Il livello di istruzione in Italia

ISTAT

Divari territoriali

Al 31 dicembre 2019, tra la popolazione di 9 anni e più il 35,6% ha un diploma di scuola secondaria di secondo grado o di qualifica professionale12, il 29,5% la licenza di scuola media, il 16,0% la licenza di scuola elementare. I laureati e le persone che hanno conseguito un diploma di Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (A.F.A.M di I o II livello) sono il 13,9%13 mentre analfabeti e alfabeti senza titolo di studio raggiungono il 4,6%.

I dottori di ricerca, che possiedono il grado di istruzione più elevato riconosciuto a livello internazionale, sono lo 0,4% (232.833). Il Censimento ha evidenziato importanti differenze territoriali. In corrispondenza dei diplomi di istruzione secondaria di secondo grado o di qualifica professionale, il Trentino-Alto Adige/Sud Tirol, con il 43,2%, è sopra la media nazionale (35,6%) mentre la Sardegna chiude la graduatoria (30,3%).

Per le licenze di scuola media è la stessa Sardegna a detenere il primato (35,7%), seguita da Sicilia (33,5%), Valle D’Aosta (32,8%), Campania (32,4%) e Piemonte (30,7%). Quanto ad analfabeti e alfabeti privi di titolo di studio, la percentuale è inferiore al 4,0% in tutte le regioni del Nord, ad eccezione dell’Emilia-Romagna (4,3%); nelle regioni centrali il valore oscilla tra il 3,9% del Lazio e il 4,8% di Umbria e Marche mentre raggiunge il 7,0% in Calabria e il 6,7% in Basilicata.

La quota di laureati o diplomati A.F.A.M. è più alta della media nazionale al Centro (16,0%) e nel Nord-ovest (14,1%). I dottori di ricerca14 concorrono in tutte le ripartizioni con una incidenza tra lo 0,3% del Meridione e lo 0,6% del Centro. Per il diploma di scuola secondaria di secondo grado o di qualifica professionale la quota maggiore si rileva nel Nord-est (37,5%) mentre nelle restanti ripartizioni varia tra il 31,2% delle due Isole maggiori e il 37,3% del Centro. Nel Mezzogiorno si registra invece la quota più consistente di persone senza alcun titolo di studio, sono il 5,9%.

A livello regionale, è il Lazio ad avere la più alta percentuale di laureati15 (17,9%), seguono Abruzzo (15,3%), Umbria (15,2%), Emilia-Romagna e Molise (14,9%). Superano il 14% anche le Marche (14,8%), la Lombardia (14,7%) e la Liguria (14,5%). Il Lazio guida la classifica anche per i dottori di ricerca (0,7%).

La percentuale di titoli terziari (di I e II livello) e di dottorati è più alta nei comuni con più di 250mila residenti rispetto a quella rilevata in media Italia (14,3%), con l’eccezione di Catania (14,2%). A Bologna e Milano si attesta al 28,9% e al 28,2% e raggiunge la soglia del 24% anche a Firenze (24,8%) e Roma (24,0%).

Considerando la classe di ampiezza demografica si conferma che nei comuni più popolosi è maggiore l’incidenza dei titoli di studio più elevati: dal 9,2% dei comuni fino a 5mila residenti di 9 anni e più si passa all’11,7% di quelli che arrivano ai 20mila fino al 21,9% di quelli con oltre 250mila.

Nel 2019 è Torre D’Isola, in provincia di Pavia, il comune con il maggior numero di laureati16: sono 701 su 2.220 abitanti di 9 anni più, pari al 31,6%. I laureati pesano per circa il 30% anche a Basiglio, un comune della città metropolitana di Milano e a Pino Torinese, in Piemonte.

Le differenze si fanno meno incisive considerando i diplomi di istruzione secondaria. La percentuale varia tra il 34,4% dei comuni più piccoli al 36,1% di quelli con una popolazione compresa tra 100mila e 250mila residenti. Tires, nella provincia autonoma di Bolzano, ha la quota più elevata di persone che hanno conseguito un diploma dopo la licenza media (56,5%) seguito da Rosazza (Biella) e Moncenisio (città metropolitana di Torino) (55%).

In otto anni si innalza il livello di istruzione

Tra il 2011 (anno dell’ultimo Censimento di tipo tradizionale) e il 2019 la distribuzione della popolazione residente in Italia per grado di istruzione si è sensibilmente modificata. Tali cambiamenti risentono di una molteplicità di fattori che vanno dalle innovazioni nel sistema di istruzione italiano intercorse nel periodo intercensuario (alcuni percorsi scolastici del 2011 non sono più attivi, altri sono stati introdotti solo negli ultimi anni), alla diversa struttura per età e cittadinanza della popolazione e ad altre componenti del tessuto sociale che caratterizzano il nostro Paese.

Negli ultimi otto anni diminuiscono, sia in termini assoluti che percentuali, le persone che non hanno concluso con successo un corso di studi (dal 6% al 4,6%), quelle con al massimo la licenza di scuola elementare (dal 20,7% al 16,0%) e di scuola media (dal 30,7% al 29,5%).

Allo stesso tempo, aumentano i residenti che hanno conseguito diplomi di Istruzione secondaria di secondo grado o di qualifica professionale, titoli terziari di I e II livello (lauree e diplomi accademici) e dottorati di ricerca. In particolare, nel 2019 si contano quasi 36 diplomati (31 nel 2011) e 14 laureati (11 nel 2011) ogni 100 individui della classe di età considerata mentre i dottori di ricerca passano da 164.621 a 232.833, con un incremento pari a più del 40%.

Più donne che uomini tra i laureati ma anche tra chi possiede solo la licenza elementare

Nel 2019 su 100 laureati17 quasi 56 sono donne. La distribuzione per genere è più equilibrata in corrispondenza dei diplomi di scuola secondaria di secondo grado o di qualifica professionale (50,3% uomini e 49,7% donne), lo è meno per le licenze di scuola media per le quali si contano circa 53 uomini e 47 donne. Al contrario la componente femminile è in netta maggioranza per le licenze elementari (58,5%) e tra coloro che non hanno alcun titolo di studio (58,8%).

Se a livello nazionale si contano circa 56 femmine ogni 100 laureati18, la disuguaglianza tra i due sessi si articola in maniera diversa in funzione della regione di residenza. Ogni 100 individui con un titolo post diploma di scuola secondaria ci sono 59,4 donne in Sardegna, 58,3 in Valle D’Aosta, 58 in Umbria. È la Lombardia la regione in cui, pur mantenendosi ampio il divario, si registra il maggior equilibrio fra i due sessi in corrispondenza dei titoli di studio più elevati (45,3% vs 54,7%) insieme al Lazio in cui i laureati raggiungono il 45% del totale.

Tra coloro che hanno un diploma di maturità o di qualifica professionale il gap più elevato tra i due sessi (4,8 punti percentuali) è in Friuli-Venezia Giulia e Molise. Le differenze di genere sono più evidenti tra la popolazione meno istruita. Su 100 persone con la licenza elementare le donne sono 61,9 in Friuli-Venezia Giulia, 60,3 in Liguria, 60,1 in Veneto. Tra le persone analfabete o che sanno leggere o scrivere ma non hanno un titolo di studio, le donne rappresentano il 50,4% del totale in Trentino-Alto Adige, in tutte le regioni del settentrione non vanno oltre il 59,3% registrato in Emilia-Romagna mentre al Centro e nel Mezzogiorno sono più del 60%, a eccezione di Lazio (59,1%), Campania (59,2%) e Sicilia (57,8%).

(tratto da ISTAT, Report Censimenti popolazione del 15 dicembre 2020)