Insegnare in Italia: formazione iniziale, stipendi, carriera, valutazione, rapporto alunni-docente

OPENPOLIS

Qualsiasi politica di contrasto della povertà educativa non può prescindere dal ruolo fondamentale svolto dagli insegnanti. Sono circa 700mila quelli che lavorano quotidianamente nelle scuole statali. A questi vanno aggiunti i 184mila docenti per i posti di sostegno. Abbiamo approfondito alcuni aspetti sul profilo e la condizione degli educatori nelle scuole italiane, anche nel confronto internazionale.

In maggioranza sono donne: nelle scuole dell’infanzia sono il 99,17%, alle superiori la quota scende a circa 2/3 del totale. Negli altri maggiori paesi Ue la tendenza alla disparità nei percorsi dei docenti, pur presente, è meno marcata.

Un altro aspetto che distingue il nostro sistema educativo da quelli europei è relativo all’età dei docenti. Gli insegnanti di almeno 50 anni in Italia nel 2019 erano – rispettivamente – il 58,12% nelle primarie e il 58,56% nelle secondarie. Ben al di sopra del dato tedesco (36 e 42%) e francese (23 e 33%). Ma le differenze si rilevano anche a livello locale: Cuneo, Udine e Brescia sono le province con più docenti giovani. Mentre in 7 province meno dell’1% degli insegnanti con contratto a tempo indeterminato hanno fino a 34 anni. Si tratta di Sassari, Messina, Caltanissetta, Catania, Nuoro, Siracusa e Cagliari.

Per saperne di più, attraverso una comparazione con i dati dei Paesi OCSE e una rappresentazione di grafici, sulla composizione di genere nei diversi livelli di scuola, sulle ore di lavoro, sull’età media, sul rapporto alunni-insegnanti, sugli stipendi, sulla formazione iniziale, sullo sviluppo di carriera, sulla valutazione, vedi il Report di Openpolis, Il ruolo centrale dell’insegnante nella comunità educante del 04 ottobre 2022