Adolescenti. “Fear of Missing Out”. Ansie e paure tra i banchi di scuola

MAURIZIO SIGNORILE

«È un verbo latino?». Sulla lavagna i miei alunni si sono ritrovati l’acronimo FOMO e pochi di loro sanno cosa significhi. Laddove nessuno si pronuncia spiego che sta per “Fear of Missing Out”, espressione che esprime la paura di essere tagliati fuori, di perdersi qualcosa rimanendo a casa.

Già dai primi minuti di lezione è chiaro che, almeno sulla carta, se chiedo loro quanto sentano questo impellente desiderio, questo bisogno di uscire di casa per paura di perdersi cose importanti, nessuno si riconosce in questa definizione. Però i loro pomeriggi sono fatti di uscite con gli amici: «Prof, chiunque preferirebbe una buona compagnia alla solitudine», taglia corto un alunno.

Non tutti sono d’accordo però: c’è anche un sano desiderio di rimanere spesso soli a casa. Non sono gli unici a pensarlo, dato che, da una veloce ricerca online, scopriamo che esiste effettivamente anche il contraltare di questo stato di ansia, identificabile con la JOMO , “Joy of Missing Out”, la gioia di perdersi qualcosa. Se la prima sembra essere guidata dalla percezione del divertimento altrui tramite i social, la seconda pare scaturire dalla considerazione che proprio i social hanno amplificato tale percezione ma — questione già emersa in altre lezioni — non è detto che sia tutto vero.

La FOMO sembra prendere piede, dicono gli psicologi, ma per i miei alunni rimane ancora qualcosa che non appartiene loro. C’è qualcuno che non capisce neanche il senso di questa paura: la loro saggezza gli dice che «è inevitabile perdersi qualcosa». Addirittura c’è anche chi ci trova il paradossale lato negativo di un atteggiamento come questo: è vero che se non esci rischi di perderti qualcosa ma non è detto che sia tutto bello, «ad esempio se esci sempre hai più probabilità che ti colpisca un fulmine».

Calando come sempre il tema nell’abito scolastico ci chiediamo se oltre a una FOMO da “casa” esista una FOMO da “scuola”. Molti alunni non fanno mai assenze, li vedi ogni giorno seduti lì al proprio banco, hanno il terrore che a scuola accada qualcosa e loro possano perdersela: «Stai a scuola e ti annoi, non vieni per un giorno e succede di tutto», dice qualcuno; banalmente molti notano che «manchi un giorno e non capisci più le battute». Eccola, una ricaduta pratica di quell’essere tagliati fuori che magari i ragazzi non sentono come propria ma sotto sotto realizzano esserci in filigrana. Questa stessa percezione sembra quindi appartenere al mondo della scuola, anche se manca quel dettaglio determinante della questione che avrà un ruolo decisivo più avanti: la scelta! «Ti svegli la mattina e sai di dover andare a scuola, c’è poco da fare», chiosa rassegnata l’alunna.

Stringiamo ancora l’obiettivo e consideriamo se esiste anche una FOMO da “aula”. Forse sì, anche se, a detta dei miei alunni, può essere duplice: c’è chi esce spesso dalla classe “per stare tranquillo”, riposare il cervello in sostanza, mentre qualcun altro dice invece che per riaccenderlo, superando la noia, si esce dalla classe ed ecco che prende forma una sorta di FOMO da “corridoio”: per alcuni la vera scuola non è in aula, è nel corridoio, al bar, in giardino, nelle relazioni che li legano ad altre classi, ad altre situazioni certamente più ampie di un’angusta classe.

FOMO da casa, da scuola, da aula, da corridoio…è come se stessimo facendo apparentemente un ampio giro ma torniamo sempre al punto di partenza. Finché quell’alunno, non a caso grande, di Quinta, prossimo alle scelte grandi della vita, ha un’altra proposta interessante e, sotto quelli già proposti, scrive sulla lavagna un acronimo tutto suo: COMO . Noialtri ci guardiamo con espressioni interrogative finché lui non tira fuori la sua “Choose of Missing Out”. Il senso è questo: decidere cosa perdersi, cosa “non” fare, è più importante rispetto al decidere cosa fare; il volersi perdere qualcosa, magari per fare altro, avere il controllo e non farsi controllare dalle cose. Non subire il mondo, non scappare nemmeno da esso, neanche volerlo a tutti i costi controllare: la chiave è saper lasciare andare, un approccio molto maturo che mi stupisce di trovare nei miei ragazzi. È una sorta di serenità che spesso manca anche ai grandi e che dice di quanto un adolescente possa e debba farsi carico della scelta e in essa riesca magari a trovare la cura alle proprie ansie, siano esse motivate da paura che da godimento.

Dalla FOMO agli Hikikomori, da ‘o mare for a ‘o mare rint, in questi due numeri di #CantiereGiovani abbiamo trattato di un’ansia nascosta che sembra dettata da questa incapacità di scegliere che per i miei alunni è invece il punto fondamentale: consapevoli che le cose che decidiamo di perderci ci dicono chi siamo più di quelle che facciamo e ciò che scegliamo di non essere ci dirà più chiaramente chi vogliamo essere.

in L’Osservatore Romano, 21 aprile 2023

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