Radicalizzazione estremismo violento. Rapporto ONU

ONU, Rapporto: Many Hands on an elephant

“L’estremismo violento resta una minaccia persistente alla pace e alla stabilità nelle regioni del Sahel e del Maghreb. Continua a causare morte, danni e distruzione di proprietà, sconvolgendo la vita dei comuni abitanti. Quasi 6000 persone hanno perso la vita nei conflitti in corso tra il 2015 e l’aprile 2020 in nove paesi: Algeria, Burkina Faso, Ciad, Libya, Mali, Mauritania, Marocco, Niger e Tunisia. La regione del Sahel è stata particolarmente colpita, con il Burkina Faso e il Mali che hanno visto un netto aumento negli attacchi a partire dal 2018, mentre nella regione del Maghreb, molti giovani si sono radicalizzati e hanno lasciato il proprio paese per entrare a nelle file dei foreign fighters (FTF). 

Nel 2015, l’Istituto Interregionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia (UNICRI), con il generoso supporto della Direzione Generale della Politica di Vicinato e dei Negoziati di Allargamento (DG NEAR) della Commissione Europea, ha lanciato il Progetto Pilota sulla Lotta alla Radicalizzazione e all’Estremismo Violento nel Sahel-Maghreb – un progetto ambizioso che ha cercato di lavorare con le organizzazioni della società civile in nove paesi della regione per pilotare e valutare interventi, su piccola scala, di varia natura, portata e durata. L’obiettivo finale di questo Progetto Pilota è comprendere al meglio cosa funzioni e cosa no in termini di rafforzamento della resilienza delle comunità locali alla radicalizzazione e all’estremismo violento. 

Dopo cinque anni di attuazione, con più di 80 interventi, più di 500 attività e più di 23.000 persone coinvolte, l’UNICRI e la DG NEAR sono orgogliosi di presentare i risultati di questa ricerca. Non solo questo rappresenta uno sforzo per organizzare e condividere una grande quantità di dati primari raccolti, ma è anche un modo per condividere le principali lesson learnede fornire raccomandazioni alla comunità internazionale basate su evidenze, per contribuire a rendere gli interventi futuri più efficaci. 

L’estremismo violento è un fenomeno difficile da definire e quindi da contrastare. In tal senso, l’UNICRI ha adottato un approccio pratico focalizzando l’analisi sulle rimostranze segnalate dalla comunità locale e su fattori, descritti come critici, che spingono i giovani a unirsi ai gruppi estremisti violenti. Non sorprende che tutte le rimostranze facciano riferimento a questioni inerenti alla struttura sociale, politica o economica, e quindi richiedano soluzioni di sviluppo a lungo termine. Tuttavia, attraverso il Progetto Pilota, molte organizzazioni della società civile hanno sviluppato strumenti e approcci che le hanno aiutate ad aggirare i fattori strutturali, identificando nel frattempo altre soluzioni per affrontare con successo gli aspetti specifici di diversi dissensi. Lavorare con giovani a rischio e insegnare loro l’utilizzo di mezzi di espressione non violenti o metodi alternativi positivi per incanalare le aspettative, compresi il teatro, attività sportive e artistiche, sono esempi di differenti tipi di interventi esaminati tramite il Progetto Pilota. 

Nonostante le nostre conoscenze e intuizioni, la sfida rimane quella di definire, implementare e coordinare una linea di azione efficace e a lungo termine, in cui i governi siano gli attori principali e la società civile e le comunità siano i partner chiave. Le conoscenze a livello locale per l’identificazione delle rimostranze e la capacità e l’intuizione di elaborare soluzioni su misura si sono rivelate essere fattori essenziali e necessari. 

Intervenire su comunità che – nonostante tutto – siano resistenti rimane il nostro forte impegno a favore della lotta contro l’estremismo violento e contro il terrorismo, sia nella regione del Sahel che in quella del Maghreb, e oltre. L’UNICRI e la DG NEAR sono ansiosi di condividere più ampiamente possibile gli insegnamenti appresi durante questo Progetto Pilota fortemente gratificante, al fine di informare la comunità internazionale sull’opportunità di una programmazione più efficiente e, in ultima analisi, di contribuire al miglioramento della vita quotidiana di milioni di persone”.

Per saperne di più vedi Report ONU: “Many Hands on an Elephant. What Enhances Community Resilience”