Truth. Talk-show, opinioni, social: dov’è la verità?

GIULIANO VIGINI

A leggere i giornali o ad ascoltare i dibattiti televisivi, sembra che le parole abbiano perso il loro significato autentico e acquistino il significato che viene loro di volta in volta attribuito. Chi legge o ascolta non sa più a chi credere e si domanda: qual è la verità?

Ammettiamo pure che a volte siano le persone stesse che pronunciano parole che creano equivoci e ingenerano confusione. Perché magari usano mezze parole, che dicono e non dicono con chiarezza ciò che vogliono comunicare, oppure usano termini concettualmente o linguisticamente ambigui, che fanno pensare al contrario di quello che si intendeva o comunque si prestano ad essere interpretati in modo diverso.

In genere, tuttavia, quando le parole sono chiare, c’è proprio la volontà di leggerle come meglio fa comodo, manipolandole o rendendole ambigue ad arte: ad esempio, quando le si estrapola da un contesto o da un discorso più ampio e, isolate, assumono un altro significato.

Qui allora sorge il grande problema: le parole, nella babele attuale delle lingue, diventano una barriera di dubbi e sospetti che impediscono l’incontro con la verità. Ormai sembra che non ci sia più alcuna certezza di nulla e che qualunque fatto sia opinabile e valutabile in modo opposto. Perfino i dati e i numeri che, se veritieri, dovrebbero essere riconosciuti da tutti, non sono mai gli stessi. Ognuno propone i propri e questo vuol dire che la realtà può essere tradita o modificata a piacere, in qualunque momento e in qualunque modo; che conta soltanto quello che individualmente si crede (o si fa finta di credere) essere vero. Non contano più nemmeno le “autorità” costituite per diffondere di volta in volta i dati reali delle situazioni: non si crede più nemmeno a loro oppure tutto viene “interpretato” in modo che la realtà risulti diversa da quella che è.

Allora, quando di fronte a una realtà acclarata si replica che è tutto falso o che c’è stato un fraintendimento (“Sono stato frainteso”), molti restano confusi e impotenti a controbattere, perché non hanno le conoscenze informative e gli strumenti intellettuali per elaborare con metodo un ragionamento compiuto e, di conseguenza, anche stabilire dove sta la ragione e dove si annida il torto. Alla fine, il risultato è che la verità scompare o si annebbia, e questa è certamente una disgrazia.

Questo fintanto che non è entrata in campo l’intelligenza artificiale. Che ha moltiplicato il falso ed è diventata per molti, adolescenti e non, la fabbrica manipolatoria di false notizie e di false immagini, concepite per odio o semplicemente per gioco, diffuse sul web, a scapito non solo della verità, ma anche della dignità e della libertà.

Quando questo accade, si dovrebbe rapidamente attivare un allarme rosso nelle istituzioni per porre un argine giuridico e sanzionatorio, ma anche un lavoro preventivo di formazione all’etica della responsabilità nell’uso dei mezzi odierni. Perché se da un lato non si potrà mai eliminare del tutto la stupidità umana (quella che, per citare Ernest Renan, è la più adatta a dare un’idea dell’infinito), dall’altro, non ci si può rassegnare a perdere anche quel briciolo di umanità e di civiltà che ci è rimasto e quindi combattere tutto ciò che contribuisce a renderci più inautentici e meno liberi.

In Rivista Vita e Pensiero, 06 aprile 2024

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