Il coraggio delle donne iraniane e la dovuta solidarietà del mondo libero

LINDA LAURA SABBADINI

“Donna, vita,libertà”, un bellissimo messaggio, forte e denso di significati. È lo slogan scandito dalle donne iraniane nelle manifestazioni in tante città italiane e del mondo. E anche dagli uomini. Ha un significato profondo, perché ricorda che non c’è vita senza libertà femminile. Narra più di ogni altro slogan quello che sta succedendo in Iran. La volontà di autodeterminazione delle donne che prorompe, che trascina tutti in un movimento di popolo per la difesa della vita e della libertà. Con alla testa le donne che non si piegano. È questa la caratteristica fondamentale dei movimenti delle donne e anche delle iraniane. Sono irresistibili, partendo da sé pongono al centro questioni vitali per la società intera, che riguardano la vita di tutti.

Questa volta, i cosiddetti guardiani della religione e della moralità non hanno trovato sguardi di uomini compiaciuti o semplicemente inerti, ma la loro rabbia e le loro pietre. Perché gli stessi iraniani e in particolare i giovani hanno capito che se progredisce la libertà delle donne saranno liberi tutti. Ricordiamocelo. La lotta delle iraniane è una battaglia globale. Si estende. Le donne sono sempre le ultime ad ottenere diritti e le prime a vederseli soppressi, basta pensare agli Stati Uniti. Vogliono decidere del corpo delle donne.

Le donne iraniane che affrontano senza paura il regime sono commoventi e ci pongono di fronte al dovere della solidarietà attiva. Loro ce lo chiedono con forza. “Italia dacci voce” urlavano nel corteo. Sì, dobbiamo dare loro voce in tutti i modi possibili. Con atti simbolici, come il taglio dei capelli, lanciato dalla Triennale di Milano e dal Maxxi di Roma. Con una mobilitazione permanente. Noi donne, con tutti i democratici e le persone libere di questo Paese. E dobbiamo essere solerti. Non possiamo lasciarle sole. Devono sentire il nostro sostegno, darà loro più forza nel combattere un regime teocratico crudele e senza scrupoli che ha quali sole armi la violenza e la morte.

Dobbiamo anche essere coscienti di assistere ad un fatto storico di assoluta rilevanza. Le donne sono alla testa di una grande mobilitazione popolare per la loro libertà, come tassello fondamentale per la libertà di tutti. Liberi dall’imposizione dei precetti di crudeli integralisti che fanno della loro lettura della religione legge dello Stato. Se solo la rivoluzione delle donne andasse avanti in Iran ci sarebbero conseguenze incalcolabili sull’intero Medio Oriente, sull’intero mondo musulmano, sulle donne e sugli uomini del mondo. E sullo stesso Occidente.

Anche su quegli strati di popolazione occidentale, che hanno dimenticato quanto siano fondamentali le conquiste di libertà, di laicità, di diritti che, a costo di immani sacrifici, di guerre e stragi di uomini e di donne, abbiamo conquistato, di come queste siano la prospettiva futura dell’umanità, non il suo passato. Quegli stessi che, impauriti dall’aggressività dell’integralismo islamista, figlio anch’esso della paura del contagio virale della libertà, hanno ceduto alla tentazione di rifugiarsi in un integralismo, nella sua essenza, più simile, che contrario, a quello degli integralisti religiosi.

Solo affrontando a viso aperto, con empatia, mai volgendo indietro lo sguardo, l’umanità è riuscita a conquistare stadi più avanzati di democrazia. Ce lo dicono oggi le donne e gli uomini iraniani che è nelle società libere, laddove tutti hanno riconosciuti i loro diritti, che vogliono vivere e progredire, non in enclave in cui il tempo è fermo al medioevo. Ci dicono che tornare indietro non si può, che le donne, la cui sofferenza muta è durata per millenni, in tutto il mondo, lo impediranno. L’ultimo velo é caduto.

in “la Repubblica” del 4 ottobre 2022

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