“Vite in disparte”. Allarme hikikomori, in Italia 54 mila adolescenti reclusi nelle loro stanze.

Esce oggi un primo studio di livello nazionale, promosso dal Gruppo Abele in collaborazione con l’Università della Strada e realizzato dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), con l’obbiettivo di definire una prima stima quantitativa attendibile dell’isolamento volontario nella popolazione adolescente. La ricerca ha coinvolto un campione di oltre 12.000 studenti e studentesse, rappresentativo della popolazione scolastica italiana fra i 15 e i 19 anni. Le proiezioni ci parlano di circa l’1,7% degli studenti totali (44.000 ragazzi e ragazze a livello nazionale) che si possono definire Hikikomori, mentre il 2,6% (67.000 giovani) sarebbero a rischio grave di diventarlo.

Il fenomeno tra gli adolescenti italiani

Il fenomeno è nato nel Sol Levante negli anni Ottanta e dal decennio successivo si è diffuso anche in America e in Europa. Oggi in Italia, secondo lo studio, “il 2,1% del campione di oltre 12mila studenti intervistato attraverso un questionario attribuisce a sé stesso la definizione di Hikikomori”, il che, “proiettando il dato sulla popolazione studentesca, permette di stimare che circa 54 mila studenti siano colpiti da questo fenomeno”.

“Il 18,7% – aggiunge Molinaro – afferma, infatti, di non essere uscito per un tempo significativo, escludendo i periodi di lockdown, e di questi l’8,2% non è uscito per un tempo da 1 a 6 mesi e oltre: in quest’area si collocano sia le situazioni più gravi (oltre 6 mesi di chiusura), sia quelle a maggiore rischio (da 3 a 6 mesi). Le proiezioni ci parlano di circa l’1,7% degli studenti totali (44.000 ragazzi a livello nazionale) che si possono definire Hikikomori, mentre il 2,6% (67.000 giovani) sarebbero a rischio grave di diventarlo”.

L’età più a rischio e le cause

L’età più a rischio per la scelta di ritiro è quella tra i 15 e i 17 anni, con un’incubazione delle cause già nel periodo della scuola media. I maschi sono la maggioranza fra i ritirati effettivi, ma le femmine si attribuiscono più facilmente la definizione di Hikikomori. Le differenze di genere influiscono anche sull’utilizzo del tempo: le ragazze sono più propense al sonno, alla lettura e alla tv, mentre i ragazzi ai giochi online.

Fra le cause dell’isolamento, assume un peso determinante il senso di inadeguatezza rispetto ai compagni mentre, contrariamente a quanto si possa ritenere, gli episodi di bullismo non sono fra le ragioni più frequenti della scelta. Altro dato parzialmente sorprendente riguarda la reazione delle famiglie, perché più di un intervistato su 4 ha dichiarato che i propri genitori avrebbero accettato la cosa apparentemente senza porsi domande.

Allegati

Comunicato stampa 02_03_2023210 KB – [PDF]

Hikikomori: indagine sul ritiro sociale volontario dei giovani italiani – a cura dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR911 KB – [PDF]

Vite in disparte – Guida alla lettura dei dati a cura di Leopoldo Grosso e Sonia Cerrai

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