ANDREA GALLI
Compie 50 anni la Focsiv, la federazione italiana di organismi cristiani di cooperazione e volontariato internazionale, di cui fanno parte oggi 86 realtà attive in 80 Paesi del mondo. Sabato a Roma si è svolto il workshop dal titolo “Essere umani, esseri umani. Alla ricerca di un equilibrio, sopra la follia”, con la consegna del 29° Premio del volontariato internazionale. Domenica è stata la volta dell’Assemblea generale dei soci, con la Messa celebrata dall’arcivescovo emerito di Trento e rappresentante della Cei presso Focsiv, Luigi Bressan. Ieri infine l’udienza dei membri della Focsiv con il Papa.
![](https://francescomacri.wordpress.com/wp-content/uploads/2022/11/download-15.jpg?w=289)
Francesco, come di consueto, ha consegnato ai presenti il testo del discorso che era stato preparato e ha preferito parlare a braccio. «Il volontariato – ha esordito – è una delle tre cose che ho trovato in Italia come una caratteristica vostra, non l’ho trovato così altrove, le altre cose sono gli oratori parrocchiali, al nord soprattutto, e poi le associazioni di aiuto economico, bancario, perché la gente prenda lì il mutuo e vada avanti, un aiuto di tipo economico. Tre cose tipicamente italiane».
Il Pontefice argentino si è soffermato ovviamente sulla prima di queste tre tipicità, il volontariato: «È una delle cose più belle. Perché ognuno con la propria libertà sceglie di fare questo cammino che è un cammino di uscita verso l’altro, uscita con la mano tesa, un cammino di uscita per preoccuparsi degli altri. Si deve fare un’azione. Io posso rimanere a casa seduto, tranquillo, guardando la tv o facendo altre cose… No, io mi prendo questa fatica di uscire. Il volontariato è la fatica di uscire per aiutare altri, è così. Non c’è un volontariato da scrivania e non c’è un volontariato da televisione, no. Il volontariato è sempre in uscita, il cuore aperto, la mano tesa, le gambe pronte per andare. Uscire per incontrare e uscire per dare».
Bergoglio è poi tornato su un suo grande tema: «Noi stiamo vivendo una civiltà dello scontro. Le guerre sono un grande scontro e oggi nessuno dubita che stiamo vivendo la terza guerra mondiale: in un secolo, uno scontro dietro l’altro, uno dietro l’altro… E non impariamo mai, a livello mondiale, ma anche a livello personale. Quante volte si prendono decisioni in base allo scontro: “Tu chi sei?” – “No, io non so chi sono, ma sono contro questo e contro questo”. La propria identità è essere-contro, scontrarsi. Invece la strada che voi proponete, che voi vivete, e che è una vera proposta cristiana è l’incontro per risolvere, per risanare lo scontro ».
Quindi la riflessione finale del Papa: «I problemi non vanno risolti come fa lo struzzo mettendo la testa sotto terra, i problemi si risolvono camminando, andando, litigando… Sì, litigando, fa bene! A volte fa bene una bella litigata… E capirsi bene ma come fratelli, litigando come fratelli, i buoni fratelli sanno litigare bene. Io ricordo una volta – una cosa famigliare – noi siamo in cinque e mio fratello, il secondo, si è arrabbiato con la terza, entrambi già sposati, grandi e si sono detti (cose) di tutti i colori! Io lì che li ascoltavo, pensavo: “Dio mio, questi non se le mandano a dire!”. “Tu hai fatto… tu sei una cretina… tu sei questo, quell’altro…”. Di tutto. Poi si sono fermati. E mio fratello ha detto: “Io me ne vado perché ho da fare… Ciao bella!”. Un bacio ed è finita. I fratelli sanno discutere ma senza arrivare a distruggere l’essenziale che è il legame fraterno. Noi dobbiamo fare questo, cercare la verità, ci sono punti di vista diversi, si discute, bene, ma quello non si tocca, quello rimane sempre, la fratellanza. E il volontariato è un inno alla fratellanza, è un inno ad andare avanti così. Per questo, continuate ad andare avanti così, ad aiutare in questo senso, aiutare dando una mano alla gente».
in “Avvenire” del 15 novembre 2022