali saranno di fatto paralizzati almeno fino all’autunno. Insomma, a pagare il prezzo più salato della crisi politica sono – ancora una volta – soprattutto i poveri. La temperatura e lo sfilacciamento della Nazione salgono pericolosamente».

Continua a leggere
Contrassegnato da tag , ,

“Il bene comune deve essere il nostro orizzonte”. Lettera del card Zuppi a chi lavora nelle Istituzioni

Card. MATTEO ZUPPI, Presidente Conferenza Episcopale Italiana

Non si può morire di lavoro. Il bene di tutti dipende dalla comunità e dal saper vivere insieme. La Costituzione può rappresentare la bussola valoriale per tutti, cattolici e laici. Il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, prende carta e penna e in vista della Festa della Repubblica del 2 giugno scrive una lettera a chi lavora nelle istituzioni, in cui invita anche a impegnarsi per non sprecare l’occasione del Pnrr. Pubblichiamo il testo integrale.

____________________________________

Carissima, carissimo,

la vedo operare negli uffici, nelle aule di università o delle scuole, in quelle di un tribunale o nelle stanze dove si difende la sicurezza delle persone, nelle corsie dove si cura o nel front office di uno sportello, nei laboratori o lungo le strade per renderle belle e proprie, nei ministeri o in qualche ufficio isolato dove non la nota nessuno, nei cortili delle caserme o nei bracci delle carceri. In realtà tanta parte del suo lavoro non si vede, ma questa lettera è per lei. Non ci conosciamo, ma il suo servizio è vicino alla mia vita e a quella dei miei amici, delle persone che mi sono care, di tanti, di tutti, miei e nostri compagni di viaggio e per questo ho pensato di scriverle. Istintivamente le darei del tu, ma preferisco cominciare dal Lei per il grande rispetto che nutro.

Una mistica francese di nome Madeleine Delbrêl, una donna molto religiosa e molto impegnata nel sociale, una donna pienamente evangelica, a proposito delle persone come lei diceva che sono il filo che tiene insieme il vestito: la capacità del sarto è proprio quella di non farlo vedere, ma il filo è necessario perché i pezzi di stoffa si reggano insieme. Così è il suo lavoro, prezioso per le istituzioni della nostra casa comune, e ogni pezzo è importante. Davvero. La qualità della mia vita dipende anche da lei: per questo per prima cosa la ringrazio, perché il suo lavoro, tante volte ignorato, contiene e richiede generosità e competenza. Non si capisce mai abbastanza, infatti, quanto impegno richiedono “le cose di tutti”. Purtroppo i problemi, i ritardi, le disfunzioni e anche alcune persone che non compiono il proprio dovere, finiscono per non fare apprezzare la generosità, la competenza, lo zelo che lei e tanti mettono nel loro lavoro. D’ora in avanti mi piacerebbe chiamare il suo impegno non “lavoro” ma “servizio”. E che anche lei lo pensasse così. Sì, lo so che è lavoro e a volte anche duro, sottovalutato.

Eppure proprio grazie alla passione e alle lotte di tante persone, anche di chi ci ha preceduto, oggi godiamo di molte protezioni e garanzie che costituiscono quello che chiamiamo welfare, che poi è il modo in cui la vita quotidiana diventa bella e non antipatica, troppo dura da vivere.

Continua a leggere
Contrassegnato da tag

Papa Francesco ai Sindaci italiani (ANCI): siate vicini alla gente con l’ascolto e la condivisione

Papa Francesco[Multimedia]

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!, Ringrazio il Presidente per le sue parole di saluto. Sono contento di accogliervi per un momento di riflessione sul vostro servizio per la difesa e la promozione del bene comune nelle città e nelle comunità che amministrate. Attraverso di voi, saluto i Sindaci di tutto il territorio nazionale, con grato apprezzamento, in particolare, per ciò che state facendo e che avete fatto in questi due anni di pandemia. La vostra presenza è stata determinante per incoraggiare le persone a continuare a guardare avanti. Siete stati punto di riferimento nel far rispettare normative a volte gravose, ma necessarie per la salute dei cittadini. Anzi, la vostra voce ha aiutato anche chi aveva responsabilità legislative a prendere decisioni tempestive per il bene di tutti. Grazie!

Se penso al vostro lavoro mi rendo conto di quanto sia complesso. A momenti di consolazione si affiancano tante difficoltà. Da una parte, infatti, la vostra vicinanza alla gente è una grande opportunità per servire i cittadini, che vi vogliono bene per la vostra presenza in mezzo a loro. La vicinanza. Dall’altra parte, immagino che a volte sentiate la solitudine della responsabilità. Spesso la gente pensa che la democrazia si riduca a delegare col voto, dimenticando il principio della partecipazione, essenziale perché una città possa essere bene amministrata. Si pretende che i sindaci abbiano la soluzione a tutti i problemi! Ma questi – lo sappiamo – non si risolvono solo ricorrendo alle risorse finanziarie. Quanto è importante poter contare sulla presenza di reti solidali, che mettano a disposizione competenze per affrontarle! La pandemia ha fatto emergere tante fragilità, ma anche la generosità di volontari, vicini di casa, personale sanitario e amministratori che si sono spesi per alleviare le sofferenze e le solitudini di poveri e anziani. Questa rete di relazioni solidali è una ricchezza che va custodita e rafforzata.

Continua a leggere
Contrassegnato da tag

Economia ed etica. Un binomio alla ricerca del bene comune

SERGIO VALZANIA

Da parecchio tempo in qua sembra che ci si sia dimenticati che lo studio dell’economia discende da quello della morale. Lo scopo per il quale nacquero le prime cattedre universitarie della materia, come John Maynard Keynes non si stancava di ricordare, era quello di individuare i modi e le tecniche per garantire alla fascia più larga possibile della popolazione le migliori condizioni di vita. A ricordarcelo arriva oggi Lezioni di storia del pensiero economico, un percorso dall’antichità al Novecento, scritto a sei mani da Luigino Bruni, Paolo Santori e Stefano Zamagni, edito da Città Nuova (Roma, 2021, pagine 456, euro 25)

L’intento degli autori è esplicito: individuare nel passato degli studi economici e proiettare nel futuro gli elementi utili a recuperare tensioni e valori che dovrebbero porsi alla radice di un ambito di studi che nel secolo passato ha corso il rischio di ridursi a fredda ricostruzione matematica di ciò che accadeva, rinunciando a un ruolo di indirizzo per accontentarsi di una funzione nel migliore dei casi predittiva, quando non semplicemente descrittiva dei fenomeni.

Continua a leggere
Contrassegnato da tag , , ,

La sfida di papa Bergoglio al capitalismo contemporaneo

Paolo Rodari

Papa Francesco torna ad affrontare il tema della proprietà privata: condividerla, ha detto ieri, «non è comunismo, è cristianesimo allo stato puro».

Dopo le parole spese in merito nel novembre scorso — il diritto alla proprietà privata «non è intoccabile » — e dopo le righe dedicate al tema nella enciclica “Fratelli tutti” — è solo «un diritto naturale secondario e derivato dal principio della destinazione universale dei beni creati» — ecco
altre parole pronunciate questa volta riprendendo gli Atti degli Apostoli che raccontano come nessuno «considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era in comune». Di qui il forte appello del Papa a vivere la condivisione: «Non rimaniamo indifferenti» alle piaghe altrui, «non viviamo una fede a metà, che riceve ma non dà, che accoglie il dono ma non si fa dono», ha spiegato ieri. «Siamo stati “misericordiati”, diventiamo misericordiosi».

Il messaggio di Francesco sembra voler suonare chiaro al cuore del capitalismo contemporaneo, e quasi delinea un quadro di riferimento morale per tutta l’economia del XXI secolo. Il Papa non ha un suo piano economico di riferimento. Sbagliano, in questo senso, coloro che cercano di tirarlo dalla propria parte. Tuttavia, anche se il suo intento è soprattutto quello di voler sollevare una questione morale — ai cristiani, in particolare, chiede di non vivere «una fede a metà», fatta di celebrazioni e preghiere ma con una sostanziale indifferenza nei confronti degli altri — il suo messaggio, come ha scritto anche l’economista Jeffrey D. Sachs, «è fondamentalmente sovversivo nei confronti degli atteggiamenti prevalenti nei corridoi del potere americano, a Wall Street come a Washington». Proprio per questo, ha continuato «la sua importanza è cruciale. Troppi tra i ricchi e i potenti negli Stati Uniti sono in balia di una ideologia economica che pone il diritto di proprietà sopra la dignità umana, persino al di sopra della sopravvivenza delle persone. Troppi credono che la moralità sia il risultato del mercato».

Continua a leggere
Contrassegnato da tag , ,