Il “lato oscuro” delle mafie: Appalti, cybercrime e criptovalute

LUCIO LUCA

Nei primi sei mesi del 2023 gli attacchi cyber in Italia sono aumentati del 40 per cento rispetto all’anno precedente, quasi quattro volte di più che nel resto del mondo. Il rapporto di Clusit, l’Associazione italiana per la sicurezza informatica, sempre per lo stesso periodo, ha mostrato come quasi il 10 per cento del totale delle vittime di attacchi cyber a livello globale sono realtà italiane. Numeri allarmanti che testimoniano il carente stato di salute della sicurezza informatica nel nostro Paese ma anche un dato di fatto ormai incontrovertibile: c’è stata negli ultimi anni una decisa, preoccupante, translazione criminale sul mondo digitale.

E’ il “lato oscuro” delle grandi organizzazioni, The dark-web side of mafias come recita il titolo dello studio firmato da Antonio Nicaso, Walter Rauti, Greta Nasi e Luca Fantacci pubblicato da Zolfo Editore. Un saggio prezioso per capire come sta cambiando – o meglio com’è già cambiata – la penetrazione criminale in Italia.

Altro che pistole e tritolo, le mafie dell’era moderna hanno capito che per far soldi e rischiare poco o nulla basta la tastiera di un computer. Meglio generare fake news che intimidire politici e imprenditori riluttanti, molto più semplice ripulire il denaro sporco convertendolo in criptovalute che investire nel mattone o in aziende che rischiano di essere sequestrate o confiscate alla prima inchiesta antimafia. Anche perché mentre i boss si sono subito adeguati ai tempi sfruttando al massimo le potenzialità del digitale, la legislazione arranca e continua a considerare le azioni di hackeraggio come reati informatici e non certo come reati di stampo mafioso, con tutto quello che ne consegue in caso di eventuali condanne.

Insomma, ci spiegano gli autori dello studio, oggi e non domani il contrasto alla criminalità organizzata non si fa più tra le montagne dell’Aspromonte o nelle campagne del Trapanese, le mafie presidiano un territorio molto più vasto e allettante: il dark-web. Ed ecco dunque perché Cosa nostra, ‘ndrangheta, camorra hanno cominciato a puntare sugli appalti assegnati con margini di profitto prossimi allo zero nei quali non è più necessario corrompere i pubblici ufficiali come si faceva una volta. Si prendono lavori e commesse, specialmente in settori che garantiscono ampio consenso come la sanità, si “cartolarizzano” i crediti accumulati da una pubblica amministrazione che specialmente al sud paga con notevole ritardo, si trasferisce tutto in criptovalute e il gioco di ripulitura del denaro è fatto. In modo del tutto legale, tra l’altro. Massimo risultato con il minimo rischio.

Come aveva profetizzato l’economista Piero Barucci ormai quindici anni addietro, l’impresa mafiosa opera perfettamente come un’impresa legale, con le stesse regole, gli stessi professionisti, con la medesima padronanza della contabilità, delle linee di business e delle asimmetrie fiscali. Ecco perché i veri protagonisti della nuova criminalità non sono più killer ed estorsori bensì hacker, consulenti finanziari, faccendieri e broker. Il saggio spiega nei dettagli le tecniche adottate dalle mafie, con un tecnicismo che magari può risultare a volte eccessivo ma invece si rivela efficace per capire l’evoluzione da “menti raffinatissime” che più di trent’anni fa aveva intuito Giovanni Falcone.


Nei primi sei mesi del 2023 gli attacchi cyber in Italia sono aumentati del 40 per cento rispetto all’anno precedente, quasi quattro volte di più che nel resto del mondo. Il rapporto di Clusit, l’Associazione italiana per la sicurezza informatica, sempre per lo stesso periodo, ha mostrato come quasi il 10 per cento del totale delle vittime di attacchi cyber a livello globale sono realtà italiane. Numeri allarmanti che testimoniano il carente stato di salute della sicurezza informatica nel nostro Paese ma anche un dato di fatto ormai incontrovertibile: c’è stata negli ultimi anni una decisa, preoccupante, translazione criminale sul mondo digitale.

E’ il “lato oscuro” delle grandi organizzazioni, The dark-web side of mafias come recita il titolo dello studio firmato da Antonio Nicaso, Walter Rauti, Greta Nasi e Luca Fantacci pubblicato da Zolfo Editore. Un saggio prezioso per capire come sta cambiando – o meglio com’è già cambiata – la penetrazione criminale in Italia.

Altro che pistole e tritolo, le mafie dell’era moderna hanno capito che per far soldi e rischiare poco o nulla basta la tastiera di un computer. Meglio generare fake news che intimidire politici e imprenditori riluttanti, molto più semplice ripulire il denaro sporco convertendolo in criptovalute che investire nel mattone o in aziende che rischiano di essere sequestrate o confiscate alla prima inchiesta antimafia. Anche perché mentre i boss si sono subito adeguati ai tempi sfruttando al massimo le potenzialità del digitale, la legislazione arranca e continua a considerare le azioni di hackeraggio come reati informatici e non certo come reati di stampo mafioso, con tutto quello che ne consegue in caso di eventuali condanne.

Insomma, ci spiegano gli autori dello studio, oggi e non domani il contrasto alla criminalità organizzata non si fa più tra le montagne dell’Aspromonte o nelle campagne del Trapanese, le mafie presidiano un territorio molto più vasto e allettante: il dark-web. Ed ecco dunque perché Cosa nostra, ‘ndrangheta, camorra hanno cominciato a puntare sugli appalti assegnati con margini di profitto prossimi allo zero nei quali non è più necessario corrompere i pubblici ufficiali come si faceva una volta. Si prendono lavori e commesse, specialmente in settori che garantiscono ampio consenso come la sanità, si “cartolarizzano” i crediti accumulati da una pubblica amministrazione che specialmente al sud paga con notevole ritardo, si trasferisce tutto in criptovalute e il gioco di ripulitura del denaro è fatto. In modo del tutto legale, tra l’altro. Massimo risultato con il minimo rischio.

Come aveva profetizzato l’economista Piero Barucci ormai quindici anni addietro, l’impresa mafiosa opera perfettamente come un’impresa legale, con le stesse regole, gli stessi professionisti, con la medesima padronanza della contabilità, delle linee di business e delle asimmetrie fiscali. Ecco perché i veri protagonisti della nuova criminalità non sono più killer ed estorsori bensì hacker, consulenti finanziari, faccendieri e broker. Il saggio spiega nei dettagli le tecniche adottate dalle mafie, con un tecnicismo che magari può risultare a volte eccessivo ma invece si rivela efficace per capire l’evoluzione da “menti raffinatissime” che più di trent’anni fa aveva intuito Giovanni Falcone.

in la Repubblica 17 febbraio 2024

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Il libro e gli autori

The dark-web side of mafias di Antonio Nicaso, Walter Rauti, Greta Nasi e Luca Fantacci. Prefazione di Nicola Grateri – Zolfo Editore, pagg. 160, euro 16

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