Nel mondo 170 conflitti. E la pace?

Davvero oggi, 21 settembre, è la Giornata internazionale della pace? Davvero oggi si celebra questa ricorrenza istituita dall’Onu nel 1981? Perché a guardarsi intorno non si direbbe affatto. L’ombra lunga dei conflitti divampa e perdura in numerose parti del mondo — l’Uppsala Conflict Data Program ne conta oltre 170 in atto — ed è come se le tessere di quella «terza guerra mondiale a pezzi» così spesso citata da Papa Francesco si stessero unendo tra loro, fino a comporre un unico mosaico di morte e distruzione.

Per la Giornata odierna, l’Onu ha chiesto di osservare 24 ore di non violenza e di cessate-il-fuoco, perché «mai il nostro mondo ha avuto più bisogno di pace». Qualcuno accoglierà questa richiesta? Eppure quello alla pace è un anelito che alberga nel cuore di tutti popoli, in conflitto e non, perché la guerra non è fatta solo di bombe e proiettili, ma è anche di devastazione, povertà, fame e sfollamenti disperati di innocenti.

Di fronte a una logica del conflitto bisogna però rispondere con una cultura della pace che non va solo invocata, bensì anche praticata. Non a caso, il tema dell’odierna ricorrenza Onu è “Azioni per la pace: la nostra ambizione per i #GlobalGoals”. Una chiamata ad agire che riconosce la nostra responsabilità individuale e collettiva nel promuovere la riconciliazione a tutti i livelli. La pace, infatti, parte dal basso, dai piccoli gesti quotidiani, è un “artigianato” basato sul dialogo e sulla speranza. E proprio alla speranza somiglia: magari arriva all’ultimo, però arriva sempre. (isabella piro)

in L’Osservatore Romano, 21 settembre 2023

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