Uno scudo per la sicurezza delle fedi. Il Progetto europeo “Shield”

SCIALOM BAHBOUT

Arriva da Bruxelles una formula per avviare la coesistenza tra ebrei, musulmani e cristiani in una cornice europea. Alla presenza della Program Manager Tamara Munoz della Commissione Europea e di rappresentanti di 10 paesi europei si è svolta la conferenza finale del Progetto Europeo “Shield” cui hanno partecipato rappresentanti delle tre fedi monoteistiche.

Il progetto si propone di individuare e proporre soluzioni concrete su questioni calde di interesse comune. Uno dei problemi cui tutti si sono rilevati molto sensibili è valutare rischi e vulnerabilità dei luoghi di culto rispetto a potenziali attacchi terroristici; allo scopo di fornire linee guida concrete per incrementarne la sicurezza.

Infatti, gli attacchi terroristici finiscono per danneggiare tutti, anche i gruppi religiosi cui appartengono gli autori dell’attentato. Prima della conferenza finale, si sono svolti nel corso degli ultimi due anni vari incontri per avviare il dialogo su come coinvolgere esperti nel campo della sicurezza onde evitare il diffondersi dell’estremismo religioso. Si è parlato di come vadano coinvolti operatori di sicurezza, forze dell’ordine, ricercatori sociali e partner tecnologici. Durante il progetto è stata condotta un’analisi approfondita degli attacchi violenti contro i luoghi di culto negli ultimi vent’anni e sono state individuate misure e soluzioni concrete per garantirne la salvaguardia. I rappresentanti delle Comunità religiose destinatari finali del progetto, hanno giocato un ruolo determinante nel fornire indicazioni e spunti di riflessione culturali.

Quando si parla di sicurezza, l’accento viene posto quasi esclusivamente sugli aspetti relativi alla sicurezza fisica delle infrastrutture, prescindendo dagli aspetti ambientali, culturali, di inclusione sociale e di dialogo interreligioso; componenti che fanno parte della questione a pieno titolo. I luoghi sacri, moschee, chiese e sinagoghe, sono di vitale importanza per la convivenza civile e la coesione sociale e culturale dell’Unione Europea e dei suoi cittadini. Tuttavia, sempre più spesso purtroppo, sono stati e possono essere oggetto di possibili attacchi terroristici, come testimoniano i tragici eventi accaduti in Europa nell’ultimo decennio. Il fatto che esperti appartenenti a diverse religioni ed organizzazioni si siano ritrovati assieme per discutere e affrontare il problema della protezione dei luoghi sacri, ha costituito una novità assoluta: rabbini, imam, prelati hanno approfittato dell’occasione per affrontare problemi più generali discutendo questioni che in fondo riguardano tutti: come rendere più sicura la vita religiosa dei fedeli.

Si potrebbe pensare che, in fondo, di fronte agli eventi brutali cui abbiamo assistito di recente, poca cosa possano fare gli incontri tra leaders religiosi sul tema della sicurezza. Quanto accaduto nel progetto “Shield” indica invece quanto sia utile affrontare la questione sicurezza coinvolgendo anche i rappresentanti delle Comunità religiose. È necessario creare uno scudo “culturale” a difesa dei singoli e delle comunità religiose, ma è altresì necessario creare occasioni di lavoro e di ingaggio in progetti che facilitino l’incontro e la conoscenza reciproca.

L’importanza del dialogo interreligioso tramite collaborazioni fattive assume quindi un ruolo cruciale in questi ambiti. L’instaurarsi di progetti significativi tra le diverse confessioni promuove una mutua comprensione e incrementa il rispetto: questo tipo di sinergia può culminare nell’elaborazione di strategie condivise per la riduzione dei rischi e nella costituzione di un fronte comune moderato contro manifestazioni di violenza o intolleranza, sempre sotto l’egida della Commissione Europea.

in “la Repubblica” del 15 marzo 2024

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