“Giovani 2024. Il bilancio di una generazione”

Con la presente edizione del Rapporto “Giovani 2024: il bilancio di una generazione”, il Consiglio Nazionale dei Giovani e l’Agenzia Italiana per la Gioventù, hanno voluto imprimere un’accelerazione al piano di analisi e di ascolto delle energie più vitali del corpo sociale, avvertendo l’urgenza di contribuire a sanare una delle grandi criticità del nostro Paese, ovvero l’insufficiente partecipazione e valorizzazione dei giovani nella vita economica, politica e sociale.

Si tratta di un’urgenza avvertita ben oltre il mandato istituzionale esercitato, ma che investe la nostra responsabilità, consapevoli di quanto i processi demografici e la situazione economica, la salute, il benessere e le condizioni sociali rappresentino un sistema di fattori in costante retroazione. Un insieme, dunque, che impone una conoscenza sempre più puntuale e approfondita dei bisogni dei giovani e una capacità di visione e di risposta integrata e di lungo periodo tra i decisori politici e gli attori economici e Istituzionali.

Come in più occasioni richiamato all’interno delle azioni di ricerca contenute nel Rapporto, la questione giovanile costituisce oggi il più macroscopico paradosso della dialettica sociale in Italia, dove alla grande flessione demografica per questa fascia di popolazione così centrale nei processi di ricambio e di innovazione, si contrappone un sistema caratterizzato da una trasversale e pervasiva sottorappresentazione delle istanze dei giovani.

E l’azione di ascolto realizzata nel presente Rapporto segnala propriamente, da parte di una larga maggioranza dei giovani intervistati, la percezione di una “distrazione strutturale” delle Istituzioni nei loro confronti, legata alla continua rincorsa alle emergenze che sembra condizionale i principali processi decisionali nostro Paese (il debito pubblico, gli squilibri territoriali, la perdita degli asset strategici, l’efficienza della Pubblica Amministrazione, la giustizia, la sicurezza interna e internazionale…), lasciando in secondo piano la costruzione di direttrici strategiche e di prospettive per le giovani generazioni.

Gli intervistati sembrano quindi affermare che se la società non accorda ai giovani la possibilità concreta – e non soltanto enunciata – di credere nella propria autorealizzazione, non potranno certo essere loro i protagonisti di un cambiamento e di una rinascita sociale che, seppur necessaria, non riescono a determinare; non saranno certo loro a dare al Paese nuove energie e nuovi cittadini, se continueranno a rischiare di rimanere intrappolati in una gabbia sociale che distilla le opportunità anziché includere, distribuire e consentire a tutti una piena realizzazione del proprio potenziale.

In questa prospettiva, la centralità della situazione occupazionale, e segnatamente di un lavoro stabile e capace di garantire autonomia e autosufficienza economica, in più occasioni emersa come pre-condizione irrinunciabile nel percorso di emancipazione verso la vita adulta, assume un significato ancora più rilevante, considerando come l’ingresso nel mondo del lavoro costituisca per un’ampia maggioranza dei giovani italiani una fonte di preoccupazione anziché il naturale prolungamento o luogo di riconoscimento e valorizzazione delle abilità e delle competenze acquisite. Non si tratta dunque di indolenza, di scarsa disponibilità ad impegnarsi o ad affrontare le “normali condizioni” del lavoro (turni, festività, distanza dal luogo di residenza): il Rapporto restituisce infatti una narrazione dei giovani del tutto antitetica rispetto a quella dei “fannulloni” troppo spesso veicolata – forse strumentalmente, forse inconsapevolmente – dalle imprese, dai media o da soggetti iper-tutelati: una narrazione che finisce per nascondere le difficoltà strutturali di un sistema-Paese ancora non sufficientemente capace di cogliere in pieno l’emergenza generazionale e di riformare, quindi, logiche, regole e priorità, per restituire ai giovani quelle prospettive e quelle garanzie di cui hanno estremo bisogno per divenire finalmente protagonisti e traino del futuro dell’Italia.

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