E’ tempo di promuovere modelli di sviluppo diversi

CARLO MARRONI

Un messaggio ai giovani del mondo per il futuro dell’economia , ma anche a chi governa questo momento storico di crisi gravissima. «Passata la crisi sanitaria che stiamo attraversando, la peggiore reazione sarebbe di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di autoprotezione egoistica. Non dimenticatevi, da una crisi mai si esce uguali: usciamo meglio o peggio. Facciamo crescere ciò che è buono, cogliamo l’opportunità e mettiamoci tutti al servizio del bene comune». Papa Francesco in un lungo video messaggio per i partecipanti al summit Economy of Francesco lancia il “Patto di Assisi” per un nuovo modello di sviluppo che rifiuti la logica dello “scarto” e impari dagli errori della crisi del 2008 ma anche dalle falle di questa pandemia mondiale.

«Non siamo condannati a modelli economici che concentrino il loro interesse immediato sui profitti come unità di misura e sulla ricerca di politiche pubbliche simili che ignorano il proprio costo umano, sociale e ambientale» ha detto Bergoglio ai duemila partecipanti da 120 paesi all’incontro, che si lega alle encicliche Laudato Si’ (2015) e Fratelli tutti (2020) entrambe intrecciate con lo spirito francescano sia per la tutela dell’ambiente che per un’economia che metta al centro l’uomo e non solo il denaro. «Molti di voi avranno la possibilità di agire e di incidere su decisioni macroeconomiche, dove si gioca il destino di molte nazioni” e invita ad essere capaci di «vigilare in ordine allo sviluppo sostenibile dei Paesi e per evitare l’asfissiante sottomissione di tali Paesi a sistemi creditizi che, ben lungi dal promuovere il progresso, sottomettono le popolazioni a meccanismi di maggiore povertà, esclusione e dipendenza. I sistemi creditizi da soli sono una strada per la povertà e la dipendenza».

Il messaggio arriva dritto alla nuova generazione: «È tempo, cari giovani economisti, imprenditori, lavoratori e dirigenti d’azienda, è tempo di osare il rischio di favorire e stimolare modelli di sviluppo, di progresso e di sostenibilità in cui le persone, e specialmente gli esclusi (e tra questi anche sorella terra), cessino di essere – nel migliore dei casi – una presenza meramente nominale, tecnica o funzionale per diventare protagonisti della loro vita come dell’intero tessuto sociale».

Il tutto dentro una cultura dell’incontro, evitando i metodi della politica molto in voga: «Questo screditare, calunniare o decontestualizzare l’interlocutore che non la pensa come noi è un modo di difendersi codardamente dalle decisioni che io dovrei assumere per risolvere tanti problemi». Insomma, un nuovo paradigma che non limiti la visuale all’assistenzialismo: «Non basta neppure puntare sulla ricerca di palliativi nel terzo settore o in modelli filantropici. Benché la loro opera sia cruciale, non sempre sono capaci di affrontare strutturalmente gli attuali squilibri che colpiscono i più esclusi e, senza volerlo, perpetuano le ingiustizie che intendono contrastare».

Il “patto di Assisi” verso un modello di «sviluppo umano integrale» – concetto-chiave della pastorale del Papa – quindi, allarga lo sguardo alla formazione di un nuova leadership capace di modificare l’attuale modello che amplifica gli squilibri: «Se è urgente trovare risposte, è indispensabile far crescere e sostenere gruppi dirigenti capaci di elaborare cultura, avviare processi, tracciare percorsi, allargare orizzonti, creare appartenenze».

in Il Corriere della Sera, 24 novembre 2020