Manifestiamo per le prime elezioni climatiche

Attivisti Fridays for Future

Oggi, 23 Settembre il movimento per la Giustizia Climatica Fridays for Future scende in piazza in tutto il mondo e in oltre 70 città italiane. Scioperare è fondamentale, soprattutto ora. Queste sono le prime elezioni climatiche, ma anche le ultime, quelle che faranno la differenza. La differenza tra la vita e la morte di persone che abitano dentro e fuori dal nostro Paese, vittime di quelle che non sono tragedie dovute al maltempo, ma disastri annunciati. La differenza tra smettere di bruciare combustibili fossili subito e negare l’evidenza dei dati scientifici e delle comunità sofferenti. La differenza tra far pesare scelte poco lungimiranti sulle spalle di chi ora non arriva alla fine del mese e sostenere chi lavora e dalla crisi climatica non sta guadagnando.

Perché contano proprio queste elezioni? Perché abbiamo perso già troppo tempo in negazionismo e false promesse e la finestra temporale che abbiamo a disposizione per ridurre del 92% le emissioni di anidride carbonica (dati di Climate Analytics e Giudizio Universale) e quindi il riscaldamento globale, va sostanzialmente a coincidere con la durata di questa legislatura.

La comunità scientifica lo ripete da tempo: quando la temperatura terrestre sarà aumentata di oltre un grado e mezzo le conseguenze saranno ingestibili. Per questo dobbiamo restare sotto questa soglia. E dato che ancora si parla di 2100 e futuri lontani come se i danni non fossero già qui, è necessario scendere in piazza. Perché finora sono state le persone a porre l’attenzione sulle conseguenze della crisi climatica e a pretendere azioni concrete e saranno queste ora a dover lottare per il proprio presente, dato che oramai di questo si parla.

A mancare, infatti, non sono le soluzioni ma la volontà politica di metterle in atto. Le richieste che vengono portate in piazza sono chiare e sono quelle della nostra Agenda Climatica, che porta cinque punti chiave. Quello del lavoro, perché se peggiora il clima peggiora il lavoro e viceversa, quello del trasporto pubblico, perché una rete di trasporto fisicamente ed economicamente accessibile è fondamentale per ridurre inquinamento e migliorare la qualità di vita, quello dell’acqua pubblica, dato che il 42% dell’acqua viene persa dalla rete idrica. Senza dimenticare l’aspetto energetico: è ora, non fra cinque, dieci o vent’anni (gli stessi necessari ad ammortizzare il costo di un rigassificatore) il momento di puntare sulle comunità energetiche di rinnovabili (Cer) che potrebbero coprire il 50% del fabbisogno energetico italiano. Non possiamo aspettare per sbloccare i 1500 progetti di rinnovabili bloccati, né per tassare le grandi aziende che hanno moltiplicato gli utili grazie a speculazioni e alla guerra. Si tratta di mettere al centro le persone e non il profitto.

Non sono i giovani che non si occupano di politica, è la politica dei partiti che non sta coinvolgendo i giovani nel momento in cui decide della loro sopravvivenza. E chi non si sente rappresentato dovrebbe scendere in piazza con Fridays For Future perché la transizione può essere un’enorme opportunità per tutti e tutte per avere non solo un futuro vivibile, ma anche un presente migliore.

in “La Stampa” del 23 settembre 2022

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