UGO MAGRI
Sfidando una certa politica, ma in piena sintonia con la Costituzione, Sergio Mattarella ha fatto gli auguri per la fine del Ramadan «ai concittadini e agli ospiti» di fede islamica. Il presidente segnala che «tutte le confessioni sono libere davanti alla legge, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano», dunque i musulmani hanno pieno diritto di professare la loro confessione nel rispetto delle regole. Rammenta agli immemori che «la libertà religiosa è uno dei fondamenti della convivenza», per giunta «riconosciuta dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite». Non manca di far pesare come «la promozione del mutuo rispetto tra fedi e culture» rappresenti un elemento di coesione sociale della nostra comunità, e solleciti dunque «una responsabilità condivisa».
Il messaggio non si conclude qui. Mattarella rileva come il Ramadan, quest’anno, sia «tristemente coinciso con un periodo denso di preoccupazioni per le sofferenze e i lutti che affliggono civili innocenti». Il Medio Oriente è in fiamme e l’incendio rischia di propagarsi altrove con il terrorismo fondamentalista tornato alla ribalta. L’Italia ne è stata fin qui risparmiata. Ma occorre restare vigili e praticare la tolleranza, a ogni livello. Scrive il capo dello Stato: «Il messaggio delle religioni per la pace è senza confini e ad esso dobbiamo fare riferimento», specie se si tratta di educare i ragazzi «alla reciproca comprensione». Il pericolo da scongiurare è la radicalizzazione dei giovani nel nome dell’Islam, come purtroppo è avvenuto in altri Paesi. Vanno integrati, fatti sentire a casa.
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