Più morti di clima che di Covid. Qualcuno ascolti l’appello del papa

GIORGIO PARISI, Nobel per la fisica

Sono molto lieto di essere qui a commentare l’esortazione apostolica Laudate Deum: è un intervento estremamente necessario visto che i governi se ne infischiano del cambiamento climatico e che la voce di quelli che sostengono l’importanza di combatterlo è una voce che grida nel deserto. L’esortazione apostolica si rivolge non solo ai fedeli ma a tutte le persone di buona volontà, perché, come dice spesso il Papa, nessuno può salvarsi da solo.

L’esortazione comincia riportando una serie impressionante di fatti basati sulla scienza: il Papa descrive accuratamente la situazione, utilizzando i documenti dell’Ipcf che sono le migliori sintesi scientifiche sull’argomento. Questo incipit scientifico può sembrare strano in un documento papale, ma il Papa ne spiega subito il motivo: «Sono costretto a fare queste precisazioni, che possono sembrare ovvie, a causa di certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica». Alla fine di questa precisa disamina il Papa conclude: «Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti. Nessuno può ignorare che negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni estremi, frequenti periodi di caldo anomalo, siccità e altri lamenti della terra».

Viene sollevato un punto molto importante. Qualche volta si vedono ondate di freddo, enormi nevicate, eventi che vengono usati per «porre in ridicolo chi parla di riscaldamento globale», ma che «sono solo espressioni alternative della stessa causa: lo squilibrio globale causato dal riscaldamento del pianeta». È controintuitivo, ma la spiegazione è semplice: sappiamo che i poli si scaldano molto più dell’equatore a causa di grandi masse d’aria calda che vanno dall’equatore verso i poli e che sono controbilanciate da grandi masse di aria fredda che fanno la strada inversa; dove passano queste masse d’aria abbiamo eventi estremi: caldo equatoriale o gelo polare, a seconda dei casi.

Giustamente il Papa esorta: «Poniamo finalmente termine all’irresponsabile presa in giro che presenta la questione come solo ambientale, “verde”, romantica, spesso ridicolizzata per interessi economici. Ammettiamo finalmente che si tratta di un problema umano e sociale in senso ampio e a vari livelli. Per questo si richiede un coinvolgimento di tutti». È sotto gli occhi di tutti che i poveri soffrono degli effetti del cambiamento climatico molto più dei ricchi. Durante questa torrida estate coloro che avevano l’aria condizionata stavano relativamente bene; gli altri stavano nei guai e, se vecchi o malandati in salute, a volte morivano. Si stima che l’anno scorso in Italia ci siano stati diciottomila morti dovuti alle ondate di caldo e probabilmente quest’anno ne avremo più di ventimila, il doppio circa dei morti da Covid.

Bloccare il cambiamento climatico con successo richiede uno sforzo mostruoso da parte di tutti. È un’operazione che ha costi colossali, non solo finanziari e sociali, con ripercussioni che incidono sulle nostre esistenze. Il Papa sottolinea bene che in qualche modo bisogna procedere in maniera equa e solidale tra tutti i Paesi: ci ricorda che «le emissioni pro capite negli Stati Uniti sono circa il doppio di quelle di un abitante della Cina e circa sette volte maggiori rispetto alla media dei Paesi più poveri, e che un cambiamento diffuso dello stile di vita irresponsabile legato al modello occidentale avrebbe un impatto significativo a lungo termine. Così, con le indispensabili decisioni politiche, saremmo sulla strada della cura reciproca».

«Gli sforzi delle famiglie per inquinare meno, ridurre gli sprechi, consumare in modo oculato, stanno creando una nuova cultura. Il semplice fatto di cambiare le abitudini personali, familiari e comunitarie alimenta la preoccupazione per le responsabilità non assolte da parte dei settori politici e l’indignazione per il disinteresse dei potenti. Va notato quindi che, anche se ciò non produce immediatamente un effetto molto rilevante da un punto di vista quantitativo, contribuisce a realizzare grandi processi di trasformazione che operano dal profondo della società».

L’Africa è spesso citata nel documento come un continente con tantissimi problemi. Ritengo che proprio qui si veda il fallimento degli sforzi di combattere il cambiamento climatico. In Africa c’è tantissimo sole e i pannelli solari sarebbero estremamente efficienti, ma non ci sono le risorse per passare massicciamente al solare ed esportare l’energia in eccesso. C’è la necessità di un colossale piano di investimenti, anche a fondo perduto, per costruire fonti di energia rinnovabile nei Paesi in via di sviluppo: solo in questo modo si può pensare a una crescita economica che non danneggi il clima. In parallelo è fondamentale migliorare l’educazione di tutti, ma specialmente l’educazione femminile che molto spesso in questi Paesi è trascurata. Facendo così eviteremmo nei prossimi decenni un’ondata migratoria di centinaia di milioni di persone. Servono risorse enormi che non stiamo stanziando: evidentemente non ci rendiamo conto che in un mondo fortemente interconnesso non possiamo lasciare andare a ramengo un continente senza poi non soffrirne amaramente le conseguenze.

Vorrei chiudere sottolineando una frase che mi ha molto colpito: «Sono passati ormai otto anni dalla pubblicazione della Lettera enciclica Laudato si’ (…). Ma, con il passare del tempo, mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura». Penso che il Papa abbia in mente le guerre, quella armata con Russia e quella commerciale con la Cina, e che la rottura potrebbe essere una guerra nucleare.

Per bloccare efficacemente il cambiamento climatico abbiamo bisogno di un’umanità solidale ma questa solidarietà non può esistere in un mondo funestato dalle guerre. È assolutamente necessario arrestare questo sgretolarsi e allontanarci dal punto di rottura.

in “La Stampa” del 7 ottobre 2023

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