“Un villaggio educativo da ricostruire”. Convegno internazionale in Vaticano

L’evento organizzato presso la Casina Pio IV dalla Pontificia accademia delle scienze sociali, prende spunto da tre tematiche principali legate al tema dell’educazione. Ad illustrarle a «L’Osservatore Romano» è il presidente dell’istituzione, l’economista Stefano Zamagni. In vista dell’evento del 14 maggio prossimo, quando un vero e proprio manifesto globale sull’educazione verrà sottoscritto dalle più alte personalità internazionali e rappresentanti delle religioni, l’istituzione vaticana, spiega Zamagni, ha invitato numerosi esperti da tutto il mondo per confrontarsi attorno a tre tematiche principali: «In primo luogo — ha spiegato — sulla distinzione fra “istruzione” ed “educazione”. Si tratta evidentemente di termini con significati diversi. Il primo fa riferimento al “mettere dentro”, a inserire nelle menti nozioni, conoscenze, strumenti. “Educare”, dal latino educere, ha a che fare invece con il tirare fuori, aiutare le persone a utilizzare le proprie risorse al fine di intervenire sulla realtà totale. E negli ultimi decenni si è posta troppa enfasi sull’istruzione piuttosto che sull’educare».

L’assunzione di questa premessa rende inevitabile un mutamento delle modalità educative. «Occorre mettere in campo dunque, ed è la seconda tematica che intendiamo affrontare, il concetto di “coazione” — spiega Zamagni — termine che unisce conoscenza e azione, un modello che già Aristotele auspicava, a dimostrazione che ai suoi tempi aveva già ben chiaro cosa dovesse essere un “progetto educativo”. Se non si fa questo, l’educazione diventa accademismo astratto, quando l’educare è invece un processo trasformazionale: i giovani devono capire che quello che apprendono deve essere messo al servizio dell’umanità».

In terzo luogo, spiega ancora l’economista, «occorre stringere un patto globale: non si può più affrontare il problema solo a livello nazionale. Se l’educare deve essere quello che abbiamo detto prima occorre si definiscano dei punti fondamentali: centralità della persona, libertà (l’educazione non può in nessun caso essere imposta), lotta alle fake truth. Quest’ultimo è un punto di estrema importanza e di grande attualità. Spesso sentiamo parlare della questione delle fake news, quando invece le false verità sono molto più pericolose. Per un semplice motivo: se io ti do una notizia falsa posso modificare le tue scelte; ma se ti do una falsa verità alla lunga posso cambiare la tua mappa cognitiva, il tuo mind set, il carattere delle persone. L’educazione deve passare per una lotta senza quartiere alle fake truth di cui vediamo esempi ogni giorno, dal tema ambientale al rifiuto delle vaccinazioni».

Passare dal piano dei principi a quello dell’azione è opera tutt’altro che facile. «È evidente che tutto questo comporta una modifica delle struttura organizzativa dell’educazione, che attualmente è incentrata sulla trasposizione del modello tayloristico del lavoro, vale a dire una struttura verticale, gerarchica, che non va assolutamente bene quando si parla di educazione. Naturalmente non spetta alla Santa Sede indicare interventi concreti ai singoli Stati ma vedo che anche le diverse organizzazioni internazionali stanno andando in questa direzione, di un ritorno alla scholè, luogo dove si forma il carattere, il luogo dove si pratica la virtù».

Un luogo che non è tanto dissimile da quel “villaggio educativo”, di cui parla Papa Francesco, chiamato, in un patto naturale, implicito, a farsi carico dell’educazione di un bambino. Un villaggio da ricostruire. Lo ha ricordato, in apertura del convegno, monsignor Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’educazione cattolica, il quale ha illustrato le radici del magistero pontificio in tema di educazione, a partire dall’esortazione Evangelii gaudium e dall’enciclica Laudato si’. Se nella prima, ha ricordato monsignor Zani, si parla della sfida di «trasmettere la cultura del vivere insieme», di «partecipare a questa marea un po’ caotica», accompagnandosi a questa «carovana solidale», nella seconda si sottolinea come l’educazione sia inefficace se non si preoccupa di diffondere un nuovo modello di relazioni con la natura. «Le intenzioni del Papa — ha spiegato monsignor Zani — sono di aiutare le organizzazioni internazionali a raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati. I giovani dovranno essere capaci di innovare, risolvere problemi, assumersi la responsabilità di creare un mondo nuovo. Devono perciò essere preparati a questo compito durante il loro percorso formativo». Il magistero di Francesco è in continuità con quanto espresso nella dichiarazione conciliare Gravissimum educationis: «Nei processi conoscitivi occorre sempre organizzare il sapere. Il che introduce il tema delle priorità; educare ha sempre un valore etico. Significa accompagnare, introdurre i bambini dentro la realtà totale, della quale non bisogna nascondere niente, compresa la dimensione della trascendenza, senza la quale tutto diventa relativo».

in L’Osservatore Romano, 07 febbraio 2020