Human Rights Wacth. Report 2024

Da Gaza all’Ucraina e al Sudan, il 2023 è stato un “anno terrificante” per i diritti umani, che si sono ulteriormente deteriorati in tutto il mondo.

Lo afferma Human Rights Watch nel suo rapporto annuale pubblicato oggi e presentato all’Onu. Nel documento di oltre 700 pagine che passa in rassegna quasi 100 Paesi, l’organizzazione cataloga “immani sofferenze” causate dalla guerra tra Israele e Hamas, da quella tra i due generali rivali in Sudan, o dal proseguimento dei conflitti in Ucraina, Birmania, Etiopia e Sahel.

Nel rapporto si afferma che il 2023 “è stato un anno terrificante non solo per la repressione dei diritti umani e le atrocità in tempo di guerra, ma anche per la rabbia selettiva dei governi e della diplomazia transazionale”. Questi comportamenti mandano “il messaggio che la dignità di alcuni merita di essere tutelata, ma non quella di tutti, che alcune vite valgono più di altre”, ha detto ancora la direttrice esecutiva di Human Rights Watch parlando di “ipocrisia”. L’ipocrisia degli occidentali “che chiudono un occhio davanti alle violazioni dei diritti umani, a livello nazionale o internazionale, solo per promuovere i propri interessi”. Il rapporto critica in particolare l’Unione Europea, la cui “priorità in politica estera nei confronti dei vicini del sud resta quella di contenere a tutti i costi le partenze dei migranti verso l’Europa, perseverando in un approccio fallimentare che ha evidenziato l’erosione degli impegni del blocco nei confronti dei diritti umani”.

E nel mirino di questo “doppio standard” è anche la differenza tra la “condanna rapida e giustificata” da parte di molti paesi degli attacchi di Hamas del 7 ottobre e le risposte “molto più contenute”, in particolare da parte di Usa e Ue di fronte al bombardamento israeliano di Gaza. Oppure l’assenza di condanne nei confronti dell’intensificazione della repressione in Cina, in particolare nello Xinjiang e in Tibet. In questo contesto, Hrw descrive un sistema internazionale di diritti umani “sotto minaccia”. Ma Hassan sottolinea anche come “abbiamo visto anche che le istituzioni possono mobilitarsi per resistere e lottare”, riferendosi in particolare al mandato d’arresto emesso dalla Corte penale internazionale contro il presidente russo Vladimir Putin.

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