Politica. Le primavere arabe: speranze, delusioni, fallimenti

CONFRONTI

Bastò il suicidio di un venditore ambulante tunisino, Mohamed Bouazizi, che si diede fuoco il 17 dicembre 2010, per cambiare il corso della storia del mondo arabo e, a pensarci bene, anche la nostra. Mohamed morì il 4 gennaio 2011 per le conseguenze del suo tragico gesto, e da quel momento nulla è stato più lo stesso. 

Prima la Tunisia, poi l’Egitto, poi la Libia, infine la Siria: il volto del Nord Africa e del Medio Oriente è cambiato per sempre.

Sono caduti Ben Ali, Mubarak, Gheddafi ed è stato pesantemente messo in discussione Assad, dando il via a una guerra civile che ha ridotto la Siria a un cumulo di macerie e favorito l’ascesa di un nemico pericoloso e disumano chiamato ISIS. 

Le primavere arabe dilagano per la consunzione di vecchi regimi corrotti e ormai incapaci di assicurare ai cittadini il livello minimo di benessere. Bouazizi fu il detonatore, il fuoco covava sotto la cenere da tempo e l’esito era evidente agli occhi di chiunque avesse il coraggio di andare al di là di una visione superficiale. 

Il dramma è che le primavere arabe non hanno sortito gli effetti sperati, se non in Tunisia, dove una sia pur vaga forma di democrazia si sta facendo strada.

Per saperne di più vedi in Confronti gli articoli di Roberto Bertoni, Francesco Petronella, Michele Lipori, Luca Attanasio, Francesca Bellino