Gli adolescenti nella crisi della pandemia. Danni irricuperabili

Save the Children

La scuola è il luogo dove si apprende e dove si costruiscono relazioni significative con gli altri al di fuori della famiglia; è il luogo dove nascono le prime amicizie, che qualche volta accompagnano per tutta la vita; è il luogo dove si affrontano le prime sfide, le difficoltà, le vittorie su se stessi. Secondo l’ONU, la pandemia ha causato “la più grande interruzione dei sistemi educativi della storia, interessando quasi 1,6 miliardi di studenti in più di 190 paesi in tutti i continenti”; secondo le stime, la chiusura delle scuole e degli altri spazi di apprendimento ha avuto un impatto sul 94% della popolazione studentesca mondiale.

Un cambiamento così improvviso ha colto la comunità scolastica per molti versi impreparata. Save the Children ha sin da subito lanciato un allarme in merito alla crescita esponenziale della povertà materiale ed educativa che ha colpito i bambini, le bambine e gli adolescenti che vivono nei contesti più svantaggiati, dove l’organizzazione opera con programmi di contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica. Le diseguaglianze già consolidate rischiano infatti di allargarsi fino ad escludere molti bambini e ragazzi. L’Istat ci racconta (dati 2018-2019) che 1 bambino o ragazzo su 8 (il 12,3%) tra i 6 e i 17 anni, circa 850 mila giovanissimi, non ha a disposizione né pc né tablet, strumenti fondamentali per restare al passo della didattica a distanza; nel Mezzogiorno questa quota sale fino a 1 minore su 5 (il 19%).

Una quota molto alta di studenti 6-17enni, quasi la metà (il 45,4%, oltre 3 milioni 100 mila bambini e ragazzi), ha difficoltà a seguire la didattica a distanza, a causa della carenza di strumenti informatici in famiglia, o perché questi risultano del tutto assenti o perché devono comunque condividerli con altri fratelli e/o sorelle, o comunque perché inadeguati rispetto a quanto sarebbe necessario. Il 39,7% degli studenti 6-17enni, infatti, vive in famiglie in cui sono presenti altri studenti che dovrebbero utilizzare le dotazioni tecnologiche in contemporanea per seguire le lezioni, ma non ne hanno a disposizione un numero sufficiente. A loro si aggiunge un’ulteriore quota del 5,7% che vive in famiglie in cui non sono presenti altri studenti, ma non vi è nessuno strumento tecnologico disponibile.

Alle difficoltà relative alla disponibilità degli strumenti tecnologici, si aggiunge il problema della disponibilità di spazi abitativi adeguati. Anche questo aspetto, infatti, rischia di pesare notevolmente sulle differenze nel processo di apprendimento dei più giovani. Nel 2018, in Italia, ci dice l’Istat, oltre 4 minori su 10 (il 41,9%) vivevano in condizioni di sovraffollamento abitativo. Questo fattore, in un periodo di lockdown, di impossibilità di uscire di casa e di condivisione obbligata con il resto della famiglia del poco spazio a disposizione, incide notevolmente sulla capacità di bambini e ragazzi di concentrarsi sugli studi, di seguire con la dovuta attenzione le lezioni online, di poter fare i compiti con la debita tranquillità.

La didattica a distanza, benché necessaria per affrontare la crisi, rischia di creare scompensi enormi tra chi in qualche modo, supportato dalla famiglia, riesce a tenere il passo e procedere nella strada degli apprendimenti, e chi rimane sempre più indietro. In un paese, come il nostro, che già nel 2019 – quindi in periodo pre-pandemia – vedeva oltre 1 giovane su 8 abbandonare la scuola con in tasca soltanto la licenza media (il 13,5%, pari a 561 mila giovani), questa situazione crea l’effettivo rischio di un incremento di abbandoni scolastici precoci e di un ampliamento della distanza tra chi, pur in una situazione emergenziale come quella vissuta durante la pandemia può comunque disporre di strumentazione, supporto in famiglia e spazi adeguati per la prosecuzione dei propri studi e chi non ha tutto questo a disposizione. Le perdite di apprendimento che derivano dalla chiusura delle scuole, avverte l’OCSE, getteranno ombre lunghe sul benessere economico degli individui e delle nazioni. Le persone che in futuro avranno meno competenze saranno meno in grado di partecipare alle attività economiche e sociali, più bisognose di ricevere trasferimenti sociali. A differenza dell’impatto economico diretto della pandemia, che sarà temporaneo, gli effetti della perdita degli apprendimenti rischiano invece di essere permanenti.

Per saperne di più vedi i due Rapporti di Save the Children: DOVE SONO GLI ADOLESCENTI? LA VOCE DEGLI STUDENTI INASCOLTATI NELLA CRISI, 2020; I GIOVANI AI TEMPI DEL CORONAVIRUS