Papa Francesco, “La lunga vita. Lezioni sulla vecchiaia”

VINCENZO PAGLIA

Da oggi in edicola con il «Corriere» e nelle librerie esce per Solferino «La lunga vita. Lezioni sulla vecchiaia» di Papa Francesco. Pubblichiamo qui uno stralcio dell’introduzione di Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita

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Papa Francesco ha voluto raccogliere la sfida spirituale della vecchiaia. Già da arcivescovo di Buenos Aires era intervenuto sul tema. Da papa ha sviluppato ancor più il suo insegnamento sulla vecchiaia sino a istituire un’apposita festa liturgica per celebrare la figura dei nonni. Ma è attraverso le presenti Catechesi che papa Francesco propone un aiuto più articolato e complessivo agli anziani — in particolare i credenti, ma non solo — perché affrontino questa ultima età della vita come un tempo di grazia, un tempo opportuno, un tempo di crescita anche se il corpo si infragilisce. È il tempo che conduce al compimento la propria esistenza […]

Questa considerazione ci impedisce di rinchiudere la vecchiaia nell’immagine di una vita residuale, come se fosse per definizione l’età del pericolo incombente, della sopravvivenza passiva, del vuoto progettuale, insomma, la fine dell’esistenza. Questa riduzione indiscriminata e generalizzata si afferma purtroppo a motivo della pressione di conformità esercitata da una visione ideologica che carica sulla giovinezza il peso di una idealizzazione della vita umana come dovrebbe essere. La giovinezza — è convinzione ben radicata — è ritenuta il culmine dell’umano, ossia la vita nel pieno delle forze, la vita dei potenziali a disposizione, la vita capace di essere goduta, la vita degna di essere vissuta. La vecchiaia — è convinzione altrettanto ben radicata — è concepita come l’uscita dal cerchio magico di questo ideale che deve ossessivamente essere riaffermato, consolidato, perseguito a tutti i costi.

Coinvolta in questo circolo vizioso, la vecchiaia rincorre il mito dell’eterna giovinezza, nascondendo pateticamente la sua distanza: ed ecco la giovinezza che impara ad avere paura della vecchiaia, organizzandosi come se fosse la cronicizzazione indefinita di una vita ormai finita. La vita che si separa dalla vecchiaia, di fatto si separa dagli anziani: li considera come un passivo di cui farsi carico, ma si organizza come se non ci fossero. La vecchiaia non è più un’età della vita: è il tempo della sua perdita.

Che tragico errore! […] La partita è quella della riconciliazione delle età della vita: la sfida è la ricerca di una nuova alleanza fra le generazioni. E in particolare tra gli anziani e i giovani. È una partita d’onore in favore della vita, considerata nell’interezza dei suoi passaggi: dalla quale nessuna età può separarsi e isolarsi, senza soccombere allo svuotamento di una ragione degna dell’umano. Questa ragione, diciamolo pure con franchezza, soltanto una fede all’altezza della sua dignità, ormai, la può salvare.

Papa Francesco, nel ciclo di catechesi dedicate ai doni e alle sfide dell’età anziana, percorre coraggiosamente questa strada: il suo messaggio «ai vecchi» è complementare a quello che la fede rivolge ai giovani. Nella scia di alcune immagini che arrivano fino a noi dalle Sacre Scritture della storia di rivelazione e di fede in cui siamo stati generati, il papa invita a sondare le profondità degli stimoli che essa offre per la vocazione riservata alla fase della vita che affina la saggezza dell’essenziale e la promessa del compimento.

in “Corriere della Sera” del 30 agosto 2022

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