Prostituzione. Le politiche degli Stati europei

MARCO BRESOLIN

Pugno duro contro i clienti con l’obiettivo di sradicare il fenomeno della prostituzione. È la strada seguita dal “modello nordico”, adottato per la prima volta dalla Svezia nel 1999 e più recentemente in altri Paesi dell’Unione europea come la Francia (2016) e l’Irlanda (2017). Fuori dai confini Ue, hanno deciso di seguire questo approccio anche l’Irlanda del Nord, la Norvegia, l’Islanda e il Canada. A Parigi e dintorni le multe per chi compra sesso vanno da 1.500 a 3.750 euro e possono arrivare fino a 75.000 euro se la persona che si prostituisce è un soggetto vulnerabile. In Svezia le sanzioni sono in base al reddito e in caso di recidiva si rischia anche il carcere.

Nessuna regola

Per il resto l’Europa è divisa in tre: nella maggioranza dei Paesi, tra cui l’Italia, la prostituzione non è regolamentata, ma nemmeno vietata. Si trova in una zona grigia, con tante sfumature legate ai diversi gradi di tolleranza. Nella città di Bruxelles, per esempio, sono consentite le vetrine a luci rosse, anche se l’attività da un punto di vista giuridico non è normata. In molti di questi Stati è lo sfruttamento della prostituzione a essere considerato un reato.

Gli oltranzisti

Ci sono poi i Paesi più oltranzisti, nei quali la prostituzione è vietata per legge e chi la esercita viene perseguito. Succede per esempio in Romania o Croazia (fino a 100 euro di multa e 30 giorni di carcere), ma anche in Lituania, che ha un approccio diametralmente opposto a quello della vicina Lettonia. A Riga è consentito prostituirsi, purché lo si faccia all’interno di un locale in affitto o di proprietà. Non sulla via pubblica, quindi. In Austria, dove il fenomeno è regolamentato dal 1947, i bordelli sono autorizzati dai Länder. La Germania ha regolamentato la prostituzione nel 2002, due anni dopo i Paesi Bassi, anche se in entrambi i Paesi era legale già da prima. Gli olandesi stanno discutendo un codice che prevede di innalzare da 18 a 21 anni l’età minima per esercitare. I lavoratori e le lavoratrici del sesso devono pagare le tasse, versare i contributi e sottoporsi a controlli sanitari. In Grecia, altro Paese in cui la prostituzione è legalizzata, c’è un ulteriore criterio: le licenze vengono concesse soltanto a chi non è sposato.