Il Patto educativo globale

ARDUINO SALATIN

Negli ultimi tempi, soprattutto a seguito della pandemia, si è intensificato in campo educativo il ricorso alle dimensioni globali dell’esperienza contemporanea. L’utilizzo di tale aggettivo tuttavia evoca riferimenti sia negativi, come quello associato per lo più al termine globalizzazione, sia positivi come quello veicolato da molti recenti messaggi di Papa Francesco o dalle iniziative dell’Unesco in campo educativo.

Il 12 settembre 2019, papa Francesco lanciava un breve messaggio in cui annunciava la promozione di un evento mondiale sul tema “Global Compact on Education – Ricostruire il patto educativo globale”. Lo scopo principale dell’iniziativa, inizialmente prevista per il 14 maggio 2020 e poi rinviata a causa della pandemia, era quello di “ravvivare l’impegno per e con le giovani generazioni, rinnovando la passione per un’educazione più aperta ed inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua comprensione” unendo gli sforzi “in un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna”.

L’appello proponeva inoltre un dialogo e un impegno delle grandi religioni monoteiste contro la cultura dello scarto, per edificare una casa comune, formando al servizio, alla solidarietà e alla fratellanza. Esso si muoveva tra due poli: la condanna di quanto di inumano c’è in questo mondo e l’evocazione di una logica nuova che trova il suo centro nell’aver cura di sé stessi, degli altri e del creato. Il Papa avvertiva in particolare che l’educazione è destinata a scontrarsi con la rapidación, una dinamica che “imprigiona l’esistenza nel vortice della velocità tecnologica e digitale, cambiando continuamente i punti di riferimento”. In questo contesto, l’identità stessa perde consistenza e la struttura psicologica si disintegra di fronte a un mutamento incessante che “contrasta con la naturale lentezza dell’evoluzione biologica”.

Il Patto educativo globale è ispirato alla logica dell’enciclica Laudato si’, in quanto “patto tra Dio e gli uomini, tra le generazioni …, tra i popoli e le culture, … nella scuola, tra docenti e discenti e anche i genitori, … tra l’uomo, gli animali, le piante e persino le realtà inanimate che fanno bella e variopinta la nostra casa comune”.

Fin dalla pubblicazione dell’enciclica, papa Francesco puntava innanzi tutto a contribuire a cambiare la realtà, in vista di uno sviluppo sostenibile e integrale, capace di coniugare la cura della casa comune con la tutela della dignità degli esclusi e la lotta alla povertà. Se qualcosa ha insegnato questa enciclica, è certamente a leggere la realtà prestando attenzione alle connessioni tra le molte dimensioni (ecologica, economica, politica, sociale, culturale, etica, spirituale, …) di tutti i fenomeni.

Il 15 ottobre 2020 Papa Francesco è tornato ad affrontare il tema dell’educazione e del Patto educativo globale, attraverso un videomessaggio in cui ha ribadito l’impegno di ciascuno a cambiare mentalità, per edificare una “società dell’armonia”, dato che “educare è la strada per ogni cambiamento”, la possibilità di dare speranza, soprattutto come “antidoto all’individualismo”. Egli ha sottolineato che “serve il coraggio di generare processi che assumano consapevolmente la frammentazione esistente e le contrapposizioni che di fatto portiamo con noi; il coraggio di ricreare il tessuto di relazioni in favore di un’umanità capace di parlare la lingua della fraternità”.

Nel videomessaggio il Papa ha evocato anche la “catastrofe educativa” indotta dalla pandemia in cui decine di milioni di bambini “potrebbero essere costretti a la- sciare la scuola a causa della crisi economica generata dal coronavirus, aumentando un divario educativo già allarmante”, reso manifesto anche dalla “marcata disparità delle opportunità” di accesso alle piattaforme informatiche.

Per questo Papa Francesco ha chiesto a tutti gli educatori di impegnarsi in otto punti: mettere al centro di ogni processo educativo e formale la persona; ascoltare la voce dei bambini; favorire la piena partecipazione delle bambine e delle ragazze all’istruzione, vedere nella famiglia il primo e indispensabile soggetto educatore; educare ed educarsi nell’accoglienza, aprendosi ai più vulnerabili ed emarginati; impegnarsi a studiare per trovare altri modi di intendere l’economia, la politica, la crescita e il progresso; custodire e coltivare la casa comune.

Per portare avanti tale impegno è stato costituito un Comitato internazionale1 ed è stato predisposto il sussidio “Patto Educativo Globale: Instrumentum Laboris”, edito da San Paolo in molte lingue, a cura della Congregazione vaticana per l’Educazione cattolica. Il programma di lavoro prevede un itinerario di 7 anni. Il Patto ha trovato e trova molti riscontri con gli orientamenti e con l’impegno di altri organismi internazionali, in primis l’Unesco, in particolare sul tema dell’educazione «per lo sviluppo sostenibile», l’«Agenda 2030» e la formazione alla «cittadinanza globale» (2015).Cittadinanza globale significa infatti senso di appartenenza ad una comunità più ampia e ad un’umanità condivisa, significa interdipendenza politica, economica, sociale e culturale e un intreccio fra il locale, il nazionale e il globale.

Sul piano pedagogico, la principale convergenza riscontrabile riguarda l’approccio di una “pedagogia trasformativa” orientata all’azione che intende promuovere capacità e motivazioni per diventare cittadini attivi, capaci di pensiero critico e in grado di partecipare alla creazione di un futuro sostenibile. Tale pedagogia chiama in causa fortemente gli adulti e gli educatori. Già nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium (2013), papa Francesco aveva lanciato un invito all’impegno educativo per il mondo degli adulti: i giovani infatti, osservava il Papa, “spesso non trovano risposte alle loro inquietudini, necessità, problematiche e ferite”.

Nel complesso, si può dire che l’insegnamento di papa Francesco costituisce anzitutto una preziosa miniera educativa in cui emergono snodi fondamentali verso i quali è doveroso concentrare l’attenzione di tutti gli educatori e docenti, dal momento che tali snodi riguardano un approccio di “ecologia integrale” a forte impatto pedagogico, che chiama in causa questioni come: responsabilità, bene comune, economia solidale, rapporto tra tecnologa e potere, ripensamento antropologico.
Il monito di Papa Francesco al riguardo è deciso, andando a rappresentare quella che lui stesso definisce una vera e propria sfida: “Manca la coscienza di un’origine comune di una mutua appartenenza e di un futuro condiviso da tutti”. In secondo luogo, attraverso il Patto educativo, il Papa intende promuovere un vero e proprio movimento mondiale che ha trovato rinforzo anche nel “Manifesto di Assisi” per una nuova economia a misura d’uomo (2020).

Sul piano operativo si possono trarre numerose indicazioni trasferibili anche al contesto del sistema scolastico e formativo italiano. Tra queste indicazioni, sono individuabili almeno tre piste di possibile lavoro:

1) lavorare con gli alunni per maturare una presa di coscienza progressiva su quanto sia decisivo nella vita prendersi cura del- la nostra “casa comune”. Problematica che sta particolarmente a cuore al mondo giovanile, come hanno evidenziato iniziative del tipo Fridays for Future che hanno visto la mobilitazione e la partecipazione di moltissimi giovani;

2)  potenziare la collaborazione inter e transdisciplinare tra i docenti. Al riguardo, potrebbe essere davvero arricchente che i consigli di classe riflettano congiuntamente e approfondiscano come “comunità educante” queste tematiche, impegnandosi in una progettazione pensata e vissuta, in una dimensione sinergica e trasversale;

3)  promuovere la formazione delle “competenze trasversali” lungo tutto il percorso curriculare. Ciò potrebbe anche diventare un’occasione per rafforzare il patto di corresponsabilità scuola-famiglia e l’apertura della scuola verso il territorio, il mondo associativo e il volontariato. Per far questo, bisognerebbe riscoprire l’invito a riconoscersi in un nuovo modello antropologico che ha forti implicazioni per quanto concerne l’etica personale e collettiva. Come infatti ha detto papa Francesco, “non ci sarà una nuova relazione con la natura senza un essere umano nuovo. Non c’è ecologia senza un’adegua- ta antropologia”.

In tale prospettiva, è necessario anzitutto fare appello al bene che c’è in tutti gli esseri umani: vi è sempre infatti una possibilità di “orientamento al bene” che ha grande valore in ottica educativa poiché rende sempre potenzialmente attuabile quella “crescita buona” che è lo scopo primario di ogni autentica relazione educativa.

Infine occorre coltivare “solide virtù”. A tal proposito, le parole di Papa Francesco sono molto chiare: “Tuttavia, questa edu- cazione chiamata a creare una ‘cittadinanza ecologica’ a volte si limita a informare e non riesceafarmaturaredelleabitudini.(…)So- lamente partendo dal coltivare solide virtù è possibile la donazione di sé in un impe- gno ecologico. È molto nobile assumere il compito di avere cura del creato con piccole azioni quotidiane, ed è meraviglioso che l’e- ducazione sia capace di motivarle fino a dar forma ad uno stile di vita”.

In Scuola e Formazione, n.9/12, settembre-dicembre 2021

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