Accademici di tutto il mondo alla maratona per la liberazione dello scienziato Djalali

Barbara Cottavoz

Ci sarà anche sir Richard John Roberts, il premio Nobel che nel 2017 aveva promosso la petizione firmata da più di altri cento scienziati per la liberazione del medico iraniano Ahmadreza Djalali, in attesa dell’esecuzione a Teheran con l’accusa di spionaggio. Domani alle 15.00 parte la maratona accademica di studiosi e attivisti di tutto il mondo in cui ognuno parlerà dieci minuti in diretta streaming sul canale YouTube dell’Upo. Il messaggio al Governo iraniano è forte: la scienza è libera e Djajali non deve essere giustiziato.

Ieri sera le adesioni alla maratona accademica erano oltre 150, provenienti da 20 Paesi e 50 istituzioni (principalmente Università, società scientifiche, associazioni) con nomi importanti come Paolo Vineis (Imperial College London), Gregory R. Ciottone (Harvard Medical School), Mario Rasetti (professore emerito del Politecnico di Torino, fondatore e presidente dell’Isi Foundation Torino-New York), Tali Sharot (University College London). Gli atenei più noti che hanno aderito sono Harvard, Hiroshima University, Tel Aviv University, Karolinska Intitutet, University of Western Australia, University of Auckland, Politecnico di Torino, University of Copenhagen.

Apriranno la maratona Luca Ragazzoni, collega di Djalali al Crimedim che ha lanciato la mobilitazione, e il rettore dell’Upo Gian Carlo Avanzi, seguiti da Caroline Pauwels e Ole Petter Ottersen, a capo delle altre due università con cui collaborav a il medico iraniano, la Vrije Universiteit di Bruxelles e il Karolinska Institutet di Stoccolma. «Le adesioni continuano ad arrivare commenta Ragazzoni -, credo che la maratona supererà le 24 ore che avevamo previsto».

in “La Stampa” (Novara e Verbania) dell’8 dicembre 2020