La povertà educativa digitale. Riscrivere il futuro dei bambini e delle bambine

Save the Children

L’emergenza legata alla pandemia continua a dispiegare i suoi effetti sulla vita di bambine, bambini adolescenti e delle loro famiglie. Secondo l’ISTAT il livello della povertà assoluta tra i minorenni ha toccato nel 2020 il punto più alto dal 2005, vanificando così i miglioramenti registrati nel 2019.
Oggi, in Italia, 1 milione e 346 mila minori (il 13,6% dei bambini e degli adolescenti in Italia) vivono in condizioni di povertà assoluta, ben 209mila in più rispetto all’anno precedente.

All’aumento della povertà economica si aggiunge il ‘learning loss’, la perdita in termini educativi, subito dai minori a causa della chiusura delle scuole. Secondo alcune indagini svolte a livello internazionale, si stima che circa un miliardo e mezzo di bambini e adolescenti in più di 190 paesi al mondo (il 94% della popolazione studentesca mondiale), abbia subìto un’interruzione educativa, vanificando i traguardi conseguiti negli ultimi decenni per garantire l’accesso all’educazione di base per tutti. Nel nostro Paese già prima della pandemia la povertà educativa conosceva livelli molto alti. Basti pensare che circa il 13.5% dei minori abbandonava prematuramente gli studi e uno su quattro non raggiungeva le competenze minime in matematica, lettura e scienze.

Particolarmente colpiti sono i minori che vivono in famiglie svantaggiate dal punto di vista socio-economico, in abitazioni sprovviste di connessione veloce, o affollate, dove quindi è più difficile studiare in tranquillità. Oltre alla perdita di apprendimento, la chiusura delle scuole ed il confinamento a casa hanno inciso negativamente su altri aspetti, spesso poco considerati, che caratterizzano la povertà educativa, legati allo sviluppo fisico e al benessere psicosociale.

Il ricorso alla didattica a distanza ha messo in evidenza gravi ritardi nello sviluppo delle competenze digitali sia tra i docenti che tra gli studenti. L’Italia è uno dei pochi Paesi in Europa a non essersi dotato di un sistema di valutazione delle competenze digitali e ancora limitata, nel curriculum, è l’educazione alle nuove tecnologie. Le competenze digitali riguardano, da un lato, la capacità di utilizzare le nuove tecnologie per l’apprendimento, dall’altro la capacità di interagire con le nuove tecnologie al fine di rafforzare la conoscenza e quindi la relazione positiva con se stessi, gli altri e la complessità del mondo in cui i minori crescono.

Si pone quindi oggi il problema di comprendere ed analizzare un fenomeno nuovo, quello della povertà educativa ‘digitale’. È per questo motivo che Save the Children, avvalendosi della collaborazione del Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media all’Innovazione e alla Tecnologia (CREMIT) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, fondato e diretto dal Prof. Pier Cesare Rivoltella, e dalla Prof.ssa Monica Pratesi, Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa, ha condotto uno studio teso a definire per la prima volta nel nostro Paese la povertà educativa digitale e misurarla attraverso un nuovo strumento,

AbCD – Autovalutazione di base delle Competenze Digitali.
Uno strumento semplice e di facile utilizzo, ma in grado di fornire informazioni utili sull’incidenza della povertà educativa digitale multidimensionale tra i minori di 13 anni ed i fattori che la determinano, garantendo quindi i necessari spunti per lo sviluppo di politiche pubbliche volte a contrastarla. La seconda parte di questo report sarà dedicata a presentare i risultati della ricerca condotta su questo specifico aspetto della povertà educativa.

Per leggere il Rapporto vedi il seguente link: Save the Children, Riscriviamo il futuro. Una rilevazione sulla povertà educativa digitale