SCUOLA/ Recovery plan, le 6 leve per alzare la qualità dell’istruzione

EZIO DELFINO

Il Recovery plan è un’occasione da non perdere per rilanciare investimenti e riforme, soprattutto in quel settore strategico che è l’istruzione. Ecco alcune piste di lavoro.

Una delle priorità del Governo in carica è la stesura della nuova versione del Recovery plan italiano. E proprio nella redazione del Piano Mario Draghi sarà protagonista insieme al ministro dell’Economia, Daniele Franco, e a un gruppo di consiglieri. Il termine fissato dall’Unione Europea è il mese di aprile e tra le novità ci sarà l’eliminazione di molti dei progetti inseriti dal precedente esecutivo. Si prevede, inoltre, l’apertura a partnership con grandi aziende per nuove progettazioni. Un’occasione irripetibile per il nostro Paese per rilanciare gli investimenti e attuare importanti riforme, all’interno di un disegno di transizione verso un’economia più sostenibile. Occorre agire con visione e metodo, anche e soprattutto in quel decisivo settore strategico che è l’istruzione e la formazione.

È importante contribuire al confronto in corso individuando urgenze e suggerendo piste di riflessione e di lavoro. Proviamo ad offrire qualche spunto.

Sono tre le direttive a cui dovrebbe essere ispirato il disegno programmatico che riguarda il rilancio dell’area istruzione.

1. Sostenere e qualificare il contributo dei soggetti della scuola. La scuola cresce e si arricchisce con il fattivo contributo dei diversi soggetti che in essa operano e con essa si interfacciano: docenti, dirigenti scolastici, educatori, famiglie, enti territoriali, realtà istituzionali, imprese. La nuova stesura del Piano italiano deve essere realizzata guardando al contributo e al coinvolgimento di queste responsabilità e di questi protagonismi, in modo che ogni soggetto si senta chiamato in causa e valorizzato per le proprie competenze ed esperienze.

2. Potenziare autonomia e parità nel sistema pubblico di istruzione. La scelta a favore dell’autonomia delle istituzioni scolastiche statali e paritarie possiede una sua intrinseca legittimità a livello pedagogico, in quanto consente alla singola scuola di gestire la propria offerta sulla base della libertà dei soggetti educativi (docenti, genitori e studenti) e in particolare di venire incontro efficacemente alle esigenze dei giovani. Sostenere la diversificazione di offerta formativa tra le scuole favorisce inoltre la possibilità di investire sullo sviluppo pieno della personalità di ogni studente. L’esercizio di una piena autonomia, infine, consente l’apertura della proposta formativa delle scuole alle esigenze locali, rendendole più sensibili e attente ai bisogni del territorio e al tempo stesso più capaci di fornire risposte adeguate in tempi reali. Il potenziamento della qualità dell’istruzione, nodo decisivo per un rilancio anche del sistema produttivo italiano, può ricevere un impulso importante da un’autonomia piena di tutte le scuole – paritarie, statali e accreditate – che stimoli la creatività dal basso.

3. Agire sulle filiere. Affinché si crei pieno e qualificato recupero di formazione per tutti e si vincano i divari territoriali, occorre agire sulla filiera dell’istruzione e della formazione riconnettendo i mondi della scuola, dell’università, dell’Afam, degli Its con tutti gli altri mondi (lavoro, cultura, arte, ricerca). Siamo chiamati a dare alle nuove generazioni gli strumenti per essere creativi e capaci di reggere le sfide future e per permettere ad esse di continuare ad imparare lungo tutto l’arco della vita. Solo così le risorse spese diventeranno investimenti e non debiti infruttuosi sulle spalle degli stessi giovani. Non è un problema di quantità, ma di qualità del modello didattico e formativo che saremo in grado di promuovere come Paese.

Guardando ora alle urgenze di sistema rilevabili, se ne possono indicare quattro in particolare:

1. ridurre la dispersione scolastica offrendo ai ragazzi opportunità e strumenti per costruirsi il proprio futuro;

2. ridurre i divari territoriali e far tornare la scuola ad essere ascensore sociale;

3. curare i talenti dei ragazzi e dei giovani;

4. realizzare filiere di raccordo e collaborazione di sistema tra i diversi gradi e luoghi della formazione e, in particolare, attivare filiere professionalizzanti (dell’istruzione secondaria e terziaria) potenziando anche efficaci azioni di orientamento scolastico, universitario e lavorativo per i giovani.

In questo contesto quali possono essere le leve strategiche per lo sviluppo di un sistema dell’istruzione capace di offrire formazione all’altezza delle sfide e che la stesura definitiva del Recovery plan deve tenere presenti? Eccone alcune.

1. Favorire una positiva concorrenza tra autonomie scolastiche e la collaborazione con soggetti istituzionali, pubblici e privati. Sostenere esperienze di sperimentazione, di finanziamento di tutte le scuole del sistema pubblico di istruzione al fine di sostenere in regime di parità l’attuazione di servizi e di innovazione formativi.

2. Migliorare la professionalità del personale della scuola. Attuare un piano di reclutamento, formazione e arricchimento della professionalità dei docenti da affidare alle istituzioni scolastiche autonome singole o in rete. Da valutare anche la separazione del percorso abilitante all’insegnamento da quello di assunzione nei ruoli dello Stato (ad esempio, ritenendo abilitante all’insegnamento nella scuola secondaria la laurea + 24 Cfu in materie psico-pedagogiche).

3. Sostenere il diritto allo studio. Attivare interventi a sostegno del diritto allo studio che permettano ai giovani di poter avere un percorso formativo di qualità nella rete delle istituzioni pubbliche (statali, non statali, accreditate).

4. Potenziare l’education, ossia l’insieme dei processi di insegnamento ed apprendimento: dalla digitalizzazione dell’infrastruttura scolastica alla crescita della cultura e delle competenze digitali; dalle iniziative per il miglioramento della didattica digitale integrata e delle competenze Stem al potenziamento del multilinguismo per docenti e studenti.

5. Sviluppare la filiera della formazione professionalizzante (dalle scuole secondarie di II grado al terziario accademico e non accademico).

6. Predisporre un piano di edilizia scolastica che preveda la costruzione di nuove scuole con l’avvio di un piano di sostegno all’edilizia e all’ammodernamento degli ambienti di apprendimento, con un “sistema del 110% delle scuole” da riconoscere all’ente proprietario dell’edificio scolastico, pubblico o privato, prevedendo vincoli procedurali semplificati.

“Il futuro è nelle riforme anche profonde dell’esistente – aveva affermato il presidente Mario Draghi al Meeting di Rimini 2020 – e vi è un settore, essenziale per la crescita e quindi per tutte le trasformazioni necessarie, dove la visione di lungo periodo deve sposarsi con l’azione immediata: l’istruzione e, più in generale, l’investimento nei giovani”. Parole importanti alle quali ora il nuovo Governo proprio da lui guidato dovrà dar concretezza, impostando per il sistema dell’istruzione un coerente piano di interventi, finalizzando adeguatamente risorse finanziare che, ora, a differenza delle disponibilità economiche di precedenti governi, sono veramente a portata di mano. Un’occasione da non perdere.