Archivi tag: pluralismo

Liberties. Media Freedom Report 2024

CIVIL LIBERTIES UNION FOR EUROPE

About this report

The Media Freedom Report 2024 is the third annual report on media freedom in the European Union (EU) produced by the Civil Liberties Union for Europe (Liberties). It is based on data and input from Liberties’ member and partner organisations and complements Liberties’ annual Rule of Law Report.

The Media Freedom Report discusses relevant legislative and regulatory action at EU and national level during 2023 and maps the main trends and developments in media freedom in 19 EU Member States, namely: Belgium, Bulgaria, Croatia, Czech Republic, Estonia, France, Germany, Greece, Hungary, Ireland, Italy, Latvia, Lithuania, the Netherlands, Poland, Romania, Slovakia, Slovenia and Sweden. This report also sets forth a list of recommendations to the EU institutions to improve the media landscape in Europe and better protect media freedom and pluralism across the Union. As in previous editions, this report covers three primary areas: media freedom and pluralism, safety and protection of journalists, and freedom of expression and information. Additionally, this year’s report features a new chapter dedicated to the European Media Freedom Act – landmark legislation that has myriad implications for media freedom and pluralism in the EU.

Strong and stable democracy cannot exist without a free and pluralistic media. It is not a coincidence that in countries where rule of law is eroding, so too is media freedom. This report serves as a monitoring exercise to expose and help prevent further violations of media and press freedom and the rights to freedom of expression and to information. As documented herein, media freedom and pluralism still stand perilously close to the breaking point in many EU countries, and must be almost fully resuscitated in some. How effectively the European Media Freedom Act is enforced could be decisive to the media’s future in Europe, and this report supports advocacy work and sets forth recommendations to that end.

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“La visione di un’Europa che tenga insieme unità e diversità”

PAPA FRANCESCO, Messaggio ai Membri del Gruppo del Partito Popolare Europeo nel Parlamento Europeo – [ EN  – IT ]

Illustri Signore e Signori! Sono lieto di rivolgere un saluto cordiale a voi, membri del Gruppo del Partito Popolare nel Parlamento Europeo, istituzione che ho visitato nel novembre del 2014, e colgo l’occasione per condividere con voi alcune riflessioni.

La prima: siete parlamentari, dunque siete rappresentanti dei cittadini che vi hanno affidato un mandato. Quando ci furono le prime elezioni del Parlamento Europeo, la gente si è interessata, era una novità, un passo avanti importante nella costruzione dell’Europa unita. Ma, come sempre, col passare del tempo l’interesse diminuisce; e allora è necessario curare bene il rapporto tra i cittadini e i parlamentari. Questo è un problema classico delle democrazie rappresentative. E se già è difficile tenere vivo il legame all’interno di ciascun Paese, a maggior ragione lo è per il Parlamento Europeo, che è ancora più “lontano”. Ma d’altra parte oggi la comunicazione può aiutare molto a superare le distanze.

Un secondo spunto: il pluralismo. È chiaro che un grande gruppo parlamentare debba prevedere un certo pluralismo interno. Tuttavia, su alcune questioni in cui sono in gioco valori etici primari e punti importanti della dottrina sociale cristiana occorre essere uniti. Questo mi sembra un aspetto particolarmente interessante, perché chiede di pensare alla formazione permanente dei parlamentari. È normale che anche voi abbiate bisogno di momenti di studio e di riflessione in cui approfondire e confrontarsi sulle questioni eticamente più rilevanti. È una sfida appassionante, che si gioca soprattutto al livello della coscienza, e che mette anche in luce la qualità di chi fa politica. Il politico cristiano dovrebbe distinguersi per la serietà con cui affronta i temi, respingendo le soluzioni opportunistiche e tenendo sempre fermi i criteri della dignità della persona e del bene comune.

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Compito e sfida dell’educazione: comprendere ed abitare la complessità come risorsa

FRANCO CAMBI

La complessità è «esplosa» come nuovo paradigma culturale, come modello trasversale tra e nei saperi, come innovativa frontiera epistemologica alla metà degli anni Ottanta, sotto la spinta sia di una revisione della logica della scienza (resasi più problematica e sofisticata e interattiva) sia di una trasformazione della società (complicata dalle tecniche; riarticolata nei gruppi e nei ceti; variegata negli obiettivi; e poi plurale, flessibile, aperta, interconnessa, ecc.). Eventi entrambi radicali che hanno postulato una nuova visione del reale e una, parallela, visione dei saperi come vettori (cognitivi e non solo) di un tempo nuovo, che era però fatalmente e cogentemente già in cammino. Vent’anni dopo possiamo dire che tale interpretazione è stata via via acclarata e confermata. Anzi, si è ulteriormente sofisticata e articolata.

Tale paradigma governa ormai tutti i fronti dell’esperienza: del pensiero e della cultura, della società e del soggetto, della comunicazione e, in particolare e sempre più, del futuro. Futuro che si fa, ad un tempo, sempre più luminoso e carico d’ombre, orientato alla «speranza» e avvolto nei «rischi» e nelle «paure». La stessa tecnologia (che è il nostro Moloch, alla fine) ha in sé sempre più intrecciati questi due volti: essa produce l’imbroglio ecologico e le attese di un suo superamento, produce il post-human e la ricostruzione della soggettività anche dentro la tecnica più avanzata (e si pensi ai blog di Internet), produce un Mondo Amministrato, che dà spazio anche alla Resistenza, con una cultura che si diffonde, si personalizza (e si pensi alle pratiche di scrittura di sé, alla pedagogia della cura sui, alle tecniche di autocoscienza: tutte vie per dar forza e voce e identità proprie ai soggetti, se pure catturati, omologati, prigionieri o quasi del Mercato e delle sue Ideologie).

La complessità è cresciuta, si è arricchita, ha sempre più un volto plurale: anzi, ha molti volti. C’è il volto epistemologico. C’è il volto cognitivo. C’è quello sociale. E quello interculturale. Quello tecnologico e quello formativo. Sono un corpus di volti ora asimmetrici ora concentrici, ma che hanno dato, appunto, forza e voce, sempre di più, a una categoria veramente epocale ed epocale per il presente e per il futuro. A cui è affidata la metacognizione del tempo storico presente.  

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