Droga in Italia. Relazione annuale DCSA 2023

VINCENZO R. SPAGNOLO

Un carico di ceri votivi, con l’effigie di santi, parte dal Perù in un container con destinazione Italia. Il carico deve arrivare in Brianza, dove qualcuno lo aspetta. Non per devozione, visto che ogni cero contiene cocaina. Uno dei tanti escamotage (dai finti carichi di pellet a «tasche nascoste cucite dentro pelli di bovino grezze destinate ai conciatori») che affiorano dai racconti di investigatori esperti, come i tenenti colonnelli Antonio De Cristofaro e Andrea Azzolini o il vice questore della Polizia Giuliano Bruno, ufficiali di collegamento della Direzione centrale dei servizi antidroga in Perù, Repubblica dominicana e Spagna. Le loro testimonianze e i dati della relazione annuale della Dcsa, presentata ieri a Roma, confermano come il boom della “neve” nel nostro Paese non conosca sosta.

I sequestri di cocaina effettuati dalle forze dell’ordine nel 2022 ammontano infatti a 26,1 tonnellate, il 22% in più rispetto all’anno precedente (21,39), con un aumento esponenziale negli ultimi dieci anni, a partire dalle 4,9 tonnellate del 2013. «L’andamento è crescente, in Colombia c’è stato un aumento del 41% nella produzione, favorito da tecniche e processi sempre più raffinati – ragiona il generale della Guardia di Finanza Antonino Maggiore, attuale direttore della Dcsa -. E l’ultima stima parla di 850mila persone che fanno uso di cocaina» solo nel nostro Paese.

Pacchi via web nel post-pandemia. La relazione evidenzia una ripresa dei traffici nel post pandemia. I narcos si avvalgono di sistemi meno tracciabili per la consegna: dalle chat su internet, ai corrieri postali e commerciali, fino a piattaforme crittografate dove si può ordinare la sostanza richiesta. «Crescono la domanda e la produzione di coca e metanfetamina, con effetto eccitante», osserva il prefetto Vittorio Rizzi, vicecapo della Polizia e direttore centrale della polizia criminale. In generale, cocaina a parte, si registrano un calo complessivo dei sequestri di droga – 75 tonnellate contro le 92,8 del 2021 (-19%) – e dei numeri di operazioni (-10%) e di denunce all’autorità giudiziaria (-12%).

Da Gioia Tauro ai Balcani. La polvere bianca resta la regina del mercato: 7.400 operazioni hanno riguardato la cocaina, a fronte di 8.800 sulla cannabis, con 12mila denunce su un totale di 26.685. «Il porto calabrese di Gioia Tauro è un hub del narcotraffico– evidenzia Rizzi -, con l’80% di tutta la droga sequestrata alle frontiere marittime e più del 60% del totale delle sostanze. Ed è anche luogo di transito verso i Balcani». La rotta mediterranea prosegue con corrieri albanesi, serbi e montenegrini verso i porti balcanici e poi sul Mar Nero o sul Mar Egeo. In casa nostra, la ‘ndrangheta resta il big player del mercato, ma anche altre organizzazioni, dalla camorra a cosa nostra a quelle straniere, sono in grado di tessere reti planetarie, come se a operare ormai fosse una “macromafia” flessibile e glocal, con addentellati e basi ovunque.

Criptofonia e cyber piattaforme. I narcos usano tecnologie e cellulari all’avanguardia, con un forte «impiego della tecnologia crittografica, vero e proprio ostacolo allo sviluppo delle indagini». Gli inquirenti si affidano al controllo degli scali, all’analisi di rischio per l’individuazione dei container sospetti, al monitoraggio delle piattaforme informatizzate per spostare i carichi gli hub. Ma urge pure un «upgrade degli strumenti delle forze di polizia», per decrittare le piattaforme per le comunicazioni telefoniche e la messaggistica.

Oltre mille baby spacciatori. Nell’esercito dei manovali reclutati dai narco-boss, scende il numero dei cittadini stranieri denunciati (che restano comunque un terzo del totale, mentre sale in modo inquietante quello dei minorenni incriminati per droga: 1.126 nel 2022, il 14,8% in più rispetto all’anno prima), di cui 376 arrestati. Sono soprattutto adolescenti maschi, sui 14 anni, di nazionalità italiana (il 77%), ma crescono pure quelli di nazionalità straniera, 256 rispetto ai 175 del 2021.

In 50 anni 26.700 morti per overdose. I dati sui sequestri di Gbl e Ghb, stupefacenti liquidi usati come “droghe dello stupro”, continuano a destare «allarme sociale». E in Italia si continua a morire per le conseguenze dirette del consumo. Nel 2022 si sono contati 298 morti per overdose, due in più rispetto al 2021. A mietere più vittime è ancora l’eroina (127), seguita dalla cocaina (64) e dal metadone (22), per uno stillicidio quasi quotidiano di caduti che dal 1973, anno di inizio delle rilevazioni, ha visto perdere la vita ben 26.749 persone.

in Avvenire, 16 giugno 2023

Per saperne di più leggi la Relazione annuale 2023 della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno

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