L’Esortazione del Papa Laudate Deum: Un grido di denuncia da ascoltare prima che sia troppo tardi

CARLO PETRINI

Ieri, 4 ottobre 2023, giorno in cui ricorre la festa di San Francesco d’Assisi, è stata pubblicata la sesta Esortazione di Papa Francesco: «Laudate Deum», a tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica.

Qualche settimana fa lo stesso Bergoglio preannunciò l’uscita di questo documento descrivendolo come un vero e proprio aggiornamento dell’Enciclica Laudato sì – giunta ormai all’8° anniversario.

Ebbene sì, sono passati 8 anni dalla pubblicazione di quel messaggio politico, ambientale e sociale dalla portata strabiliante. Un documento rivoluzionario che ha posto le basi per quello che si è dimostrato essere l’ultimo incontro significativo delle Nazioni Unite in tema di contrasto alla crisi climatica, ovvero la Cop 21 di Parigi (dicembre 2015).

Dall’accordo di Parigi in poi abbiamo potuto assistere a una mancata operatività a livello globale e una scarsa presa di posizione sul piano politico nella lotta al cambiamento climatico. Nel frattempo lo sconquasso ambientale ha intensificato i suoi effetti distruttivi. Ecco che nella Laudate Deum Papa Francesco prende una netta posizione nel constatare la gravità e l’urgenza della situazione in cui viviamo.

Da un lato il Santo Padre con questa esortazione vuole dunque riaffermare i principi della Laudato si’, senza risparmiare diverse sollecitazioni alla comunità politica internazionale per un vero cambio di passo; dall’altro inserisce due elementi di forte incisività.

In primo luogo vi è una forte condanna di ogni negazionismo; e quindi la presa d’atto che affidarsi alla tecnocrazia per minimizzare o, peggio ancora, per offuscare gli effetti del cambiamento climatico, è perdente. Come sostiene Francesco, risulta del tutto controproducente deresponsabilizzare l’attività antropica avallando tesi che reputano inevitabile il susseguirsi di periodi di raffreddamento e di riscaldamento. Oggi siamo alle prese con dei cambiamenti che viaggiano a una velocità inedita e la cui frequenza e repentinità continuano a mettere in ginocchio un territorio dopo l’altro. Risulta ormai fin troppo evidente che siano le nostre stesse attività a spingere il genere umano verso il baratro.

In secondo luogo troviamo una forte legittimazione di quel protagonismo diffuso della società civile (in tutte le sue forme, comprese quelle più radicali) che si batte per una vera giustizia ambientale (e quindi sociale). Si tratta di una difesa dichiarata di quelle realtà che nascono dal basso, presa con la consapevolezza che questo tipo di mobilitazione diffusa può generare dei cambiamenti virtuosi: «Ricordare che non ci sono cambiamenti duraturi senza cambiamenti culturali, senza una maturazione del modo di vivere e delle convinzioni sociali, e non ci sono cambiamenti culturali senza cambiamenti nelle persone» (Laudate Deum, 70).

Da questo punto di vista, è emblematica la metafora con cui lo stesso Francesco ha avvalorato, durante un suo intervento, le azioni virtuose delle società civile: paragonandola al cambio dello stato fisico dell’acqua, la quale, attraverso la somministrazione di calore, arriva allo stadio dell’ebollizione generando un movimento dal basso verso l’alto.

Per certi aspetti la tenacia e la caparbietà di quest’uomo sono non solo straordinarie, ma politicamente ed eticamente rappresentano un grido di denuncia che non può rimanere inascoltato. Anche perché i tempi della conversione ecologica, della governance internazionale virtuosa, delle scadenze istituzionali planetarie (come le Cop) rischiano di diventare troppo lunghi rispetto al disastro annunciato. Occorre quindi un cambio di passo, senza il quale già molti problemi di equilibrio ecosistemico sono irrimediabilmente compromessi.

Con la Laudate Deum Papa Francesco fornisce una fotografia di un periodo passato senza risultati consistenti. Nel farlo si dimostra ancora una volta l’unica voce, a livello globale, in grado di descrivere lucidamente i tempi che stiamo vivendo, senza perseguire alcun tipo di interesse se non quello per la cura della nostra casa comune.

Personalmente mi unisco alla speranza del Santo Padre che rivolge verso l’imminente Cop28 di Dubai (30 novembre-12 dicembre). Questa assise potrebbe essere una delle ultime grandi occasioni di cui la comunità internazionale dispone per correre ai ripari. Rimango comunque convinto che l’augurio più grande che in questo momento si possa fare a tutta l’umanità è che questa esortazione di Bergoglio possa venire accolta nella vita e nella quotidianità del maggior numero di persone.

in “La Stampa” del 5 ottobre 2023

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