L’inferno delle donne braccianti agricole. Report ActionAid 2022

PAOLO LAMBRUSCHI

Sono le schiave dei campi di fragole dell’Arco ionico. Le donne invisibili sfruttate dai caporali e da alcuni imprenditori senza scrupoli e spesso abusate sono bulgare e romene. Lo denuncia il rapporto ‘Cambia terra. Dall’invisibilità al protagonismo delle donne in agricoltura’ di ActionAid, che dal 2016 cerca di illuminare il lato oscuro delle condizioni di vita e lavoro delle donne in agricoltura in Puglia, Basilicata e Calabria per migliorarle. Le 119 lavoratrici incontrate da operatrici, ricercatori, psicologhe e sindacaliste hanno raccontato storie di molestie, ricatti, paghe da fame e liste nere dei caporali nell’Arco ionico, ovvero le province di Matera, Taranto e Cosenza. Area detta ‘California d’Italia’ perché clima e terra fertile favoriscono le coltivazioni di fragole, uva da tavola, agrumi e le donne sono richieste per garantire la cura della frutta più delicata.

Mancano dati certi, sottolinea il rapporto, sulle operaie agricole in Italia perché «il lavoro nero o irregolare caratterizza il settore. Il caporalato muove un’economia illegale e sommersa di oltre cinque miliardi e si stima che siano 57mila le lavoratrici sfruttate in Italia». Nel solo Arco ionico, le operaie agricole regolari sono 22.702, 16.801 italiane e 5.901 straniere. Ma le necessità della raccolta stagionale richiederebbero il doppio della manodopera. Secondo l’indagine, le braccianti in nero guadagnano 25-28 euro al giorno contro i 40 degli uomini. Divisi per 10 ore lavorative fanno 2,5-2,8 euro orarie. Inoltre le dichiarazioni dei datori sleali che indicano un numero inferiore di giornate rispetto a quelle lavorate impedisce loro l’accesso alle indennità di infortunio, malattia e disoccupazione oltre che alla maternità.

Le braccianti devono anche subire molestie e violenze sessuali sui mezzi che le conducono nei campi, nelle serre, nei magazzini, negli alloggi messi a disposizione dai datori di lavoro. Il tutto accompagnato dalle minacce di perdere il posto o di non essere pagate. «Nel Barese c’è un metodo collaudato – spiega Annarita Del Vecchio, psicologa e collaboratrice di ActionAid in Puglia –. Quando nelle piazze arrivano i furgoni alla mattina per portare le operaie agricole nei campi, la ‘prescelta’ viene fatta salire accanto al guidatore. Sul cruscotto vengono messi un cornetto e un caffè comprati al bar. Mangiare la colazione significa accettare la profferta sessuale e ottenere l’ingaggio».

Adriana, ex bracciante romena, spiega il problema della maternità. «Quando la campagna inizia alle due o alle tre di notte, le lavoratrici prendono i bambini addormentati e, se non hanno familiari, li portano a casa di estranee che li accudiscono fino a quando le madri tornano a prenderli. Mandarli all’asilo è impossibile per l’orario».

In Calabria, afferma il rapporto, sono nati ‘nidi irregolari’ pagati in nero con personale improvvisato. Qualcuna si porta i figli nelle serre. Le donne denunciano ad ActionAid di sentirsi isolate, impossibilitate ad accedere ai servizi pubblici e di cura per i figli perché scarsi, distanti, costosi e con orari incompatibili con gli spostamenti da casa e lavoro. Le condizioni sono spesso indecenti. In assenza di servizi igienici, le donne sono costrette ad utilizzare i campi anche quando piove e quando hanno il ciclo mestruale. Chi chiede un giorno di pausa rischia di fermarsi a lungo. «Il modello agricolo attuale è insostenibile – spiega Grazia Moschetti, responsabile dei progetti ActionAid nell’Arco ionico – né per le lavoratrici sfruttate né per le imprese che rispettano le regole nonostante le difficoltà. Abbiamo bisogno di cambiare prospettiva mettendo al centro i bisogni delle braccianti italiane e straniere escluse dai servizi di welfare e più in generale dai processi democratici.

Solo con il contributo di tutti, come sta accadendo nell’Arco ionico, possiamo coltivare relazioni positive dentro e fuori i luoghi di lavoro». Ci sono infatti segnali di cambiamento. ActionAid ha formato 12 leader di comunità e messo a confronto le lavoratrici con istituzioni locali, associazioni e aziende. A Schiavonea, nella piana di Sibari, è stata attivata ad esempio la Cittadella della condivisione, dove le leader di ActionAid forniscono servizi di orientamento al lavoro, supporto all’accesso ai servizi sociali e tutela legale. Ad Adelfia, provincia di Bari, il nido comunale ha attivato un servizio di preaccoglienza a domanda individuale dalle quattro di mattina con orari flessibili in entrata e uscita. Ora ActionAid chiede al governo politiche nazionali di genere per assicurare che le donne impiegate nel comparto agricolo diventino finalmente visibili.

in “Avvenire” del 6 maggio 2022

Per saperne di più vedi il Report di ActionAid, Dall’invisibilità al protagonismo delle donne in agricoltura’, 2022

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