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Siccità senza precedenti in Catalogna (Spagna)

Stato d’emergenza dopo tre anni di scarse piogge. Una situazione gravissima, come testimonia l’emersione dell’antico villaggio di Sant Romà de Sau

Se c’è un luogo che descrive con efficacia la portata epocale della siccità e della crisi idrica in Catalogna, questo è il bacino di Sau. Si tratta di una riserva a circa 90 chilometri da Barcellona, creata negli anni Sessanta proprio per garantire forniture di acqua corrente al capoluogo catalano e ad altri comuni della regione. La riserva, anche se in pieno inverno, è oggi quasi interamente prosciugata: l’acqua al 4 per cento della capienza ha riportato in superficie, per la prima volta dopo 60 anni, parti del vecchio villaggio di Sant Romà de Sau. Prima della grave siccità era l’affiorare del campanile della chiesa, risalente all’xi secolo, a funzionare come “unità di misura” del livello delle acque, mentre ora sono riemerse parti dell’antico villaggio molti metri più in basso.

Il riemergere dell’antico villaggio sommerso di Sant Romà de Sau è sintomo della grave siccità che si protrae in Catalogna a causa di 3 anni di scarse piogge. Lo scorso 2 febbraio la Generalitat catalana ha ufficialmente dichiarato lo stato d’emergenza, unendosi ai 37 comuni di Girona e Tarragona. Nella vita di tutti i giorni i cambiamenti sono ancora contenuti, ma lo scenario potrebbe cambiare a breve complici anche le temperature molto sopra la media: la pressione dei rubinetti nelle case è già stata diminuita, è stata tolta l’acqua nelle docce delle palestre, è stato vietato il lavaggio delle macchine e l’innaffiamento dei parchi pubblici.

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Cambiamento climatico. Sull’orlo della irreversibilità. Agire per salvare l’umanità

CARLO PETRINI

Il cambiamento climatico è giunto alla sua fase di irreversibilità. A dimostrarcelo non sono più solo i dati riportati da anni per mano di studiosi, attivisti e giornalisti sensibili al tema. Oggi a parlare sono i fatti. Se per decenni la politica non ha avuto orecchie per ascoltare gli ammonimenti in campo ambientale, gli scenari che si prospettano richiedono di tenere gli occhi ben aperti e di iniziare a prendere le contromisure sugli effetti che si stanno già verificando. Primo su tutti: la siccità, una questione allarmante che auspico sia al centro del dibattito dell’odierna Giornata mondiale dell’acqua.

Da 65 anni a questa parte non si vedeva una crisi idrogeologica così lampante nel nostro Paese. Su tutto il territorio nazionale nel 2022 abbiamo avuto precipitazioni per meno della metà dei valori attesi. Parlando della zona in cui vivo, il Nord-Ovest, si sono superati tutti i record di giorni consecutivi senza pioggia. E il 2023 non ha dato segno di controvertire questa preoccupante tendenza. Da oltre un anno i fiumi sono sotto lo zero idrometrico, sulle montagne la poca neve si scioglie in un battito di ciglia e le preoccupazioni per la prossima estate non fanno dormire sonni tranquilli a molti agricoltori.

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Mattarella: «Vi sono intere zone dove non è più possibile la sopravvivenza alimentare»

UGO MAGRI

Tipica imprecazione qualunquista era, un tempo, «piove governo ladro». Adesso accade il contrario: è la siccità che viene rinfacciata alla politica su scala mondiale. Al di là dei buoni propositi, non si sta facendo abbastanza contro i cambiamenti climatici. Il risultato è che se ne pagano le conseguenze a ogni latitudine, come ha segnalato Sergio Mattarella durante la sua visita a Nairobi. Da quelle parti ieri c’era maltempo e il capo dello Stato s’è rivolto speranzoso al suo ospite, il presidente William Ruto, augurandogli che finalmente il Kenya possa trovare un po’ di ristoro.

«Anche da noi in Italia, gli ha detto, avvertiamo un’esigenza di pioggia»; specie l’agricoltura soffre una carenza idrica di cui ancora non si vede fine. L’«abbassamento delle nevi sulle montagne» è un ulteriore aspetto di questo stesso fenomeno che nel nostro Paese si manifesta a volte in forme drammatiche, come è accaduto nel luglio scorso sulla Marmolada: «Non possiamo dimenticare quella tragedia in cui il ghiacciaio è crollato perché si va esaurendo», rammenta Mattarella. Allora si piansero 11 vittime; ma quante ne conta il continente africano dove la siccità costituisce una delle piaghe più dolorose? «Vi sono intere zone dove non è più possibile la sopravvivenza alimentare», denuncia il presidente, e la carestia provocata dal clima impazzito «spinge ulteriormente, comprensibilmente», sottolinea, «i flussi migratori».

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Emergenza clima: il 2022 anno nero

LEGAMBIENTE

Il 2022 è stato un anno nero per il clima, segnato da un’accelerazione degli eventi meteo che hanno provocato tanti danni e vittime. Alluvioni, ondate di caldo anomalo e di gelo intenso, frane, mareggiate, siccità, grandinate non risparmiano ormai nessun Paese sul Pianeta. E a pagarne lo scotto è anche l’Italia, segnata quest’anno da più caldo e siccità, come ben raccontano i dati di bilancio dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente, realizzato in collaborazione con il gruppo Unipol, e sintetizzati nella mappa del rischio climatico.

Nel 2022 la Penisola ha registrato un incremento del +55% di casi rispetto al 2021, parliamo di 310 fenomeni meteo-idrogeologici che quest’anno hanno provocato impatti e danni da nord a sud e causato ben 29 morti. Nello specifico si sono verificati 104 casi di allagamenti e alluvioni da piogge intense81 casi di danni da trombe d’aria e raffiche di vento, 29 da grandinate, 28 da siccità prolungata, 18 da mareggiate, 14 eventi con l’interessamento di infrastrutture, 13 esondazioni fluviali, 11 casi di frane causate da piogge intense, 8 casi di temperature estreme in città e 4 eventi con impatti sul patrimonio storico. Molti gli eventi che riguardano due o più categorie, ad esempio casi in cui esondazioni fluviali o allagamenti da piogge intense provocano danni anche alle infrastrutture. Nel 2022 sono aumentati, rispetto allo scorso anno, i danni da siccità, che passano da 6 nel 2021 a 28 nel 2022 (+367%), quelli provocati da grandinate da 14 nel 2021 a 29 nel 2022 (+107%), i danni da trombe d’aria e raffiche di vento, che passano da 46 nel 2021 a 81 nel 2022 (+76%), e allagamenti e alluvioni, da 88 nel 2021 a 104 nel 2022 (+19%).

A livello territoriale, quest’anno il nord della Penisola è stata l’area più colpita, seguita dal sud e dal centro. A livello regionale, la Lombardia è la regione che registra più casi, ben 37, seguita dal Lazio e dalla Sicilia, con rispettivamente 33 e 31. Rilevanti anche i casi registrati in Toscana, 25, Campania, 23, Emilia-Romagna, 22, e Piemonte, 20, Veneto, 19, Puglia, 18. Tra le province, quella di Roma risulta quella più colpita con 23 eventi meteo-idro, seguita da Salerno con 11, Trapani con 9, Trento, Venezia, Genova e Messina con 8 casi.  Tra le città, Roma (13) e Palermo (4).

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Siccità. Il mondo alla ricerca dell’acqua

WE BUILD VALUE

Il mondo è alle prese con la siccità. Non solo l’Italia, non solo l’Australia, non solo gli Stati Uniti. Il fenomeno è globale e quello che inizialmente sembrava un fenomeno puramente climatico e locale adesso si allarga fino a diventare una catastrofe economica e sociale, come ad esempio nel caso della Grande Siccità che ha colpito l’Australia dei primi anni Duemila.

La siccità mette quindi a rischio quell’equilibrio idrologico assicurato dalle infrastrutture (acquedotti, reti idriche, dighe) con un impatto inevitabile per le economie mondiali.

All’interno del suo “Special Report on Drought”, l’Onu stima ad esempio in oltre 6 miliardi di dollari all’anno i danni derivanti dalle siccità solo negli Stati Uniti d’America. Ancor più grave è l’impatto economico previsto per l’Unione Europea, pari a 9 miliardi di euro. Nel caso dell’Australia, la Millennium Drought ha fatto calare la produttività agricola del paese del 18% tra il 2002 e il 2010, mentre ancora l’effetto di una grave siccità sul prodotto interno lordo dell’India è stimato tra il 2 e il 5% del Pil. Il fenomeno colpisce le economie mondiali ed ecco perché i governi si stanno organizzando con risposte spesso frammentate e isolate, ma comunque necessarie per frenare il problema.

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Cambiamento climatico. L’Europa colpita dalla siccità. Report GDO, 2022

GIOVANNI MARIA DEL RE

La siccità si fa sempre più grave, con rischi particolarmente alti proprio per l’Italia, con un impatto negativo anche sui raccolti. L’ultimo rapporto analitico dell’Osservatorio globale sulla siccità (Gdo) del Jrc, il centro di ricerca scientifico dell’Ue, pubblicato ieri a Bruxelles, fotografa un quadro decisamente preoccupante. «La grave siccità – si legge – che sta colpendo molte regioni d’Europa dall’inizio dell’anno si è ulteriormente diffusa ed è peggiorata a inizio agosto (il documento è aggiornato al 10 agosto, ndr). Le condizioni secche sono connesse a un’ampia e persistente mancanza di precipitazioni, combinate con una sequenza di ondate di calore da maggio in poi».

Secondo il Gdo, al 10 agosto il 47% dell’Europa (non solo i Paesi Ue ma anche altri Stati europei) si trovava in condizioni di attenzione, il 17% in condizione di allerta. Tradotto: il 64% dell’Ue è colpita dal fenomeno. La commissaria europea alla Ricerca Mariya Gabriel parla di «situazioni di stress senza precedente per i livelli di acqua in tutta l’Ue».

La Penisola, lo dicevamo, è tra i Paesi più colpiti. «Il rischio di siccità – recita il documento – sta aumentando soprattutto in Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Germania, Olanda, Belgio Lussemburgo, Romania, Ungheria, Serbia settentrionale, Ucraina, Moldavia, Irlanda e Regno Unito». Il resto d’Europa «mantiene condizioni stabilmente gravi di siccità». Non basta, «regioni già colpite dalla siccità nella primavera del 2022, come il Nord Italia, la Francia sud-orientale, alcune parti di Ungheria e Romania, sono quelle che registrano le condizioni in più forte peggioramento».

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Clima. L’Europa nell’occhio del ciclone.

ISPI focus

Non solo l’Italia, ma ieri vari paesi dell’Europa centrale e meridionale sono stati percossi da violente tempeste che hanno ucciso almeno 12 persone, tra cui tre bambini. Le morti sono state provocate dalla caduta di alberi in Italia, Austriae nell’isola della Corsica, dove i venti hanno raggiunto una velocità pari a 224 km orari, sradicando perfino alcuni arbusti. Gérald Darmanin, ministro dell’interno francese, ha raggiunto la Corsica e dichiarato che almeno 20 persone sono rimaste ferite, di cui quattro in modo grave. La popolazione è sotto shock: “non abbiamo mai visto temporali così forti, avrei pensato che si trattasse di una tempesta tropicale,” ha raccontato un ristoratore corso. Secondo il Washington Postla tempesta si è mossa a una velocità fuori dal comune. La linea della perturbazione ha infatti colpito Ajaccio, la capitale della Corsica, alle 8:15 della mattina, ed entro le 9:15 aveva già raggiunto l’estremo nord est dell’isola.

È l’epilogo drammatico di una estate segnata da ondate di calore e siccità fuori controllo in buona parte del continentePer diversi meteorologi, la peggiore degli ultimi 500 anni, senza piogge significative per quasi due mesi. Già a febbraio il Panel Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) dell’ONU era stato chiaro nel suo report annuale: gli eventi metereologici estremi diventeranno sempre più comuni, e la regione mediterranea continuerà a scaldarsi più del resto del globo. Di fronte a questo scenario, l’Europa deve quindi prepararsi ad affrontare il rischio di ondate di calore, perdite agricole sostanziali, scarsità idrica e una maggiore frequenza e intensità delle inondazioni.

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Economia. La siccità abbatte il Pil agricolo del 10%. Danni alle imprese per 6 miliardi di euro

MICAELA CAPPELLINI

Con il 60% di precipitazioni in meno rispetto alla media storica e con 2 gradi di temperatura in più rispetto agli ultimi anni, sull’agricoltura italiana si è scatenata la tempesta perfetta. E il conto sarà salato: secondo la Coldiretti, i danni da siccità potrebbero arrivare a 6 miliardi di euro, bruciando così il 10% del valore della produzione agricola nazionale. Previsioni simili arrivano dalla Cia-Agricoltori italiani: partendo da un valore aggiunto per il settore intorno ai 34 miliardi annui, c’è effettivamente il rischio che se ne vada in fumo il 10% del Pil del comparto. Più cauta Confagricoltura, che ad oggi stima i danni da siccità in 2 miliardi e le perdite per il valore aggiunto agricolo attorno al 6%, anche se la percentuale – dicono – è destinata senz’altro a salire per colpa degli aumenti dei costi di produzione.

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Siccità, Wwf: “Con la crisi climatica la situazione è insostenibile”

Agenzia Dire, Comunicato stampa 23 giugno 2022

“La gravissima crisi climatica in atto ha tolto il velo ad una situazione insostenibile che è indispensabile affrontare con decisione”. L’Italia, dice il Wwf, “è un Paese che ha fatto dell’acqua un triste esempio della propria incapacità di gestire con intelligenza un bene cruciale per la nostra stessa sopravvivenza e per il nostro benessere. Nonostante gli allarmi continui del mondo scientifico non abbiamo imparato a rispettare i sistemi naturali che la conservano, la trattengono e la rendono disponibile per l’uso umano, aiutandoci ad adattarci a cambiamenti che ormai fanno parte della nostra quotidianità”. E così “l’abbiamo commerciata, rubata, inquinata, sprecata, ed ora siamo costretti a inseguire un’emergenza che si avvita su se stessa.

Proviamo a percorrere i dati essenziali dell’acqua in Italia e i principali errori del nostro Paese”, che il Wwf definisce veri e propri “peccati capitali”.

L’ACQUA DISPONIBILE

L’Italia potenzialmente è tra i più ricchi d’acqua. Mediamente le precipitazioni ammontano a circa 300 miliardi di metri cubi ogni anno, ovvero tra le più elevate in Europa e nel mondo; la disponibilità effettiva di risorse idriche è, secondo alcune stime, di 58 miliardi di metri cubi. Di questi, quasi i 3/4 provengono da sorgenti superficiali, fiumi e laghi, mentre il 28% da risorse sotterranee (falde non profonde). Purtroppo questa disponibilità si sta progressivamente riducendo e si assiste a un generale decremento del volume annuale di acqua che defluisce a mare. Ad esempio se mettiamo a confronto il periodo 2001-2019 con il precedente periodo 1971-2000, si registra una riduzione di portata per il Tevere del 15% e di oltre l’11% per il Po.

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Siccità: 1/4 dell’Italia colpita dalla desertificazione

COLDIRETTI – Comunicato stampa 16 giugno 2022

Più di ¼ del territorio nazionale (28%) è a rischio desertificazione che riguarda le regioni del Sud ma anche quelle del Nord con la gravissima siccità di quest’anno che rappresenta solo la punta dell’iceberg di un processo che mette a rischio la disponibilità idrica nelle campagne e nelle città con l’arrivo di autobotti e dei razionamenti. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla situazione del territorio nazionale in occasione della giornata mondiale dell’Onu per la lotta a desertificazione e siccità del 17 giugno, sulla base dei dati Ispra.

Un appuntamento che – sottolinea la Coldiretti – cade in una situazione drammatica per il Belpaese con il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca che è sceso a -3,7 metri su livelli più bassi da almeno 70 anni ma a preoccupare è anche l’avanzare del cuneo salino per la risalita dell’acqua di mare che rende impossibile la coltivazione nelle zone del delta. Dal monitoraggio della Coldiretti si evidenzia che è in sofferenza anche il lago Maggiore con un grado di riempimento del 22,7% così come quello di Como al 30,6%. Nel bacino padano per la mancanza di acqua – precisa la Coldiretti – è minacciata oltre il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo, ma in alcune zone di Piemonte e Lombardia non piove da quasi tre mesi e in certi Paesi si ricorre alle autobotti per l’uso civile mentre sui ghiacciai del Trentino è stata misurata una quantità di neve compresa tra il 50% e il 60% del valore medio della serie storica.

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