Allarme dell’Oms: crescono obesità e sovrappeso in Europa. Una vera epidemia

GIADA AQUILINO

In piena emergenza covid, l’Europa vive una vera e propria epidemia silenziosa: quella del sovrappeso e dell’obesità, che si stima abbiano un ruolo in oltre 1,2 milioni di decessi ogni anno, pari a più del 13 per cento della mortalità totale nella regione. A rivelarlo, un recente rapporto dell’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in cui si evidenzia come nessuno degli Stati europei sia attualmente sulla buona strada per fermare l’aumento di peso tra la popolazione. E la pandemia ha giocato il ruolo dell’aggravante.

Secondo l’Oms, oggi in Europa il 59 per cento degli adulti e quasi un bambino su tre è in sovrappeso o obeso. Il fenomeno non risparmia neanche i bambini più piccoli, tanto che si stima che il 7,9 per cento nella fascia di età inferiore ai 5 anni soffra di un eccesso di peso. La prevalenza aumenta nella fascia di età 5–9 anni, con un bambino su otto obeso (11,6 per cento) e quasi uno su tre in sovrappeso (29,5 per cento). Durante l’adolescenza si registra una diminuzione delle percentuali, mentre i tassi di sovrappeso e obesità tornano a salire in età adulta.

«Rispetto a trent’anni fa il numero di bambini obesi è aumentato in maniera significativa», commenta il professor Marco Cappa, responsabile dell’Unità operativa di Endocrinologia e del servizio di Educazione alimentare dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. «Ciò significa che i cambiamenti di stile di vita, l’attività fisica diversa e la possibilità di alimentazioni sempre più fruibili hanno determinato tale impatto», prosegue il pediatra ed endocrinologo, sottolineando anche un altro fattore: «il nostro Dna — spiega — si modifica con fattori ambientali che cambiano» nel tempo, modificando anche il «metabolismo basale» e di fatto il nostro corpo.

Cruciale, nei più piccoli e non solo, il ruolo dell’attività fisica svolta. «Se mantiene un’attività motoria regolare, il bambino ha la possibilità di mangiare una determinata quantità di calorie. Nel momento in cui l’attività motoria si riduce, con lo stesso numero di calorie andrà ad ingrassare. Quindi bisognerebbe capire se il fenomeno che stiamo vivendo in questi anni è legato più al cambiamento di alimentazione o a quello di attività fisica», riflette Cappa, anche in base alla sua esperienza di medico sportivo. C’è comunque da tener presente, avverte, come l’alimentazione si sia «modificata in maniera significativa» negli ultimi decenni, con un aumento di «cibo meno costoso — ma ricco di grassi e con maggiori quantità di calorie — ed è quello che preoccupa di più. Tant’è che in molti Paesi, per i quali prima non si parlava di obesità, questo fenomeno ora si sta registrando». Cappa cita l’esempio «toccato con mano» della Tanzania, dove si è recato per lavoro diverse volte: negli anni, racconta, «ho visto crescere anche nei bambini di quel Paese africano il fenomeno dell’obesità: prima non esisteva. Perché, quando il cibo arrivava, questi piccoli cominciavano a mangiare in maniera diversa. Per cui abbiamo iniziato ad osservare casi di bambini obesi anche in società in cui il problema più serio rimane la fame».

«Sicuramente la pandemia ha modificato lo stile di vita dei bambini, tant’è vero — va avanti l’endocrinologo — che come Ospedale pediatrico Bambino Gesù abbiamo realizzato una ricerca specifica: c’è stata un’esplosione di pubertà precoce, che in parte è dovuta all’eccesso di peso. Siamo andati ad osservare tre aspetti nei periodi marzo–settembre 2019 e marzo–settembre 2020, quindi pre e post pandemia. Abbiamo innanzi tutto analizzato l’attività motoria che i bambini facevano prima e nel corso del lockdown, durante il quale si è praticamente azzerata. Poi abbiamo osservato se si fosse modificata in maniera significativa l’alimentazione: ed è risultato che si è modificata soprattutto per la tipologia, non per la quantità, quindi i bambini non mangiavano di più ma mangiavano cibi leggermente diversi, come per esempio la pizza fatta in casa.

Inoltre abbiamo notato come siano stati molto più fermi davanti a televisori, tablet e computer. Questi tre fattori hanno determinato un aumento di peso importante e una pubertà anticipata in molti bambini», in particolare nelle bambine.

L’Oms ricorda come obesità e sovrappeso siano associati in generale ad un alto numero di malattie: sono per esempio coinvolti nell’insorgenza di 200.000 nuovi casi di cancro all’anno e si stima che causino il 7 per cento degli anni totali vissuti con disabilità in Europa. Le patologie collegate a obesità e sovrappeso «interessano diversi aspetti della vita della persona», spiega Paola Nardone, biologa dell’Istituto superiore di Sanità e responsabile del sistema di sorveglianza «OKkio alla salute» per i bambini. Si va «dai dismetabolismi alle patologie legate alla sfera cardiovascolare, ai tumori, ma anche a patologie muscolo-scheletriche, se pensiamo al peso che il corpo deve sopportare quando si tratta di una persona o di un bambino che è in eccesso ponderale. Per non parlare dei problemi legati anche allo stigma sociale».

Per contrastare l’«epidemia di sovrappeso e obesità» l’Oms sollecita i Paesi europei ad adottare misure efficaci, per esempio facilitando l’accesso ai servizi dedicati alla salute alimentare, e politiche in grado di migliorare le abitudini alimentari, aumentando l’attività fisica nel corso della vita. «Quello che possiamo fare è un’azione simultanea di vari settori della società, ad esempio la scuola, i comuni, gli stessi genitori», evidenzia Paola Nardone: la biologa non dimentica «il marketing che sponsorizza certi tipi di prodotti alimentari: potrebbe invece sponsorizzare e premere su prodotti più salutari». Un’azione coordinata e condivisa verso, conclude, «un cambiamento tangibile».

in L’Osservatore Romano, 12 maggio 2022