Immigrazione. Indicazioni aperturiste del Governo

KARIMA MOUAL

Toc toc, ci hanno ripensato. Altro che sostituzione etnica, blocco navale, sono troppi e gli immigrati ci rubano il lavoro. Il governo Meloni apre al più importante decreto flussi per far largo all’arrivo di nuovi immigrati. Quasi 500 mila in tre anni, e con un ventaglio più ricco di mansioni da coprire. Sempre più badanti ma frontiere aperte anche per idraulici, elettricisti, autisti. Lavoratori stagionali ma anche a tempo indeterminato. Si confermano infatti per il lavoro autonomo e subordinato non stagionale i settori dell’autotrasporto merci per conto terzi, dell’edilizia, turistico-alberghiero, della meccanica, delle telecomunicazioni, dell’alimentare, la pesca, della cantieristica navale.

Siamo di fronte al più imponente decreto flussi che però viene approvato a sorpresa e in sordina. Giorgia Meloni silenziosa e defilata insieme al Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Certo, come biasimarli d’altronde; è complicato metterci la faccia per spiegare al proprio elettorato la verità: di immigrati ne abbiamo bisogno e ne abbiamo bisogno come l’aria, proprio per coprire mansioni e lavoro che c’è, ma in un Paese in cui non c’è abbastanza manodopera per portarlo a termine e per non finire seppellite dal calo demografico.

E allora, andiamo ai fatti: per il triennio 2023 – 2025 il governo prevede complessivamente 452.000 ingressi, rispetto a un fabbisogno rilevato di 833.000 unità.

Inoltre, il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto flussi integrativo al decreto del presidente del Consiglio dei ministri 29 dicembre 2022, relativo alla programmazione transitoria dei flussi d’ingresso legale in Italia dei lavoratori stranieri per l’anno 2022, avendo preso atto – spiegano- che le domande d’ingresso per lavoro sono risultate in eccesso rispetto alle quote autorizzate. Nel decreto integrativo si prevede dunque una quota aggiuntiva pari a 40.000 unità, interamente destinata agli ingressi per lavoro stagionale nei settori agricolo e turistico-alberghiero, a valere sulle domande già presentate nel click-day del marzo scorso. Coldiretti applaude e ringrazia anche perché un prodotto su quattro viene raccolto da mani straniere con 358mila lavoratori provenienti da ben 164 Paesi diversi che sono impegnati nei campi e nelle stalle fornendo più del 30% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore.

Alcune quote di questi ingressi saranno poi riservate a Marocco, Tunisia, Costa D’Avorio. Paesi di origine ma anche di transito che hanno stretto accordi con l’Italia per il contrasto all’immigrazione clandestina e per la riammissione di chi arriva in Italia illegalmente.

Una vera svolta, che porta a casa anche la soddisfazione delle categorie produttive (Ah, se solo venissero ascoltate di più) ma che di certo cozza con la narrazione deleteria dell’ascesa fino all’arrivo al governo di Fratelli d’Italia in buona compagnia con la Lega di Salvini, con la martellante narrazione dell’immigrazione da contrastare a tutti i costi, e non solo quella illegale. Basti ricordare le barricate fatte come opposizione al primo accenno di un decreto flussi, sanatoria o facendo un passo ancora più avanti verso chi vive e nasce in Italia, con la legge sulla cittadinanza.

Come potremmo dimenticare il racconto che si è fatto e, in maniera schizofrenica, si continua a fare, sempre contro ogni dato demografico ed economico, di un’Italia e un’Europa prossima alla vecchiaia e al declino senza una rivitalizzazione di capitale umano che non può che essere rappresentato anche dai migranti. Mentre Giorgia Meloni aspetta che passi la nottata si fa avanti il ministro dell’agricoltura Lollobrigida: «L’Italia torna a programmare per dare risposte al mondo delle imprese che chiede manodopera, soprattutto nel comparto dell’agricoltura, e, allo stesso tempo, per fronteggiare l’odioso fenomeno della tratta di esseri umani da parte di scafisti senza scrupoli che in questo modo concedono braccia ai caporali che sfruttano chi arriva in Italia». No, non è un ministro del Pd a parlare, solo che bisognerà ricordargli che in questi anni, chi si è occupato seriamente e senza ideologie del tema immigrazione ha sempre chiarito che senza una finestra di legalità e cioè di flussi regolari, sarebbe difficile fermare quelli irregolari. Posizioni queste osteggiate, ridicolizzate e strumentalizzate nella costruzione di una narrativa di un’Italia pronta a essere invasa da orde di immigrati. Niente flussi, niente immigrati, se sono poi africani o musulmani ancora peggio quindi meglio andare in Argentina a recuperare qualche antenato. E infine natalità, natalità e ancora natalità Made in Italy.

Ma a voglia di promuovere politiche sulla natalità, al fine di avere solo cittadini e lavoratori italiani doc, a chiudere i confini da un’invasione immaginaria. A minacciare attacchi a identità italiche. Non funziona così. Non funziona se si vuole governare un Paese. E allora, probabilmente, la “realtà” avrà bussato prepotentemente alla porta della presidente del Consiglio Giorgia Meloni: toc toc, arrivano gli immigrati. Lo so, è difficile da digerire e probabilmente non avrà ancora il coraggio di dirlo, ma lo facciamo noi. Ben arrivati.

in “La Stampa” dell’8 luglio 2023

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