Archivi categoria: Condizione giovanile

World happiness report: giovani meno felici delle generazioni più anziane

IVAN MANZO

Tra i millennials la soddisfazione per la propria vita diminuisce con ogni anno di età, per i boomer accade l’opposto. Finlandia nazione più felice al mondo, Italia 41esima. In aumento la disuguaglianza globale della felicità.

Per il settimo anno consecutivo la Finlandia si conferma la nazione con il più alto livello di felicità, ma preoccupano le disuguaglianze in giro per il mondo: le differenze sociali ed economiche, che crescono per gruppi e per fasce di età, minano il benessere e la felicità di intere popolazioni. La “disuguaglianza globale della felicità”, così viene definita dal Rapporto, è infatti aumentata di oltre il 20% negli ultimi dodici anni.

Si tratta di uno dei messaggi chiave lanciati oggi (20 marzo) dal World Happiness Report 2024, in occasione della giornata dedicata dall’Onu alla felicità. Redatto da un team di ricercatori, i risultati dello studio si basano sui dati del sondaggio mondiale condotto dalla società Gallup, analizzati da alcuni dei principali esperti di benessere a livello mondiale, tra cui Jeffrey Sachs, John Helliwell e Richard Layard.

L’ampia copertura nazionale e le indagini annuali del sondaggio Gallup forniscono una fonte di dati senza eguali sulla qualità della vita in tutto il mondo. Ora ci sono abbastanza anni di dati, a partire dal 2006, per consentirci di separare plausibilmente età e modelli generazionali per la felicità – ha dichiarato John Helliwell, professore della University of British Columbia -. Abbiamo trovato alcuni risultati piuttosto sorprendenti. Esiste una grande varietà tra i Paesi per quanto riguarda la felicità relativa delle popolazioni più giovani, più anziane e di quelle intermedie. Quindi le classifiche globali della felicità sono piuttosto diverse per i giovani e gli anziani, in una misura che è cambiata molto negli ultimi dodici anni”.

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Giovani. Il prezzo della solitudine e del mancato dialogo intergenerazionale

PAOLA BIGNARDI

La generazione giovanile «ha sofferto più di altre le conseguenze psicologiche e sociali della pandemia e mostra ora diversi sintomi di un disagio esistenziale segnato da un futuro avvolto nell’incertezza e da un presente avaro di punti di riferimento». Sono parole del cardinale Matteo Zuppi nella sua prolusione ad apertura del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana in corso in questi giorni a Roma.

La Chiesa si interroga sulla sofferenza dei giovani che, come ci dice la cronaca di questi giorni, ha molti e differenti modi di esprimersi. La recente giornata sui disturbi alimentari ha fatto memoria dei moltissimi giovani che manifestano il loro disagio di fronte alla realtà con un gesto di alto valore simbolico: privandosi del cibo o ingoiandone troppo. Ed è straziante assistere all’autodistruzione di una vita, senza poter fare nulla per alleviare un dolore così grande e ingestibile da scegliere questo lento suicidio, sotto gli occhi impotenti di familiari e amici. 

La salute mentale è sempre più precaria proprio tra i giovani, come ha evidenziato il convegno dell’Ufficio Cei per la Pastorale della salute sul tema nei giorni scorsi in Laterano. Qualcuno potrebbe obiettare che i giovani invece stanno benissimo, che pensano solo a star bene e a divertirsi, e vivono senza pensieri. Sono così tanti i pregiudizi sui giovani, che portano noi adulti a essere giudici spietati; proprio davanti ai nostri giudizi i giovani tanto più sono fragili tanto più tendono a mascherare quella sofferenza che pensano non possa essere capita. Spesso il modo spavaldo con cui si atteggiano serve a nascondere un dolore vissuto con pudore, nella solitudine e nella sfiducia di poter trovare qualche punto di riferimento significativo.

La solitudine è una condizione normale dei giovani, forse il prezzo che pagano per cambiamenti troppo rapidi che li distanziano velocemente dalle generazioni che li ha preceduti e che dovrebbe potersi accompagnare a essi per orientare i loro percorsi. Si muovono dentro una realtà inedita: per loro, che si affacciano ora alla vita, è tutto inedito. Ma lo è anche per i loro padri e le loro madri, che lo sono allo stesso modo dei figli, oppure vivono nell’illusione che nulla stia cambiando. Tante solitudini che non riescono a entrare in comunicazione, a farsi reciprocamente alleate per affrontare il senso della vita in un contesto in cui quasi tutto deve essere reinterpretato. Quasi tutto, anche la fede, anche il proprio mondo interiore.

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Dramma minori stranieri soli. «Scomparsi 11.810 ragazzi»

MARCO BIROLINI

In Italia c’è un buco nero che ogni anno inghiotte decine di migliaia di minori. Secondo la relazione del Commissario straordinario per le persone scomparse, nel 2023 sono stati 29.315 coloro che una maledetta sera non sono più rientrati a casa. Ben 21.951 denunce di scomparsa (il 75%) hanno riguardato gli under 18. E di queste, 17.535 sono state presentate relativamente a bambini e adolescenti stranieri. Si tratta di un salto enorme rispetto al 2022, quando le scomparse erano già state 13 mila. Il fenomeno si è intensificato negli ultimi anni, in concomitanza con l’aumentare degli sbarchi (dal 2015 in poi), superando di gran lunga il dato concernente i minorenni italiani.

Molti sono stati poi ritrovati: 5723 in vita, 2 purtroppo deceduti. Ma all’appello mancano ancora 11.810 ragazzi arrivati in Italia senza accompagnatori: nessuno sa dove siano finiti. Una cifra che sgomenta, e che non può più lasciare indifferenti. Nel 91% dei casi si tratta di maschi. Molti scappano dalle case d’accoglienza e lasciano l’Italia per raggiungere familiari e amici in Francia o in Nord Europa. In gran parte sono 17enni (6.146 soggetti) che si allontanano spontaneamente da comunità o famiglie di affidamento.

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La Giornata mondiale dei bambini – The First World Children’s Day – (25-26 maggio 2024)

PAPA FRANCESCO – MESSAGGIO – [ AR  – DE  – EN  – ES  – FR  – IT  – PL  – PT ]

Care bambine e cari bambini! Si avvicina la vostra prima Giornata Mondiale: sarà a Roma il 25 e 26 maggio prossimo. Per questo ho pensato di mandarvi un messaggio, sono felice che possiate riceverlo e ringrazio tutti coloro che si adopereranno per farvelo avere.

Lo rivolgo prima di tutto a ciascuno personalmente, a te, cara bambina, a te, caro bambino, perché «sei prezioso» agli occhi di Dio (Is 43,4), come ci insegna la Bibbia e come Gesù tante volte ha dimostrato.

Allo stesso tempo questo messaggio lo invio a tutti, perché tutti siete importanti, e perché insieme, vicini e lontani, manifestate il desiderio di ognuno di noi di crescere e rinnovarsi. Ci ricordate che siamo tutti figli e fratelli, e che nessuno può esistere senza qualcuno che lo metta al mondo, né crescere senza avere altri a cui donare amore e da cui ricevere amore (cfr Lett. enc. Fratelli tutti, 95).

Così tutti voi, bambine e bambini, gioia dei vostri genitori e delle vostre famiglie, siete anche gioia dell’umanità e della Chiesa, in cui ciascuno è come un anello di una lunghissima catena, che va dal passato al futuro e che copre tutta la terra. Per questo vi raccomando di ascoltare sempre con attenzione i racconti dei grandi: delle vostre mamme, dei papà, dei nonni e dei bisnonni! E nello stesso tempo di non dimenticare chi di voi, ancora così piccolo, già si trova a lottare contro malattie e difficoltà, all’ospedale o a casa, chi è vittima della guerra e della violenza, chi soffre la fame e la sete, chi vive in strada, chi è costretto a fare il soldato o a fuggire come profugo, separato dai suoi genitori, chi non può andare a scuola, chi è vittima di bande criminali, della droga o di altre forme di schiavitù, degli abusi. Insomma, tutti quei bambini a cui ancora oggi con crudeltà viene rubata l’infanzia. Ascoltateli, anzi ascoltiamoli, perché nella loro sofferenza ci parlano della realtà, con gli occhi purificati dalle lacrime e con quel desiderio tenace di bene che nasce nel cuore di chi ha veramente visto quanto è brutto il male.

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Giovani e religione. I risultati di una indagine internazionale

Cresce fra i giovani, in tutto il mondo, l’interesse per la spiritualità: è uno dei risultati di un’indagine realizzata dal Gruppo di Ricerca Footprints. Young People: Expectations, Ideals, Beliefs della Pontificia Università della Santa Croce, insieme all’istituto di sondaggi spagnolo GAD3, che sono stati presentati il 29 febbraio 2024 presso la sede dell’Università (Aula Álvaro del Portillo).

L’analisi si è svolta nei mesi di novembre e dicembre 2023 ed è stata realizzata in 8 Paesi: Argentina, Brasile, Italia, Kenya, Messico, Filippine, Spagna e Regno Unito. Il campione è composto da 4.889 giovani tra i 18 e 29 anni di età.

L’indagine fa parte di un progetto di ricerca internazionale in cui sono coinvolte 8 Università (Pontificia Università della Santa Croce, Università Panamericana di Messico, Catholic University of Buenos Aires, Università di Navarra in Spagna, Strathmore University of Kenya, Saint Mary University di Londra, University of Asia and the Pacific da Filippine e The State University of Campinas – UNICAMP). Insieme fanno parte del Gruppo di ricerca Footprints. Young People: Expectations, Ideals, Beliefs della Pontificia Università della Santa Croce

All’evento del 29 di febbraio si sono offerti dati d’interesse legati allo stato della religiosità e dell’espressione della fede e dei valori dei giovani, la visione dei giovani sulle dinamiche della guerra nel mondo, la percezione sulla pena di morte e sulla corruzione politica, la visione sulla Chiesa come istituzione. Per saperne di più vedi gli allegati

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I ragazzi e le proteste che cambiano il mondo

MASSIMO AMMANITI

Lo scenario sociale di questi giorni è inquietante: ragazzini e ragazzine che protestano nelle strade e di fronte ai luoghi del potere contro le violenze della polizia subìte dai loro coetanei a Pisa, mentre il governo rimane trincerato nel proprio silenzio limitandosi a promettere indagini. È più che comprensibile che nella vita quotidiana quando ci si senta in imbarazzo e in difficoltà si preferisca negare o addirittura rimuovere il problema evitando di prenderlo in considerazione, ma se questo riguarda un governo è doveroso che quest’ultimo risponda alle critiche dei familiari dei ragazzi e dei partiti di opposizione per far luce su quello che è successo ed eventualmente prendere dei provvedimenti. E soprattutto rammaricarsi e scusarsi con i ragazzi che manifestavano pacificamente la propria solidarietà al popolo palestinese e sono stati aggrediti con lunghi manganelli senza nessuna giustificazione di ordine pubblico.

Ma forse la risposta è un’altra, gli adolescenti sono percepiti da questo governo come una minaccia, perché possono protestare e manifestare il proprio dissenso, possono criticare le istituzioni scolastiche e addirittura occupare le scuole per far sentire la propria voce. Purtroppo di fronte a queste manifestazioni e a questi comportamenti non ci si chiede quale sia il motivo del loro malessere, in un momento storico nel quale si susseguono guerre e violenze, cambiamenti climatici ed inquinamenti atmosferici che stanno ipotecando il loro futuro, dal momento che saranno loro a dover prendere il testimone dalle generazioni dei genitori e dei nonni. Per non parlare dell’isolamento e delle rinunce che hanno vissuto durante la pandemia con un futuro che si prospetta nebuloso per quanto riguarda il lavoro e la loro stessa vita.

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Health Behaviour in School-aged Children. Due Report on line

ISTITUTO SUPERIORE SANITÁ

Sono online i primi due report tematici della Sorveglianza HBSC Italia 2022 (Health Behaviour in School-aged Children) con i dati dell’indagine 2022 condotta nelle Regioni italiane.

Nel PRIMO REPORT viene descritto il campione e il contesto familiare dei ragazzi e delle ragazze di 11, 13, 15 anni e per la prima volta anche dei 17enni. Questa ricerca vuole produrre conoscenza per supportare e migliorare le iniziative volte a favorire il benessere dei giovani (pre-adolescenti e adolescenti), attraverso la comprensione dei loro comportamenti correlati alla salute e l’analisi del contesto di vita, familiare e scolastico, nonché dell’influenza del gruppo dei pari (2, 3).

La Sorveglianza HBSC-Italia 2022 – Health Behaviour in School-aged Children: la descrizione del campione e del contesto familiare dei ragazzi e delle ragazze di 11, 13, 15 e 17 anni”;

Nel SECONDO REPORT, dedicato alle tecnologie digitali, viene analizzata la frequenza d’uso e le potenziali problematicità riguardanti questi strumenti all’interno della popolazione adolescenziale italiana. Dall’ultima rilevazione emerge che circa 4 adolescenti su 5 utilizzano quotidianamente i social media, con 1 su 10 a rischio di sviluppare un uso problematico. Inoltre, il 25% degli adolescenti utilizza i videogiochi quotidianamente, con una maggiore prevalenza e intensità d’uso nella popolazione maschile.

La Sorveglianza HBSC-Italia 2022 – Health Behaviour in School-aged Children: le tecnologie digitali negli adolescenti”.

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World Children’s Day – Giornata Mondiale dei Bambini

TIZIANA CAMPISI

Presentata in Sala Stampa vaticana la prima edizione della Gmb che si svolgerà a Roma il 25 e 26 maggio prossimi e sarà celebrata anche a livello locale nelle singole diocesi. Il cardinale Tolentino de Mendonça: desiderio di Francesco è che l’incontro diventi un momento a cadenza regolare per la Chiesa. Il coordinatore dell’evento padre Fortunato: proporremo tre percorsi di preparazione, spirituale, solidale e culturale

“Ci sarà un giorno una Giornata mondiale per i bambini?”. La domanda l’aveva rivolta al Papa proprio un bambino, Alessandro, 9 anni, facendosi spazio tra alcuni giovani “in dialogo” con Francesco in un podcast, il Popecast, alla vigilia della Gmg. “Sarebbe bello, mi piace tanto”, aveva commentato il Papa trovandola una buona idea. “Ci penserò e vedrò come farla”, aveva aggiunto. E la sua risposta non si è fatta attendere. Francesco ha incontrato oltre 7 mila piccoli di tutto il mondo lo scorso 6 novembre all’iniziativa “Impariamo dai bambini e dalle bambine” e un mese dopo, l’8 dicembre, all’Angelus ha annunciato per il 25 e 26 maggio 2024 la celebrazione della prima Giornata mondiale dei bambini (Gmb), presentata oggi, 2 febbraio, nella Sala Stampa della Santa Sede. Per prendervi parte, ci si potrà iscrivere già da oggi sul portale www.worldchildrenday.org.

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La generazione Alpha

ANITA PRATI

Il mondo sta cambiando a velocità impensabili fino a qualche decennio fa. Il paradosso è che una società a rischio di vuoto generazionale, che ha il fiato corto in tema di genitorialità e non fa più figli o ne fa sempre meno, si trova a moltiplicare i salti di generazione all’interno di archi temporali sempre più ristretti.

Quanto dura una generazione? Quattro generazioni dai Baby Boomers alla Generazione X ai Millennials agli Zoomers alla Generazione Alpha. L’ultimo dei Baby Boomers compirà sessant’anni quest’anno – forse è già diventato nonno, forse non ancora, quasi sicuramente è ancora inserito nel mondo del lavoro e un lustro almeno lo separa dalla pensione.

Intanto, i primi nati della Generazione Alpha sono alle prese con lo slalom tra open day e scuole aperte per affrontare la prima, importante decisione della loro vita: a quale scuola superiore affidare la formazione del proprio futuro?

La generazione Alpha

Generazione Alpha, così li chiamano. Sono la prima generazione interamente nata nel 21° secolo. La loro era è cominciata nel 2010, l’anno in cui, nel mese di gennaio, il primo iPad è stato immesso sul mercato e, nel mese di ottobre, è stata lanciata Instagram, ad oggi una fra le più note e utilizzate app di social network per la condivisione di foto e video brevi. Sono per la maggior parte figli di Millenials e i tre quarti di loro provengono da Asia e Africa, tenuto conto che l’Occidente ha conosciuto un grande calo di natalità già a partire dalla Generazione X.

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Una gioventù debole in un paese sempre più vecchio. “Degiovanimento” della popolazione

ALESSANDRO ROSINA

L’anomalia italiana non è la longevità, ma l’avere sempre meno giovani, caratterizzati oltretutto da una debole presenza nella società e nel mondo del lavoro. Le nuove generazioni devono spostarsi al centro dei processi che generano benessere e sviluppo.

Struttura demografica con base sempre più stretta

I dati del Censimento pubblicati dall’Istat a fine 2023 forniscono le coordinate principali del percorso demografico del nostro paese. Ci dicono che il numero dei residenti dal 2014 è in continua diminuzione e che siamo entrati nel 2023 sotto i 59 milioni di abitanti. Nel corso dell’ultimo anno la popolazione è ulteriormente scesa, trascinata verso il basso da un divario tra nascite e decessi che rimane ampiamente negativo, solo in parte compensato dal saldo migratorio. Una diminuzione che procede in modo differenziato lungo la dimensione territoriale e dell’età.

Il Censimento mostra come la perdita di abitanti sia in larga parte concentrata nel Sud Italia e nei centri con meno di 5 mila abitanti (che sono oltre i due terzi dei comuni italiani). Lasciare che gli squilibri demografici aumentino significa lasciare che diventino ancor più fragili i territori già più fragili. E mostra come, rispetto a una popolazione anziana che continua a crescere, sia in spiccata riduzione la consistenza quantitativa delle nuove generazioni. Il processo che più sta incidendo sugli squilibri demografici e con intensità maggiore nel nostro paese è quest’ultimo. Un processo che continuiamo a sottovalutare e a lasciare ai margini del dibattito pubblico. Se si effettua una ricerca su Google, si trova che nel corso del 2023 la voce “invecchiamento della popolazione” fornisce oltre 13 mila risultati, mentre “degiovanimento” ne totalizza poco più di 160. La voce “invecchiamento dal basso” – utilizzata dai demografi per indicare gli effetti della denatalità sulla struttura per età – produce meno di 10 risultati.

Continuiamo a pensare che, in termini di questione demografica, la principale anomalia dell’Italia sia la longevità, che fa aumentare la popolazione nelle età più mature. Invece, la longevità intesa come vivere bene e a lungo va considerata la nuova normalità da favorire, una sfida che accomuna l’Italia con le economie più avanzate. Nessun paese mette in atto politiche per contenere la longevità, mentre nel resto d’Europa si introducono politiche più solide delle nostre per favorire la natalità.

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