Un’educazione di qualità per uscire dalla trasmissione intergenerazionale della povertà

Consiglio Nazionale Giovani, Rapporto La povertà educativa in Italia :

Una delle dimensioni più gravi e inesplorate della povertà minorile e giovanile è quella che si può definire “povertà educativa”, ovvero la privazione dell’opportunità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni1.

La povertà educativa si traduce in primo luogo nella privazione delle competenze cognitive, ovvero quelle competenze fondamentali per uno sviluppo formale professionale; ma si traduce anche nel mancato sviluppo delle capacità cosiddette “non-cognitive” quali la motivazione, l’autostima, la comunicazione, la cooperazione, l’empatia, la visione, ovvero la spinta ad avere aspirazioni e sogni, che sono altrettanto fondamentali per lo sviluppo, il progresso e il benessere individuale e collettivo.

Trovarsi in una condizione di povertà sin da bambini può portare a un rallentamento nel proprio sviluppo o addirittura mettere a rischio il raggiungimento delle varie tappe di crescita, alimentando così la catena intergenerazionale della povertà. Difatti l’istruzione è un elemento fondamentale per rompere il ciclo della povertà: l’alfabetizzazione non è funzionale solo all’empowerment personale ma è anche uno strumento per lo sviluppo sociale e umano.

Malcolm X una volta disse che “l’istruzione è il passaporto per il futuro”. Ma cosa succede se alcuni passaporti sono migliori di altri, dando al titolare l’accesso a scuole e insegnanti migliori e, a sua volta, a un futuro più prospero?

Mentre il livello di istruzione varia notevolmente a livello globale, la disuguaglianza nell’istruzione si verifica a livello locale in tutti i paesi. Nei paesi sviluppati, la qualità dell’istruzione può variare notevolmente poiché sappiamo che un’elevata ricchezza nazionale non è garanzia di un’elevata uguaglianza.

A fronte delle sempre maggiori diseguaglianze sociali ed economiche, cresce la domanda di giustizia sociale che tenta di rispondere alle richieste di una maggiore equità. Ma non è possibile rispondere in modo concreto ed efficace senza porre al centro la dimensione educativa, non solo come lente di analisi, ma anche come strumento di cambiamento per le condizioni reali presenti e future degli individui. Si può dar vita ad una società democratica più equa solo se i principi della giustizia tengono conto del profondo legame tra individualità e collettività che non è possibile realizzare senza un’educazione inclusiva e di qualità.

Attraverso la formazione, il sapere formale e informale deve condurre l’individuo ad uno sviluppo adeguato delle sue capacità interne, intese come quelle capacità intellettive ed emotive che permettono, insieme alle reali opportunità sociali ed economiche e alle condizioni esterne, di realizzare le capacità cosiddette combinate2.

L’idea di sviluppo umano come incremento di capacità, che si distanzia da quello promosso dal paradigma utilitarista, è stata introdotta entro la cornice di una teoria della giustizia dai teorici del capability approach Amartya Sen e Martha Nussbaum, attraverso la cosiddetta “teoria delle capacitazioni”.

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1 Save the Children Italia (2014), La povertà educativa.
2 Nussbaum, M. (2014). Creare capacità. Liberarsi della dittatura del PIL. Bologna: Il Mulino. Microsoft Word – Rapporto 2022_La povertà educativa in Italia (1).docx

3 Alessandrini, G. (2014), La pedagogia di Martha Nussbaum. Approccio alle capacità e sfide educative. Milano: Franco Angeli.

LEGGI: https://consiglionazionalegiovani.it/wp-content/uploads/2022/10/CNG_Poverta%CC%80EducativaInItalia.pdf

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