Allarme Mediterraneo. Triplicate le vittime degli immigrati

Alessandra Ziniti

Dei 42 a bordo del terzo gommone partito martedì sera dalle coste libiche non c’è più traccia. E ormai a tre giorni dall’ultimo contatto telefonico con Alarm Phone si pensa al peggio. Se così fosse, il bilancio dell’ultima traversata del Mediterraneo in tempesta tentata da tre imbarcazioni fatte partire nonostante il mare mosso sarebbe molto più pesante: circa 170 persone, una decina delle quali avvistate ormai senza vita a galleggiare dagli equipaggi della Ocean Viking e dei tre mercantili arrivati troppo tardi, dopo 24 ore di allarmi inascoltati dalle autorità marittime.

I numeri dei primi quattro mesi dell’anno sono terribili: sbarchi quasi triplicati in Italia, 8.600 contro i 3.300 dello stesso periodo dell’anno scorso, e soprattutto vittime triplicate, 450 (cifra per difetto fornita dall’Oim) contro i 150 contati ad aprile 2020. Già più di 6100 i migranti intercettati dalla guardia costiera libica e riportati indietro, la più parte di loro nuovamente finiti nelle mani dei trafficanti e non nei centri di detenzione controllati dal governo. E le previsioni per l’estate sono pessime.

«Abbiamo evidenti segnali dal territorio di un consistente aumento dei flussi migratori. La pandemia e l’aggravarsi della situazione socio- economica in Africa sta facendo muovere migliaia e migliaia di persone. Etiopia e Sahel soprattutto sono in una situazione estremamente grave – dice Chiara Cardoletti, rappresentante Unhcr per l’Italia – noi ci aspettiamo numeri molto preoccupanti e ci auguriamo che questa preoccupazione sia condivisa anche dall’Europa. Auspichiamo che, in attesa della ripresa del negoziato europeo per il nuovo patto per l’asilo, si riesca almeno a mettere in piedi un meccanismo provvisorio che garantisca il tempestivo soccorso in mare. Diversamente staremo qui a contare i morti».

Dopo l’Italia, che sostiene di aver fatto la sua parte nelle ricerche del gommone naufragato indirizzando le navi mercantili in zona, ieri anche la Libia ha respinto le accuse sui mancati soccorsi: «Abbiamo fatto tutto il possibile. Siamo intervenuti nonostante le pessime condizioni meteo – assicura il portavoce della Marina libica Massoud Abdelsamad – ci addolora che siano state perse vite ma abbiamo tratto in salvo un’altra imbarcazione su cui c’erano 106 persone e due corpi». Una giovane donna e il suo bambino, morti durante il viaggio.

Ma le organizzazioni umanitarie tornano all’attacco e Alarm Phone, che in queste ore cerca di rispondere alle decine di telefonate di parenti delle persone morte nel naufragio, lancia la proposta di un centro di coordinamento civile di ricerca e soccorso che sopperisca all’assenza dei mezzi delle autorità competenti. «Attori statali e Frontex vogliono solo proteggere i confini e non le persone – scrive la Ong su twitter Devono essere aboliti e sostituiti da un Civil rescue coordination center finalizzato ai soccorsi anzichè alle stragi in mare».
Nel Mediterraneo, in condizioni meteo ancora proibitive, resta la Ocean Viking di Sos Mediterranée che nelle prossime ore sarà raggiunta dalla Sea Wacth4, ripartita dopo mesi di blocco amministrativo imposto dalla Guardia costiera italiana. «Tutto accade senza missioni europee di soccorso e con molte navi della società civile fermate nei porti. Vergogna senza fine», accusa la Ong tedesca.

in “la Repubblica” del 25 aprile 2021

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