Il profumo della libertà

LINDA LAURA SABBADINI

A 74 anni dalla Dichiarazione dell’Onu sui diritti umani, è doloroso dirlo, la maggioranza dell’umanità ne è ancora priva. Sappiamo quanto essi siano fondamentali e irrinunciabili. Quei diritti che permettono a ciascuno di noi di respirare il profumo della libertà. Libertà di pensare, di esprimere le proprie opinioni, di scriverle, di associarsi. Libertà di amare chi vogliamo. Libertà di vivere e morire con dignità. Libertà di stampa. Diritti sociali, che sono strettamente connessi a quelli civili. Diritto al lavoro, all’educazione, alla salute, ad una vita dignitosa. Dobbiamo creare le premesse dello sviluppo dell’eguaglianza dei diritti nel rispetto della differenza, della diversità. Un tema tanto caro alle donne insieme all’autodeterminazione.

In questo momento in cui negli Stati Uniti si approva la legge sui matrimoni tra persone dello stesso sesso, in Europa si affronta la questione del salario minimo e dei diritti sociali, in Francia e Portogallo si procede nel percorso per una legge sul fine vita, anche l’Italia deve avanzare sul fronte dell’ampliamento dei diritti. Dobbiamo aver chiaro che non è giusto togliere a chi non ha, come nel caso della manovra sul Reddito di cittadinanza o aumentare diseguaglianze tra lavoratori.

Dobbiamo creare lavoro, adottare misure per ridurre le diseguaglianze sociali, combattere il lavoro povero e lo sfruttamento, aumentare occupazione giovanile e femminile, investire su cultura e formazione. C’è un ulteriore elemento su cui riflettere proprio oggi, Giornata mondiale dei diritti umani.

Assistiamo in questi ultimi anni ad una offensiva a livello mondiale contro la democrazia, la libertà, la più grande dalla Seconda guerra mondiale. Un’offensiva che trova purtroppo sponda anche in settori di opinione pubblica occidentale e che è arrivata a colpire la stessa democrazia americana, con il tentato golpe di Capitol Hill nel gennaio 2021.

Qualcuno vuole dimostrare che si possa fare a meno della democrazia e della libertà, e che il totalitarismo sia il modo più efficiente per governare. E naturalmente coloro che lo sostengono hanno sistemi in cui le libertà politiche sono negate, i diritti civili e sociali sono calpestati, e in cui si concentrano le ricchezze ed i monopoli nelle mani di pochi oligarchi, con la totale assenza di controllo democratico, né possibilità di contrasto.

Ebbene, ci sono due questioni fondamentali che l’Europa e le democrazie devono perseguire. Devono mantenere il timone dritto e permanentemente vivificarsi con l’espansione dei diritti civili e sociali al loro interno. Ma al tempo stesso sostenere con coraggio tutti coloro che si battono contro regimi feroci e totalitari, gli iraniani, gli ucraini, i russi, i cinesi, i curdi, gli afghani.

Una grande luce di speranza ci viene dall’Iran, dove le donne rappresentano il principale motore di cambiamento, per il raggiungimento dei diritti umani. Hanno preso in mano il loro destino. Proprio dalle più oppresse della terra, a cui sono negati i diritti basilari, ridotte a schiave dei loro padri e mariti, violate nel corpo e nell’anima da uno dei peggiori sistemi patriarcali, colpite dai proiettili al seno ed alle parti intime, quale ulteriore segno di disprezzo, viene la determinazione ed il loro farsi protagoniste. Il perno della lotta per la libertà di un popolo intero.

Queste donne hanno accumulato nei secoli una forza incredibile e la sprigionano con la creatività che le caratterizza anche nelle situazioni più difficili. Le nostre sorelle iraniane sempre più istruite e determinate vinceranno. Sono il presente e il futuro di un grande meraviglioso Paese, che ha diritto a riscattarsi e a esprimere le sue potenzialità. E che potrà farlo solo ottenendo libertà e democrazia. Sono loro oggi le corifee, le guerriere dei diritti umani, dei diritti di tutti. “Donna, vita, libertà” è il loro grido di battaglia. Dobbiamo sostenerle. Loro cambieranno il mondo.

in “la Repubblica” del 10 dicembre 2022

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