«Il volontariato è un inno alla fratellanza»

ANDREA GALLI

Compie 50 anni la Focsiv, la federazione italiana di organismi cristiani di cooperazione e volontariato internazionale, di cui fanno parte oggi 86 realtà attive in 80 Paesi del mondo. Sabato a Roma si è svolto il workshop dal titolo “Essere umani, esseri umani. Alla ricerca di un equilibrio, sopra la follia”, con la consegna del 29° Premio del volontariato internazionale. Domenica è stata la volta dell’Assemblea generale dei soci, con la Messa celebrata dall’arcivescovo emerito di Trento e rappresentante della Cei presso Focsiv, Luigi Bressan. Ieri infine l’udienza dei membri della Focsiv con il Papa.

Francesco, come di consueto, ha consegnato ai presenti il testo del discorso che era stato preparato e ha preferito parlare a braccio. «Il volontariato – ha esordito – è una delle tre cose che ho trovato in Italia come una caratteristica vostra, non l’ho trovato così altrove, le altre cose sono gli oratori parrocchiali, al nord soprattutto, e poi le associazioni di aiuto economico, bancario, perché la gente prenda lì il mutuo e vada avanti, un aiuto di tipo economico. Tre cose tipicamente italiane».

Il Pontefice argentino si è soffermato ovviamente sulla prima di queste tre tipicità, il volontariato: «È una delle cose più belle. Perché ognuno con la propria libertà sceglie di fare questo cammino che è un cammino di uscita verso l’altro, uscita con la mano tesa, un cammino di uscita per preoccuparsi degli altri. Si deve fare un’azione. Io posso rimanere a casa seduto, tranquillo, guardando la tv o facendo altre cose… No, io mi prendo questa fatica di uscire. Il volontariato è la fatica di uscire per aiutare altri, è così. Non c’è un volontariato da scrivania e non c’è un volontariato da televisione, no. Il volontariato è sempre in uscita, il cuore aperto, la mano tesa, le gambe pronte per andare. Uscire per incontrare e uscire per dare».

Bergoglio è poi tornato su un suo grande tema: «Noi stiamo vivendo una civiltà dello scontro. Le guerre sono un grande scontro e oggi nessuno dubita che stiamo vivendo la terza guerra mondiale: in un secolo, uno scontro dietro l’altro, uno dietro l’altro… E non impariamo mai, a livello mondiale, ma anche a livello personale. Quante volte si prendono decisioni in base allo scontro: “Tu chi sei?” – “No, io non so chi sono, ma sono contro questo e contro questo”. La propria identità è essere-contro, scontrarsi. Invece la strada che voi proponete, che voi vivete, e che è una vera proposta cristiana è l’incontro per risolvere, per risanare lo scontro ».

Quindi la riflessione finale del Papa: «I problemi non vanno risolti come fa lo struzzo mettendo la testa sotto terra, i problemi si risolvono camminando, andando, litigando… Sì, litigando, fa bene! A volte fa bene una bella litigata… E capirsi bene ma come fratelli, litigando come fratelli, i buoni fratelli sanno litigare bene. Io ricordo una volta – una cosa famigliare – noi siamo in cinque e mio fratello, il secondo, si è arrabbiato con la terza, entrambi già sposati, grandi e si sono detti (cose) di tutti i colori! Io lì che li ascoltavo, pensavo: “Dio mio, questi non se le mandano a dire!”. “Tu hai fatto… tu sei una cretina… tu sei questo, quell’altro…”. Di tutto. Poi si sono fermati. E mio fratello ha detto: “Io me ne vado perché ho da fare… Ciao bella!”. Un bacio ed è finita. I fratelli sanno discutere ma senza arrivare a distruggere l’essenziale che è il legame fraterno. Noi dobbiamo fare questo, cercare la verità, ci sono punti di vista diversi, si discute, bene, ma quello non si tocca, quello rimane sempre, la fratellanza. E il volontariato è un inno alla fratellanza, è un inno ad andare avanti così. Per questo, continuate ad andare avanti così, ad aiutare in questo senso, aiutare dando una mano alla gente».

in “Avvenire” del 15 novembre 2022

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