Svizzera. Una conferenza internazionale alla ricerca della pace tra Russia-Ucraina

BERNA, 15 giugno. Comincia oggi in Svizzera l’attesa conferenza di pace per l’Ucraina, con i leader e i ministri di una novantina di Paesi di Asia, Africa, Europa, Medio Oriente e America Latina che si riuniscono (anche domani) al Bürgenstock, un resort sulle alture sopra Obbürgen, nel Canton Nidvaldo, nella zona centrale del Paese helvetico. Hanno anche annunciato la propria partecipazione delegazioni dell’Unione europea, delle Nazioni Unite, dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), del Consiglio d’Europa, della Santa Sede e del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli.

Ampiamente prevista, invece, l’assenza della Russia, che ha da tempo dichiarato pubblicamente di non volere partecipare all’incontro. Ma non ci sarà nemmeno la Cina, la quale tuttavia ha una sua proposta per la pace, più vicina alle posizioni di Mosca.

L’auspicio è che la conferenza possa gettare le basi per un negoziato che metta finalmente a tacere le armi in una guerra che ha già causato centinaia di migliaia di morti e feriti ed è costata centinaia di miliardi di euro. Lo scopo della riunione, infatti, è quello di costruire «una visione comune» su temi quali la sicurezza nucleare, la sicurezza alimentare e gli aspetti umanitari come base programmatica per una futura nuova conferenza, alla quale si auspica la partecipazione anche di Mosca. Un vertice che mira a trovare percorsi verso una pace giusta e duratura per l’Ucraina, basata sul diritto internazionale e sulla Carta delle Nazioni Unite, un possibile quadro per raggiungere questo obiettivo e una tabella di marcia su come fermare l’aggressione in atto.

Un percorso che però parte tutto in salita. Ieri il presidente russo, Vladimir Putin, in una riunione con gli alti funzionari del ministero degli Esteri di Mosca, ha infatti dettato le condizioni «per una proposta di pace», che presuppone che le truppe di Kyiv si ritirino da quattro regioni ucraine — Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, quelle parzialmente occupate dai militari russi — e la rinuncia dell’Ucraina di entrare a fare parte della Nato. Una proposta che Kyiv ha subito rispedito al mittente. Le richieste avanzate dal presidente russo per sedersi a un tavolo e negoziare la pace nel conflitto in Ucraina «offendono il buon senso», ha dichiarato Mykhailo Podolyak, il consigliere presidenziale ucraino.

Anche Stati Uniti e Nato hanno categoricamente respinto le condizioni poste dal leader del Cremlino. «Non è una proposta di pace, è una proposta di maggiore aggressione e maggiore occupazione», ha risposto in una nota il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.

Nell’idea iniziale, e negli auspici di Kyiv in particolare, al centro della riunione svizzera doveva esserci una formula di pace in dieci punti presentata dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, alla fine del 2022.

Il protagonista del summit sarà comunque Zelensky, che già al G7 in Puglia ha ottenuto importanti risultati sul piano dell’appoggio internazionale. Oltre ai 50 miliardi di aiuti da finanziare con gli interessi maturati dalle proprietà russe “congelate” in Occidente e alle nuove sanzioni contro le aziende che aiutano la Russia, il leader ucraino ha incassato la firma del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden (che però non sarà in Svizzera), sull’Ukraine bilateral security agreement, un accordo che garantisce per dieci anni il supporto di Washington all’alleato e che rappresenta il primo passo per condurre Kyiv nell’Alleanza atlantica.

La richiesta principale di Zelensky è il ritiro delle truppe russe dall’intero territorio dell’Ucraina, compresa la Crimea. Una posizione a cui non rinuncia, ma che non dovrebbe figurare nel documento finale e in sostanza neppure nei colloqui al Bürgenstock.

Il vertice in Svizzera si svolge mentre le forze russe stanno ulteriormente guadagnando territorio nell’Ucraina orientale e nordorientale, estendendo il controllo che hanno già su circa un quarto del Paese. Nelle ultime ore sono stati segnalati pesanti bombardamenti sulla regione di Sumy, che hanno provocato vittime civili. Lo ha riferito l’amministrazione militare locale, precisando che le comunità prese di mira sono Khotyn, Yunakivka, Myropillia, Krasnopilia, Velyka Pysarivka, Esman, Shalyhyne e Shostka.