“Dare un’anima alla politica”

MATTEO ZUPPI

Riportiamo la prefazione del Presidente della Cei al volume di Bruno Bignami, Dare un’anima alla politica

Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro è il titolo della 50ª Settimana Sociale di Trieste (3-7 luglio 2024). Mai come in questa stagione storica la Chiesa ritiene di offrire un contributo nella crisi di democrazia che respiriamo a livello nazionale, europeo e mondiale. Chi osserva il tessuto vitale del nostro Paese si rende conto che accanto a una vera crisi di partecipazione democratica vi è anche una sete di politica, che mette in circuito sogni, visioni e progetti.

Purtroppo, assistiamo quotidianamente anche a un’opera teatrale all’italiana, che conosce un copione variamente interpretato: leader che alzano l’asticella delle promesse, elettori non pervenuti per più di metà degli aventi diritto, politica frammischiata con il marketing pubblicitario, tifosi e disaffezionati, innamorati e delusi… Lo sguardo della Chiesa è preoccupato. Senza un’alta visione della politica, questa diventa meschina, nutre piccoli interessi e quindi si tradisce. Senza una politica alta i più fragili e poveri lo diventano ancora di più. La preoccupazione, tuttavia, non vuole mai confluire nella rassegnazione.

Viviamo ogni giorno la certezza che «chi ama e ha smesso di intendere la politica come una mera ricerca di potere, ha la sicurezza che non va perduta nessuna delle sue opere svolte con amore, non va perduta nessuna delle sue sincere preoccupazioni per gli altri, non va perduto nessun atto d’amore per Dio, non va perduta nessuna generosa fatica, non va perduta nessuna dolorosa pazienza. Tutto ciò circola attraverso il mondo come una forza di vita» (Fratelli tutti, 195).

Questo libro tocca un tema tanto delicato quanto urgente: il legame tra la spiritualità e la politica. Dalla Chiesa degli Atti degli Apostoli ai nostri giorni, la domanda sul valore del potere e sulla libertà dalle sue derive totalizzanti ha attraversato la storia del cristianesimo. Ha conosciuto equilibri, oscillazioni e trasformazioni. Gli sconfinamenti non hanno fatto bene né alla politica né alla fede cristiana. Da una parte la religione ha rischiato di diventare essa stessa esercizio del potere e dall’altra la politica è stata tentata di strumentalizzare la religione per il consenso e l’autoaffermazione. In mezzo ci sono molte sfumature, che la storia ci racconta.

Rimane il valore della libertà, che in fondo non è altro che un modo per offrire un respiro spirituale alla politica. Quando Gesù, durante le tentazioni, viene condotto in alto sul monte e il diavolo gli mostra tutti i regni della terra, promettendo potere e gloria in cambio di una adorazione supina, escogita una risposta di valore: «Il Signore, tuo Dio, adorerai: a lui solo renderai culto» (Lc 4,8). La tentazione del potere è onnivora: se diviene totalizzante, promette ciò che non è in grado di mantenere e sequestra la persona umana. Il pregio di queste pagine è di indicare che tale sequestro non può avvenire se si mantengono accese due luci di posizione nella guida politica: la fraternità e la croce.

La politica è esperienza di fraternità, la presuppone e la costruisce. Nella prima parte del testo è ben presente la forza propulsiva che arriva dal motore del magistero sociale di papa Francesco. La fraternità è un orizzonte, un respiro, un modo di essere, una strategia e una meta. Mi piace pensare che un rinnovamento della politica debba passare attraverso esperienze di fraternità, dove si impari la stima reciproca e dove le differenze possono trovare una sintesi nell’ottica di uno sguardo più alto, con un’attenzione alle persone, ai loro doni e ai loro bisogni.

L’amore politico è possibile. Dovremmo dire che non c’è politica senza amore e l’amore vero è sempre politico, nel senso che si occupa del prossimo senza altro interesse che il suo bene. La seconda parte racconta la spiritualità all’interno delle biografie, delle scelte di vita e degli scritti di alcuni cattolici impegnati in politica. Emerge la spiritualità della croce, non delle crociate. I simboli religiosi non devono essere esibiti, ma vissuti. I misteri cristiani dell’incarnazione, della passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo illuminano le scelte e motivano all’azione.

Le testimonianze concrete a volte sanno far luce più di mille trattati! Mi piace segnalare due figure a me care: il politico-monaco Giuseppe Dossetti, che ha servito il Paese e la Chiesa di Bologna con una dedizione assoluta, e David Sassoli, amico dagli anni del liceo romano Virgilio che ha saputo fare scelte coraggiose da Presidente del Parlamento europeo. Per me sono stati proprio come i santi «della porta accanto» o «la classe media della santità» (Gaudete et exsultate, 7), di cui parla papa Francesco.

La lettura di queste pagine può realizzare un auspicio: che il mondo politico si lasci interpellare dalla sete di spiritualità e che il mondo cattolico sia incoraggiato a vivere la politica come ministero al servizio del Regno di Dio. Sappiamo che né i professionisti del sacro né i professionisti della politica possiamo annoverarli tra i benefattori dell’umanità. Ma sappiamo anche che è possibile per tutti occuparsi del bene comune, difenderlo, custodirlo, farlo crescere, sacrificarsi per esso perché solo così possiamo stare bene tutti.

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