La condizione giovanile in Italia. “Rapporto Italia 2022” di Eurispes

 Su questo argomento riportiamo di seguito la scheda di sintesi del Rapporto Italia 2022 di Eurispes, presentato alla stampa il 26 maggio 2022. Per un approfondimento di questo argomento e dei tanti altri analizzati rimandiamo alla lettura del Rapporto nella versione di sintesi e nella versione integrale, i cui riferimenti sono riportati in calce

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I Neet in Italia e in Europa

Le indagini degli ultimi anni hanno evidenziato l’incessante riduzione del margine temporale della progettazione delle vite giovanili e hanno fotografato l’inattiva realtà delle giovani e dei giovani d’Italia: sono in costante aumento coloro che vengono definiti Neet, cioè not engaged in education, employment or training (Rosina, 2015).

Nel 2020 l’Italia ha raggiungo un poco lusinghiero record: è il Paese in cui ci sono più Neet rispetto a tutti gli altri Stati dell’Unione europea, con il 25,1%; seguono Grecia (21%), Bulgaria (19%) e Spagna (18,6%), mentre si assesta al 7% in paesi come Svezia e Paesi Bassi. Oltre a questi, sono numerosi i paesi che si collocano al di sotto della media europea (13,2%): Polonia (12,6%), Belgio e Lituania (12%), Estonia (11,9%), Lettonia (11,8%), Portogallo (11,2%), Finlandia (11%), Danimarca (10,9%), Austria (10,8%), Malta (10,5%), Germania (10%), Slovenia (9,8%), Lussemburgo (9,2%).

Volendo riflettere anche sulla situazione di paesi che non sono parte dell’Unione europea, raggiungono un risultato peggiore dell’Italia solo 3 paesi: Turchia (33,6%), Montenegro (28,6%) e Macedonia (27,6%). Hanno invece numeri decisamente limitati paesi come Islanda (9,2%), Norvegia (9%) Svizzera (7%) (Eurostat, 2021).

Il numero di giovani Neet in Italia è cresciuto in tutte le età considerate (15-24 anni, 18-29 anni, 15-29 anni e 15-34 anni). In particolare il numero di Neet nella classe di età 15-34 anni tra il 2007 e il 2014 è aumentato fino a raggiungere il primo posto nella classifica Eurostat nel 2020 con 3.085.000 unità.

I Neet durante la pandemia

Secondo l’Eurostat i soggetti più colpiti dall’emergenza sanitaria sono stati gli autonomi e i lavoratori con contratto a tempo determinato. Si tratta, ovviamente, soprattutto di giovani. Anche l’Ocse evidenzia come l’impatto economico e sociale della pandemia sia caratterizzato da una particolare “asimmetria generazionale” che non solo ha interferito con i percorsi di emancipazione giovanile ma ne ha significativamente frenato l’avvio e lo sviluppo.

Essere neet: fattori di rischio

I fattori di rischio per scivolare nella categoria dei Neet riguardano le variabili: genere, titolo di studio e condizione professionale. Con riferimento alla questione di genere, dei 3.085.000 Neet in Italia, ben 1,7 milioni sono donne. Il 25% delle ragazze con meno di 30 anni rientra nel gruppo e delle 8,6 milioni di donne in questa condizione in tutta Europa, un terzo appartiene all’Italia. Rispetto alle fasce d’età, tra i 15 e i 19 anni la percentuale di ragazze Neet è del 45% mentre nella la fascia d’età tra i 30 e i 34 anni, la percentuale raggiunge il 66% (Ministero per le Politiche Giovanili, 2022).

L’incidenza delle donne tra i Neet aumenta con l’età: infatti, nella fascia d’età 15-19 anni, è registrabile un equilibrio sostanziale (45% donne e 55% uomini) ma già passando alla fascia superiore, quella 20-24 anni, le donne raggiungo il 49% sul totale dei Neet italiano. Prendendo in esame il range 25-29 anni, la quota di donne Neet balza al 59%, un aumento del 10%. Infine, tra i 30 e i 34 anni le donne rappresentano il 66% dei giovani non impegnati in percorsi di studio, di formazione o in attività lavorative.

Giocano un ruolo fondamentale nella permanenza dello status di Neet il titolo di studio e il territorio

Infatti, ad essere maggiormente trattenuti nella condizione di occupazione sono soprattutto i giovani del Nord, nella classe di età più avanzata, maschi, con titolo di studio più elevato (Istat, 2021). Una nota interessante riguarda le laureate, che restano nell’occupazione superando i laureati nella stessa condizione (45% e 40%, rispettivamente). Viceversa, nella condizione di Neet permangono prevalentemente quelli che hanno un livello di istruzione al massimo pari al diploma superiore (circa 19% se donne e 14% se uomini). E ancora di più, evidenza il Rapporto annuale Istat 2021, vi permangono purtroppo le giovani e i giovani del Mezzogiorno, rispettivamente al 26,5% e 24,6%.

Per molti/e giovani la condizione di Neet risulta essere transitoria; tuttavia, il protrarsi di questa condizione segnala criticità nell’inserimento o nel rinserimento nel mercato del lavoro.

Disaggregati per ruolo in famiglia e cittadinanza, i Neet in Italia nella fascia d’età 15-29 anni nel 2020 sono principalmente “figli” (1488mila), mentre tra i “genitori” (178mila) le madri sono la netta maggioranza (161mila). (Ministero per le Politiche Giovanili, 2022).

I dati del nostro Paese del secondo trimestre 2020 evidenziano che il percorso formativo si interrompe molto presto per il 13,5% dei giovani tra 18 e 24 anni. Tale fenomeno è preoccupante specialmente in termini di disuguaglianze (Ministero per le Politiche Giovanili, 2022). Le competenze apprese e le scelte successive dipendono in modo stringente dal contesto socioeconomico di provenienza.

Il titolo di studio dei genitori condiziona fortemente la riuscita scolastica e la permanenza nel sistema di istruzione e formazione. Secondo i dati dal Ministero per le Politiche Giovanili, i figli di genitori con al massimo il diploma di scuola secondaria inferiore hanno un tasso d’uscita dai percorsi di istruzione e formazione del 24%, che si riduce al 5,5% tra i figli di genitori con il diploma di scuola secondaria superiore e all’1,9% tra i figli di genitori con almeno la laurea.

Posizione geografico dei Neet in Italia.

Relativamente al posizionamento geografico, si riscontra un’alta quota di Neet soprattutto nelle zone del Meridione. Di converso, una percentuale minore fa riferimento all’Italia Settentrionale e all’Italia Centrale sebbene, anche per queste ultime, ci sia stato un incremento rispettivamente di 4,4 e 1,5 punti percentuali rispetto all’anno precedente (Istat, 2021).

La maggior parte dei Neet vivono in Sicilia (30,3%), Calabria (28,4%), Campania (27,3%), Puglia (23,6%), Sardegna (21,8%), Molise (20,3%) (Elaborazione Eurispes su dati INAPP).

Alcune strategie per ridurre l’inattività

La principale misura per contrastare il fenomeno dei Neet in Italia è il Piano “Garanzia Giovani” (Raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea, 22 aprile 2013) nel nuovo PON “Giovani, donne e lavoro”, che ha visto la luce nel nostro Paese già a partire dal 2014. «Un progetto di questo tipo richiede una sinergia tra ANPAL, Ministero del Lavoro, Regioni e Province autonome (…)» (Ministero per le Politiche Giovanili, 2022).

È necessario, costruire una salda rete tra i soggetti coinvolti, con l’obiettivo di ottenere un movimento sistemico tra gli interventi già presenti e con quelli in arrivo, come la nuova Garanzia Occupabilità dei Lavoratori (GOL).

In relazione alla pandemia da Covid-19, la Commissione Europea ha elaborato un pacchetto di azioni noto come “A bridge to jobs for the next generation”, finanziata con Next generation Eu con la finalità di sostenere l’occupazione giovanile (Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, 2021). L’interconnessione tra formazione e mondo del lavoro rende tale elemento fondamentale affinché le varie politiche abbiano successo e riescano a creare e valorizzare reti di collaborazione sulle tematiche dei Neet. In tal senso, un importante passo in avanti è stato fatto con la Legge di Bilancio 2022, grazie allo stanziamento di fondi dedicati all’istituzione di servizi per i giovani nei Centri per l’Impiego (CPI). Tali fondi saranno impiegati per la creazione di “Sportelli Giovani” in tutti i CPI con competenze e professionalità specifiche per i giovani Neet, con la finalità di gestire le eventuali situazioni di disagio sociale e/o psicologico, indirizzandoli in modo efficace verso le risorse locali più adatte alla loro attuale situazione.

A questi strumenti si aggiunge la piattaforma on line GIOVANI2030 (G2030), nata con l’intento di essere “la casa digitale dei giovani”: un luogo per i giovani tra i 14 e i 35 anni dove trovare informazioni utili per orientare le scelte del proprio futuro nell’ambito della formazione, del volontariato, del lavoro, delle iniziative internazionali e culturali, su tutto il territorio nazionale, puntando su una maggiore capacità di inserirsi efficacemente all’interno del critico percorso di transizione scuola-lavoro.

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LA SINTESI DEI RISULTATI DEL RAPPORTO ITALIA 2022 SI PUO’ SCARICARE AL SEGUENTE LINK: https://eurispes.eu/wp-content/uploads/2022/05/eurispes_sintesi-rapporto-italia-2022.pdf

IL VOLUME IN VERSIONE INTEGRALE È CONSULTABILE ONLINE AL SEGUENTE LINK: https://eurispes.eu/ricerca-rapporto/rapporto-italia-2022/

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