L’attore Benigni ai bambini in Piazza San Pietro: ” Fermate voi la guerra”

GIAN GUIDO VECCHI

«La vita è questo: amore, conoscenza, e una compassione infinita per il dolore che attraversa l’umanità». Roberto Benigni sta al centro del sagrato di San Pietro, davanti al Papa e a decine di migliaia di ragazzini arrivati da 101 Paesi del mondo per la prima Giornata mondiale dei bambini. Francesco ha appena celebrato la Messa, li ha invitati a recitare assieme a lui un’ Ave Maria : «Pregate sempre e soprattutto per la pace, perché non ci siano le guerre».

E ora all’attore e regista toscano è affidato il finale: più di cinquant’anni di carriera, due premi Oscar, ma forse è il monologo più impegnativo che abbia mai scritto. Lo ha preparato cercando parole semplici, che i bambini capiscano, per dire cose essenziali. La sfida più difficile anche per un fuoriclasse, ma riuscita: «Prendete il volo, prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro, costruite un mondo migliore. Noi non ci siamo riusciti».

All’inizio prende un po’ in giro i grandi: «Un saluto affettuoso ai cardinali, al sindaco di Roma Gualtieri, al signor presidente del Consiglio Giorgia Meloni…Va be’, quelli importanti li ha salutati tutti, c’è qualcun altro? Ah, Santità!». Poi spiega: «Due guardie svizzere mi hanno detto: lei può fare qualsiasi cosa, solo non può toccare il Papa. È da quando me l’hanno detto che ho voglia di fare solo quello. Sapete, come Adamo ed Eva con la mela? Un bacio! A che servono i baci, se non si danno?». E Benigni si avvicina, «allora le do il benvenuto da parte di tutti loro, un bacio che ne vale centomila», e abbraccia e bacia Francesco sulle guance, «sono pieno di gioia come un cocomero!».

«Volevo fare il Papa»

In Vaticano si trova a suo agio, racconta: «Quando da piccolo mi chiedevano cosa volevo fare da grande, rispondevo serio: il Papa. E tutti a ridere, si sbellicavano. Allora decisi di fare il comico. Se si fossero inginocchiati, avrei fatto il Papa… Quasi quasi alle prossime elezioni, Santità, mi presento anch’io!», aggiunge. E si volta verso Bergoglio: «Non dopo di lei! No, insieme a lei. Facciamo il campo largo, mettiamo sulla scheda: Jorge Mario Bergoglio detto Francesco». Cosa faranno tutti questi bambini da grandi? «Magari tra di voi c’è un nuovo Michelangelo, un nuovo Galileo, una scienziata come Rita Levi Montalcini. O magari un Papa, chi vuol fare il Papa?». Si levano mani e grida, «Santità, bisogna allargare il Vaticano, magari tra loro ci sarà il primo Papa africano, o asiatico, o di un quartiere popolare di Roma, il Papa di Testaccio, o ancora una bambina, il primo Papa donna della storia!».

Il racconto si approfondisce: «Vi voglio svelare un segreto: per sognare non bisogna chiudere gli occhi, bisogna aprirli per leggere, scrivere, inventare. Dovete far leggere tutto ai bambini, a cominciare dalle fiabe. Che esistano i draghi, i bambini lo sanno già. Le fiabe insegnano loro che possono essere sconfitti». E poi «gli inventori di fiabe sono i più grandi che ci siano», considera: «Il telefonino o la tv magari li avrebbe inventati qualcun altro, ma Cenerentola, Peter Pan, Harry Potter? Se non li avessero inventati i loro autori, non lo avrebbe fatto nessuno, per l’eternità! Vi immaginate un mondo senza Paperino?».

Inventare, trovare storie, fare cose difficili. L’importante è non accontentarsi: «Qualsiasi cosa facciate amatela, fatela al meglio, come Michelangelo ha fatto questa cupola». Ecco: «Cercate di fare le cose belle. Non cercate di rendere gli altri più buoni, gli altri bisogna renderli felici. Gettatevi nel burrone della vita e aprite le ali. Imparate più parole che potete. Se non avrete le parole per dire ciò che avete dentro, starete male».

Il peccato della guerra

L’ultima riflessione è sul Discorso della Montagna, le parole di Gesù: «Un incanto di bellezza. Quando dice beati i misericordiosi. Prendersi cura del dolore degli altri, essere sensibili, perdonare. L’unica buona idea che sia stata espressa nella storia dell’umanità: siate profondamente buoni». Molto spesso «il mondo è governato da gente che non sa che cosa è misericordia e amore, e commette il più grave e stupido dei peccati: la guerra. Quando i bambini giocano alla guerra, appena uno si fa male si fermano. Fine del gioco. Perché non si fermano al primo bambino che si fa male? Bisogna trovare le parole giuste, le parole vere. Nessuno ha trovato ancor la parola magica per fermare la guerra, come “Apriti Sesamo”. Eppure esiste. Sono sicuro che in mezzo a voi c’è quello che la troverà. Noi dobbiamo solo aiutarvi: amandovi, scrivendo storie».

in “Corriere della Sera” del 27 maggio 2024

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