Dalla competitività alla solidarietà. Il nuovo paradigma del futuro

Simone Paliaga

Competere per vivere. L’hanno raccontata così bene che ormai tutto il mondo ci crede. La legge della giungla sarebbe la legge della vita. Non resta che corazzarsi, affilare le spade e gettarsi nella mischia. Dall’egoismo non può che provenire prosperità. Dal tutti contro tutti non ci si muove. Sopra questa convinzione si è edificata una presunta scienza: l’economia politica (quella oggi dominante, almeno), di cui l’assiomatica dell’interesse è il cuore: ognuno agirebbe in vista del proprio utile. Altroché l’ossessione del momento, le fake news. Si è costruito negli anni un racconto così convincente, cesellato nei minimi particolari e capace di spiegare tutto, da sembrare evidente. Lapalissiano addirittura. E così il verbo economico è diventato una verità rivelata.

Eppure ormai la scienza, quel paradigma centrato sulla competizione, l’individualismo metodologico e l’utilitarismo, l’ha messo ampiamente in discussione. «Niente è solitario, tutto è solidale. L’uomo è solidale col pianeta, il pianeta è solidale col sole, il sole è solidale con la stella, la stella è solidale con la nebulosa, la nebulosa, gruppo stellare, è solidale con l’infinito», scriveva Victor Hugo nelle sue Prose filosofiche. Si tratta solo del sogno di un genio della letteratura? Secondo Pablo Servigne e Gauthier Chapelle, agronomi e biologi francesi, si tratta invece dell’altra legge della giungla. La legge che governa la vita come si scopre osservando virus e batteri, piante e animali. E soprattutto le più complesse società umane. Nel bellissimo e suggestivo Entraide (Les Liens qui Libèrent Editions) i due scienziati d’Oltralpe passano in rassegna le forme di collaborazione tra viventi convinti che la mutualità ne sia la chiave. Nessuna ricerca inedita, ma un’ottima opportunità per mettere in discussione luoghi comuni. Sembra un’ovvietà però la gratuita disponibilità a collaborare è spesso dimenticata. Anche nelle scienze del vivente.

Per secoli si è pensato che la competizione, la lotta per la vita ne fossero invece la linfa. Invece, secondo Servigne e Chapelle, solo dagli anni Settanta la scienza accoglie l’ipotesi che l’aiuto reciproco tra due o più specie anche lontane nell’albero genealogico della vita sia importante per la vita. Sulle barriere coralline, i pesci pagliaccio coltivano stretti rapporti con le anemoni di mare. Queste li proteggono dai predatori attraverso il loro veleno, in cambio del cibo che i pesci, immuni al veleno, portano a loro. Nelle gelide acque dell’Oceano Antartico, un’altra specie di anemone di mare trascorre la vita sul dorso di una lumaca facendosi portare in giro per il mare. Grazie alla protezione fornita dall’anemone, la chiocciola si è persino concessa il lusso di risparmiare energia realizzando un guscio particolarmente delicato e sottile. In queste scene di vita si può scoprire come rapporti di cura molto stretti possano fondersi, persino trasformando gli organismi coinvolti.

Ecco l’altra legge della giungla: avere il coraggio di lasciarsi trasformare dal contatto con l’altro per rimanere vivi, insieme. Di storie e comportamenti simili nel vivente se ne trovano a più non posso. Possiamo dunque considerare la ragione del più forte la migliore chiave di lettura per comprendere il vivente? Anche grazie alla divulgazione di Pablo Servigne e Gauthier Chapelle altre certezze fanno capolino. I due giovani ricercatori francesi insieme all’ultimo Edward O. Wilson, a Michael Tomasello, a Adolf Portmann, e a Jean-Marie Pelt, a Jacques Lecomte smontano il paradigma economicista e utilitarista non con fini argomentazioni ma recando davanti allo sguardo le dinamiche della vita. Ormai le scienze della vita ricordano che i rapporti tra le specie e tra membri della stessa specie non sono riducibili a predazione e competizione. Anzi queste, da sole, non portano lontano. Servigne e Chapelle avvalendosi dello stato della ricerca attuale in (socio)biologia, neuroscienze, antropologia, economia comportamentale, psicologia, mostrano quanto l’aiuto reciproco, la cooperazione, la simbiosi siano principi fondamentali del vivente e giochino un ruolo chiave nell’evoluzione delle specie.

Basterà la scienza a controbilanciare il prevalere del modello utilitaristico imposto da una certa economia politica? E soprattutto potrà aiutare un’umanità precipitata nelle fredde acque del calcolo egoistico a sollevare lo sguardo per indurla ad agire diversamente? Quando le nuove ricerche diventeranno immaginario condiviso, come oggi è quello economico si parlerà di solidarietà, reciprocità o empatia senza passare per ingenui o naïf.

in “Avvenire” del 16 giugno 2018