Appello di restare umani di papa Francesco al G7

FRANCO GARELLI

Sentimenti contrastanti hanno accompagnato la presenza di Papa Francesco al vertice del G7 in Puglia. Sia quando è stata annunciata questa visita, sia dopo aver letto i suoi interventi, molti si sono chiesti: qual è il vero motivo che ha spinto Jorge Mario Bergoglio a non mancare a questo appuntamento, a rompere gli schemi per essere il primo pontefice della storia a partecipare a un summit che riunisce i Capi di Stato e di Governo delle sette nazioni più industrializzate nel mondo?

Un motivo importante è certamente connesso ai temi al centro della Sessione dei lavori per la quale è stato invitato, dedicata a “intelligenza artificiale, energia, Africa e Mediterraneo” e aperta ai Paesi e alle organizzazioni internazionali outreach. E in effetti sulle questioni qui richiamate (e sulle sfide umanitarie che esse evocano) il Papa ha offerto spunti importanti, in parte ribadendo elementi ben noti del suo pensiero, in parte – come nel caso dell’intelligenza artificiale – ampliando una riflessione cui ha già dedicato nell’ultimo anno due documenti di rilievo.

Dopo aver ricordato in termini generali l’importanza della “buona politica”, i fattori economici e ideologici che tendono a indebolirla, i motivi (corruzione, inefficienza) che portano molte persone ad avere una visione negativa della politica, il Pontefice si è soffermato sui rischi che l’umanità corre di fronte ad un uso irresponsabile della tecnologia, con particolare riferimento in questo caso all’IA. Non è questa tecnologia in sé a fare problema, quanto la sua applicazione, perché accanto a indubbie potenzialità per l’organizzazione umana, possono darsi effetti fortemente negativi assolutamente da non sottovalutare. E ciò sia nel campo del lavoro, dove agiscono dei robot che possono far salire il Pil, ma al contempo far crescere le diseguaglianze (e produrre nel breve-medio periodo costi sociali e occupazionali assai laceranti); sia nel campo della difesa militare, nella produzione di sistemi di armi del tutto autonomi, i cosiddetti killer robot, che possono estromettere gli individui dalle decisioni e dalla possibilità di esercizio del controllo, attenuando dunque la responsabilità personale e rendendo sempre più disumani i processi bellici, con ripercussioni tragiche sull’umanità intera.

Nelle parole del Pontefice “nessuna macchina dovrebbe mai scegliere di togliere la vita ad un essere umano”; o ancora “condanneremo l’umanità a un futuro senza speranza, se sottraessimo alle persone la capacità di decidere su se stesse e sulla loro vita, condannandole a dipendere dalle scelte delle macchine”. Ecco dunque il warning del Papa parlando di IA, il grido rivolto a tutti a “restare umani”. Sono sufficienti questi accenni per comprendere come la partecipazione del Papa al G7 in Puglia sia stata dettata anzitutto dall’urgenza di ribadire in prima persona le sue preoccupazioni per le sorti dell’umanità circa alcune sfide epocali che ci riguardano, non fermandosi ad una semplice “moral suasion”, ma con un pensiero ricco di contenuti sulle questioni che contano; e ciò a fianco di altri esponenti di organizzazioni umanitarie, anch’essi chiamati a interagire in questa Sessione dei lavori.

Tuttavia, non è detto che il confronto sui temi sia stato il motivo prevalente a smuovere il Papa da Roma in questa circostanza. Perché il pensiero del Papa sugli argomenti trattati è sufficientemente conosciuto (anche dai grandi della terra), i quali non sempre collimano con i suoi orientamenti, o comunque agiscono su un piano ben diverso e più complesso rispetto alla prospettiva da cui si muove il pontefice. Ciò per dire che il Papa è stato spinto al G7 anche (o soprattutto) dalla voglia di “esserci”, di partecipare in prima persona ad un momento in cui i leader del mondo discutono di questioni che hanno grandi ricadute per l’umanità; per rendersi conto delle diverse posizioni, valutare i campi in cui essi più divergono e quelli di possibile convergenza; per cogliere ‘faccia a faccia’ delle dinamiche socio-politiche che hanno conseguenze per tutti.

Di qui la sua agenda in Puglia zeppa di incontri bilaterali (con ognuno dei sette membri del G7), sia per essere aggiornato sulle diverse situazioni e posizioni, sia per testimoniare in presa diretta a tutti i potenti che c’è un’umanità che guarda a loro e li segue con un misto di apprensione e di speranza.

in “La Stampa” del 15 giugno 2024

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