Violenze dei coloni contro i palestinesi. La denuncia delle ong israeliane per i diritti umani

BEATRICE GUARRERA

«Dopo le atrocità di Hamas del 7 ottobre, i coloni hanno sfruttato la mancanza di attenzione pubblica nei confronti della Cisgiordania, così come l’atmosfera generale di rabbia contro i palestinesi, per intensificare la loro campagna di attacchi violenti nel tentativo di trasferire le comunità palestinesi. Durante questo periodo, non meno di tredici comunità di pastori sono state sfollate. Molti altri rischiano di essere costretti a fuggire nei prossimi giorni, se non verranno presi provvedimenti immediati».

A denunciare questi fatti è un comunicato congiunto, datato 29 ottobre, di diverse ong per i diritti umani e della società civile israeliana. Tra i firmatari più noti, Amnesty International Israel, Association for Civil Rights in Israel, B’Tselem, Breaking the Silence, Combatants for Peace, Rabbis for Human Rights, The School for Peace in Wahat al-Salam Neve Shalom. Ad oggi, il numero di villaggi spopolati, secondo l’ong israeliana B’Tselem, ha raggiunto quota 16, per un totale di oltre 874 persone, di cui 320 minori. Il territorio interessato è soprattutto quello delle colline a sud della città di Hebron (nella parte meridionale della Palestina) inclusa l’area designata come zona militare 918, nella quale è impossibile ottenere nuovi permessi per costruire.

Le associazioni hanno denunciato a più riprese un clima di violenze quotidiane, «perpetrate da coloni con il sostegno dell’esercito».

Di giorno e di notte, secondo quanto documentato dalle organizzazioni, coloni armati sono entrati nelle case dei residenti dei villaggi palestinesi, li hanno aggrediti e hanno requisito i loro telefoni cellulari per impedire di documentare i fatti. Hanno distrutto sistemi di energia solare e contenitori d’acqua, rubato bestiame. Nel villaggio di Khirbet Susiya alcuni coloni avrebbero anche minacciato di uccidere i residenti, se non se ne fossero andati entro un breve periodo.

Le violenze nei territori palestinesi, scaturite sulla scia della guerra in corso, si inseriscono però in un quadro più ampio che dura da decenni. Soprattutto nelle colline a sud di Hebron, nell’area di Masafer Yatta, la vita per i palestinesi è talmente dura, che spesso vengono spinti ad abbandonare le loro case e la loro terra apparentemente di propria iniziativa. Da una parte le autorità impongono restrizioni estreme alla costruzione e allo sviluppo in queste comunità e vietano loro di allacciarsi alle reti elettriche e idriche; ufficiosamente, i coloni attuano una violenza sistematica contro le comunità, allontanando i pastori, limitando l’accesso alle fonti d’acqua e invadendo i pascoli. Non mancano inoltre aggressioni fisiche e verbali, anche ai minori che tentano di recarsi a scuola.

Per questo, negli anni, sono diverse le associazioni che hanno organizzato una presenza stabile di volontari internazionali, per proteggere pacificamente e documentare tali aggressioni. Tra queste, opera dal 2005 in Palestina anche Operazione Colomba, corpo non violento di pace dell’Associazione Giovanni XXIII , fondata mezzo secolo fa da don Oreste Benzi.

Anche nei confronti dei coloni israeliani si sono contate nel tempo aggressioni da parte palestinese, sfociate in violenza e morti. Uno degli ultimi episodi risale allo scorso giugno, quando quattro coloni sono stati uccisi e altri quattro feriti nei pressi dell’insediamento di Eli, nel nord di Ramallah. L’attacco, ad opera di un gruppo armato palestinese, è avvenuto all’ingresso di un ristorante, in una stazione di servizio sulla Route 60.

Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari nei territori palestinesi occupati (Ocha), nel 2022, 849 incidenti che hanno coinvolto coloni hanno provocato vittime palestinesi e/o danni alla proprietà. Si tratta del numero più alto mai registrato dall’inizio del monitoraggio del 2006.

Di questi incidenti, 621 hanno provocato danni, 124 hanno provocato vittime e 104 hanno provocato entrambi. In particolare, durante la stagione 2022 della raccolta delle olive, sono stati segnalati molti casi di violenza, furto e distruzione commessi da coloni contro i palestinesi. Anche quest’anno, con la stagione 2023 della raccolta delle olive, si sono verificate aggressioni ai contadini palestinesi, aggravate dal clima di odio della guerra in corso.

in L’Osservatore Romano, 15 novembre 2023